Nelle lontane terre della Lemuria, in uno spiazzo circolare attorno ad una grande palma, sopra un trono fatto di frutti e piante, una sacerdotessa intona suoni che gli astanti odono in estasi.
In un altro luogo, un’altra sacerdotessa intona suoni piú forti e cadenzati; i presenti, all’udirli, cominciano a muoversi seguendone il ritmo.
Con questi due accenni Rudolf Steiner ci descrive l’alba dell’umanità.
Forse non è neanche la “vera alba”, poiché due epoche radicali hanno preceduto quella Lemurica, nell’Incarnazione del pianeta Terra. Ma il nostro Maestro ci avverte che le condizioni degli uomini erano state talmente diverse da come siamo oggi noi, da rendere impossibile ogni descrizione; per cui sono le prime immagini che ci possono essere raccontate in modo a noi comprensibile.
Il rito della Sacerdotessa è il primordio del rito religioso.
Quel suono già carico di ritmo e cadenza è, invece, già musica, canto. L’effetto negli uomini era di fecondazione della volontà in accordo con la volontà divina, era piú che comprensione, come la intendiamo oggi: era partecipazione alla Creazione.
Ovviamente evolvendosi l’uomo perse la capacità, a favore di altre facoltà, di partecipare in modo cosí intimo a quei suoni esoterici. La sacerdotessa stessa cominciò ad esaurire il suono quale veicolo degli Dei.
Il rito del canto, però, rimase e si sviluppò attraverso le varie epoche, ma rappresentò sempre di piú la singola anima come artista, e sempre meno un veicolo divino; risvegliando emozioni e sentimenti inerenti all’anima di chi ascoltava e non forze sublimi ed obiettive. E cosí doveva essere.
Oggi come ieri, chi si esibisce musicalmente in pubblico risveglia sentimenti ed emozioni; quale residuo di quello che si sperimentava durante i riti della terza civiltà radicale.
Artisti come Mozart, Beethoven, Bach, rappresentarono l’ultima luce di un’arte musicale, che pur partendo da una posizione egoica, sapeva comunque evocare la profondità dell’anima di chi ascoltava.
Invece oggi, attraverso il “rito” musicale di un concerto o di uno spettacolo, si trasmettono forze e pensieri di segno completamente opposto a quello che avveniva in quel lontanissimo periodo.
In alcuni contesti, si può osservare come avvenga un vero e proprio rituale: dove una “sacerdotessa” sale su di un palco, accerchiata da una folla di persone dalla coscienza intontita da droghe ed alcol, per risvegliare in loro sesso e violenza, quale veicolo facile per il proprio arricchimento.
In questo modo, con una metodologia uguale, anche se opposta, a quella utilizzata dalle Gerarchie durante la terza civiltà radicale; orde di demoni stanno forgiando l’uomo del male futuro.
Non bisogna, ovviamente, fare d’ogni erba un sol fascio; c’è molta bella musica che dona sollievo all’anima. Mi riferisco ad alcune frange estreme della musica odierna.
Il vero danno, in verità, non è neanche nella musica in quanto tale, ma nel modo in cui si interagisce con essa.
Il brano musicale in se stesso non è in grado di farci schiavi del male al solo percepirlo. Ascoltare con equilibrio interiore anche brani di musica hard-rock, non comporta nessun danno, se non per le proprie orecchie.
Il danno nasce dal varco interiore che viene lasciato a questa musica. Quanto ci si fa trascinare, magari con l’ausilio di sostanze psicotrope, verso gli istinti bestiali che diffondono.
Ascoltando un brano, in apparenza inoffensivo, si viene trascinati in una zona di “sogno” senza alcuna attinenza con il mondo reale; oppure in un’ottusa sensualità per la seduzione vocale di chi canta, o anche in stati, se pur lievi, d’esaltazione d’onnipotenza egoica che ostacolano la nostra evoluzione.
L’esercizio della concentrazione, dalle primissime volte che viene fatto, è un enorme scudo a tutto il mondo del sentire e dell’istinto che la musica oggi persegue.
Dopo pochi mesi di esercizi ci rende subito conto di come si sia molto piú equilibrati ascoltando la musica. Anzi essa diventa uno dei primi metri di paragone per misurare i conseguimenti d’equilibrio interiore ottenuti.
Questo tranquillizza chi coltiva la via indicata da Rudolf Steiner e da Massimo Scaligero. E può anche, senza paura, dedicarsi alla musica di ogni genere che lo aggradi.
Sotto certi aspetti, è bene chiarirlo, anche l’artista che si esibisce è in buona fede. Si considera nel giusto proprio quando suscita sentimenti e sensazioni. Quindi non è un’accusa che muovo contro alcuno.
Le forze demoniache si muovono nell’occulto, senza che si possa spesso rendersene conto.
Quando un artista sale sul palco ed intona dei suoni ai quali rispondono migliaia di persone all’unisono, quasi in un’unica anima di gruppo, esaltati ed ottusi nella coscienza, lí un demone forgia i propri schiavi, proprio prendendo le mosse, con segno però opposto, dalle sacerdotesse della Lemuria.
Massimo Danza