Da qualche parte, nascosto,
un piano suonò Chopin:
due cervi corsero come lampi
tra gli alberi fitti e le foglie,
disparvero.
La musica ci guidò
lungo il terreno dei tiri,
sul piccolo ponte oltre il fiume,
tra gli alberi
e le foglie ammucchiate.
Il cielo fresco oltre i rami,
la terra oltre le foglie
ferveva di more e lombrichi,
piena di giorni invernali
non vissuti.
Dove finiva la terra,
il fiume si scioglieva
con ricordi di neve.
La musica ci guidava, triste,
felice di essere triste,
tra gli alberi folti e le foglie,
nel regno di quell’estate
ancora piena
di ciliegi rampicanti,
di margherite a girasole,
ritte a misurare,
lungo le staccionate,
quel regno di luce
fino all’orizzonte.
Senza mai fermarsi,
quel piano suonò Chopin,
soffrendo
di solitudine aperta,
sperando di voci
e di passi…
L’estate si univa
alle brughiere
senza pudore di nebbie:
azzurro e verde,
fiori smaniosi d’aria
lungo le staccionate;
la terra che cercavamo
ardente di vita.
Da qualche parte, nascosto,
quel piano cantava
segreti di stagioni,
con acqua, nuvole e luce…
Suonò tutto quel pomeriggio.
A volte ancora lo sentiamo
sciogliere temi di sole
nel cuore, sempre vivo,
mai stanco;
piú forte di rami e di foglie
che infittiscono attorno
col tempo,
e fanno piú lungo l’inverno,
i nostri giorni piú brevi,
e la vita…
Fulvio Di Lieto