Essere abituati ad uno scontro dualistico, sia detto a parziale nostra discolpa, fa un po’ parte della nostra storia.
Da sempre abbiamo “un nemico” da combattere.
È stato, quindi, abbastanza ovvio che l’umanità sia caduta nell’equivoco della lotta dualistica tra Bene e Male.
Rudolf Steiner ci spiega come il vero equivoco sia stato attribuire ad una parte di Male il ruolo di “Bene”.
Scontro ancora piú acceso oggi, poiché chi ha qualità arimaniche rivendica di essere dalla parte del bene, attribuendo all’altra parte, quella luciferica, qualità superstiziose. Incancrenendo uno scontro su un piano senza soluzione di continuità.
A parte tutte le conseguenze che un errore di pensiero ha generato; bisogna osservare come sia proprio il dualismo ideologico ad impedire il progresso spirituale umano.
Anche senza una visione strettamente spirituale, non si può fare a meno di vedere che qualunque contrapposizione dualistica abbia due ideologie che si scontrano. Ideologie a cui aggrapparsi per lottare con la controparte.
Questo elimina di fatto il proprio pensare a favore di un “pensare comune”, che tutto è tranne che pensare. È un’ideologia alla quale affidare le sentenze degli accadimenti senza soffermarsi a indagarle personalmente: cioè accettando di non crescere, di non maturare, accontentandosi del pensare della pubblica opinione. Sembra in un primo momento piú facile vivere in questo modo. Senz’altro ci si accomoda nel letto di un fiume già fatto, per liberare il volere dal fardello pesante di elaborare i propri pensieri.
Ma già ad una seconda analisi ci si rende conto come questo modo di fare sia una trappola infernale, costringendo le persone ad accettare idee e fatti in nome di un credo ideologico, sempre piú in mano a chi, scaltramente, cerca di sfruttarlo.
La cosa importante da notare è come, sotto questa luce, il Bene pare non esistere. Gli individui sono in lotta ognuno attribuendo all’altro la funzione di “Male”. Ma nessuno rappresenta il Bene. Anzi Steiner, come accennato, attribuisce a tutti e due gli Ostacolatori i campi di questa lotta. Quindi non si fronteggiano “Bene contro Male”, ma “Male contro Male”, ovvero Lucifero contro Arimane.
È, ci dice il Dottore, una bilancia, dove in ogni piatto c’è uno dei due. In questo quadro il Bene non trova spazio perché deve essere creato, dobbiamo farlo noi esseri umani.
L’Uomo è il fulcro di questa bilancia. E questa non è solo un’immagine retorica. Guardando la realtà è proprio cosí che si gioca il ruolo dell’individuo, costantemente sospeso, in equilibrio tra le due forze. È veramente il fulcro di una bilancia personale che può pendere da una parte piuttosto che dall’altra.
Rinunciando ogni volta a se stesso, per lasciarsi pervadere dalle forze degli Ostacolatori, in perfetta buona fede ognuno di noi rinuncia al proprio pensiero per accettare di essere governato da Lucifero oppure da Arimane.
Prendendo coscienza di se stessi, si comincia a costruire il Bene.
Basta porre attenzione ai propri pensieri, per accorgersi subito del potere immenso in nostro possesso: cioè possiamo decidere come comportarci.
L’idealità delle nostre azioni crea il vero Bene, non altro.
Chi, per esempio, è incline a fantasticare, preda delle fantasie luciferiche, può mettere a frutto questa inclinazione sfruttando la meticolosità pignola tipica di Arimane, per scrivere storie e saggi che possano essere d’aiuto interiore agli altri.
Chi è, viceversa, incline all’arida matematica e alla chimica, può riempirsi di idealità luciferiche, per studiare medicina e salvare vite umane.
Questi sono due esempi dati dallo stesso nostro Maestro.
In noi quindi è la facoltà dell’equilibrio delle due forze per il Bene.
Che è essere il fulcro di una bilancia, ma non un fulcro passivo, che subisce il peso del maggiore dei due piatti della bilancia.
È il fulcro che decide, che vuole, che elabora per conto proprio quello che è giusto e quello che è sbagliato.
Un fulcro ben radicato nell’ Io sono.
Un punto d’arrivo che non richiede chissà quale traguardo esoterico da raggiungere. Altro inganno di Lucifero per farci credere in una meta irraggiungibile.
Ognuno al proprio livello è un Io sono, essendo l’intima essenza del Christo.
Sarà sempre con noi fino alla fine dei tempi, quindi ad ogni grado della nostra evoluzione.
Quel richiamo a noi stessi, nella nostra anima, quell’atto di concentrazione al quale ci affidiamo prima di agire, quello è già il Christo che risponde secondo le nostre capacità.
Rapporto che comunque si consolida e si incrementa con il nostro evolverci, nel tempo.
Il richiamo divino non può essere della stessa intensità durante l’arco di tutta la nostra vita: piú procediamo nella nostra esistenza piú riusciamo a creare un rapporto profondo e segreto con il Divino.
Però non è un dato di fatto. La profondità del rapporto con il Logos è direttamente connesso con la nostra volontà di costruirlo, con la dedizione quotidiana e volenterosa. Che è Libertà. Un atto libero è un atto voluto malgrado le distrazioni della vita, altrimenti sarebbe un atto obbligato; ha bisogno di costanza, per liberarsi dell’inevitabile entusiasmo luciferico dei primi tempi.
Necessita di una forza travolgente, che ci deve accompagnare ogni giorno, che dobbiamo volere, e avere la forza di perseverare.
Come se dovessimo sostenere una spada: in grado di difendere, di assicurare serenità di vita, ma che richiede la forza di essere impugnata, di essere sostenuta ed usata.
Questa spada è la Forza dell’Arcangelo Michele. La forza per sostenerla ed usarla è Michele stesso. La forza richiesta per l’esercizio della Volontà, la sapienza per l’esercizio della Concentrazione e la fratellanza piú profonda per il Sentire degli esercizi morali, sono Michele e la sua spada. Li dobbiamo volere con costanza solerte ogni giorno della nostra vita. Altrimenti non sarebbe una scelta libera.
Massimo Danza