Fino ad oggi il cielo era pieno di rondini. Era tutto uno stridulo garrire, un frullare, un planare che riempiva lo spazio in alto per poi tuffarsi in basso, ben oltre il mio terzo piano fino al secondo, al primo…
Erano giunte il 19 aprile, quasi un mese oltre il famoso detto che vorrebbe il loro arrivo il 21 marzo, e che recita: “San Benedetto, la rondine sotto il tetto”.
In questo quartiere centrale di Roma, con tante case antiche, ci sono ancora molti tetti con le tegole: i tondi e capaci coppi che offrono un buon riparo ai nidi. Ogni anno, all’arrivo, ogni rondine trova, o forse ritrova, il proprio posto, e poi si vedono i preparativi per rendere adatto l’abitacolo, pulirlo, renderlo comodo per la cova.
Nei giorni seguenti c’è l’affannarsi del maschio che cura la propria femmina assistendola e nutrendola, a volte sostituendola se ha bisogno di fare qualche volo liberatorio.
La mattina al risveglio per me, ogni anno in primavera e nella prima estate, è un momento magico seguire quei voli. Sappiamo che è il modo delle rondini di nutrirsi, ma non è solo quello, è molto di piú. È la libertà di innalzarsi verso il sole e poi lasciarsi trasportare dal vento con leggerezza ma anche con energia. E chi guarda, se fa l’esercizio della percezione pura, viene trasportato in volo e sente le proprie membra farsi leggere leggere.
Ricordo che una volta in teatro avevo assistito a un balletto seduta vicino a un’esperta e nota critica di danza, con la quale avevo scambiato dei commenti sulle eccellenti prestazioni dei danzatori. Era una donna dal fisico piuttosto robusto. Al termine dello spettacolo, rivolta a me, disse: «Come si sente ora? Non le sembra di aver fatto anche lei quelle piroette, quei salti, quei passi sulle punte, quelle graziose movenze? Non sente il suo corpo leggero? Per me è cosí ogni volta che assisto a una rappresentazione: quando mi alzo peso la metà, e mi dura per un po’. Poi purtroppo torno al mio peso normale…».
Ugualmente è con il volo di questi meraviglioso uccelli. Beh, proprio meravigliosi lo sono solo quando sono in volo. In realtà ho parlato di rondini, ma a Roma, sin dagli anni Quaranta, il tragico periodo della guerra e anche di tanta fame, in cui sparirono dal cielo tutti i volatili edibili, – i piccioni, le tortore, i passeri e anche purtroppo le rondinelle – di vere rondini dal candido petto non se ne sono mai piú viste: arrivano nelle vicinanze ma si fermano ai margini della città!
In compenso ci sono sempre i rondoni, che non furono catturati perché la fame può fare di tutto, ma senza superare una naturale ripugnanza. Infatti sparirono molti gatti, cucinati come lepri, ma non i cani.
E dunque sono i rondoni a riempire ogni anno il nostro cielo. Piú tozzi delle rondini ma molto piú forti, velocissimi in volo possono arrivare, dicono, fino a 200 chilometri l’ora, e riescono a salire, durante la migrazione, fino a 3.000 metri di altezza! Un prodigio della natura.
Ma non certo bello da vedere da vicino.
Sulla terrazza dello studio di Massimo Scaligero, a Via Cadolini, accadeva talvolta che qualche rondone scendesse cosí tanto da fermare il suo volo su uno dei grandi vasi o in terra. Lo trovavamo lí, fermo, incapace di rialzarsi. Io ero un po’ impressionata: piú che una rondine piumata, quel fagotto sembrava un peloso topo alato, o un pipistrello senza le orecchie appuntite. Massimo allora con grande delicatezza lo prendeva in mano, lo portava in alto, oltre la balaustra, cosí che il rondone riacquistasse il suo slancio e volasse di nuovo libero! In una di quelle occasioni Massimo mi parlò del guardare il volo degli uccelli, rondoni, nibbi o gabbiani, che al Gianicolo nella bella stagione erano fitti nel cielo.
Quando andavamo al Guadagnolo, la domenica, lui si allontanava molto, camminava per piú di un’ora dal luogo dove avevamo lasciato la macchina, per raggiungere una zona in cui l’aquila reale aveva il suo habitat. Osservare il prodigioso volo di quel potente uccello era per Massimo molto corroborante.
Come dicevo, fino ad oggi il cielo era pieno di rondini, anzi ho specificato, di rondoni. Avevo osservato i primi incerti voli dei rondinini usciti dal nido, piccoli ma già con una bella apertura alare. Poi il loro volo si era fatto piú forte ed erano cresciuti tanto che non riuscivo piú a riconoscerli fra gli adulti della specie. Abbastanza forti da lasciare finalmente questa città, divenuta in questo torrido luglio troppo calda. In genere la partenza avviene ai primi di agosto, quando anche le rondini se ne vanno in vacanza, in montagna, o verso il Nord, dove la temperatura non è mai eccessiva. Ma il grande caldo di quest’anno ha fatto anticipare la migrazione al 22 luglio.
Dice Rudolf Steiner in una sua conferenza: «Seguendo il passaggio degli uccelli ed osservando come essi migrino al principiare dell’autunno, dal Nord-Est verso Sud-Ovest, e come in primavera ritornino a migrare dal Sud-Ovest al Nord-Est verso la patria, facilmente ci domandiamo: chi mai dirige con tanta sapienza quelle migrazioni d’uccelli?» (conferenza del 25 dicembre 1907, O.O. N° 98).
Guardando il cielo divenuto muto, senza piú lo stridulo e libero canto delle rondini, inizio sin da ora ad attendere il loro ritorno. Si consumerà questa estate canicolare, arriverà l’autunno, poi l’inverno, e di nuovo, in primavera, il cielo si riempirà di voli. Il ciclo della vita.
Marina Sagramora