Un cavaliere dello Spirito - Rosacroce

In ricordo

Un cavaliere dello Spirito

Renzo Arcon

Renzo Arcon

 

Il 25 febbraio 2024 cade il secondo anniversario della scomparsa di Renzo Arcon. Vogliamo cogliere l’occasione di ricordare il nostro caro amico con un breve testo di suoi appunti e considerazioni sul famoso motto rosicruciano “Ex Deo nascimur, In Christo morimur, Per Spiritum Sanctum reviviscimus” che proponiamo all’attenzione dei lettori e che potrà forse fornire qualche utile spunto di studio e di meditazione.

 

Per chi non avesse conosciuto Renzo Arcon, riportiamo alcuni passi dal ricordo di un amico comune:

 

«A fronte di un aspetto esteriore dimesso, di un temperamento mite, in realtà bastava solo trascorrere alcuni minuti in sua compa­gnia per rendersi subito conto che avevi effettivamente dinanzi Qualcuno; se ci si riuniva attorno a lui veniva del tutto naturale fare riferimento a lui ed attribuirgli l’autorità dovuta.

 

Non aveva bisogno di imporsi, di atteggiarsi, di sfoggiare le sue conoscenze, perché già con la sua sola presenza testimoniava di Essere.

 

Ti accorgevi subito che non avevi davanti un erudito, che ripeteva correttamente quanto Steiner e Scaligero avevano scritto, ma un uomo che, pur dotato di una non comune conoscenza dell’opera dei Maestri, parlava solo sulla base di una personale e diretta esperienza di quei contenuti; laddove conoscere vuol dire realizzare.

 

Dice Steiner nell’Introduzione a Teosofia: «Ma poiché la realtà inferiore e quella spirituale non sono in ultimo che due aspetti della stessa ed unica essenza fondamentale, chi è ignorante nel campo delle conoscenze inferiori, rimarrà per lo piú tale anche nel campo di quelle superiori». Renzo era non solo un occultista ma un uomo dai piú svariati interessi; cultore del tiro con l’arco e dell’arte del combattimento con la spada medievale, esperto delle civiltà precolombiane, profondo conoscitore di storia medievale (non sono poche le pubblicazioni da lui curate specie in relazione alla storia di Trieste, città ove era nacque e visse), appassionato di fotografia ed altro ancora. Un giorno, casualmente, mi ritrovai a discutere con lui di musica medievale e del rapporto intercorrente fra musica e poesia, con particolare riguardo alle liriche trovadoriche e del Dolce Stil Novo; ebbi subito la conferma che aveva capito e ne sapeva certamente piú di molti cosiddetti esperti».

 

Rosacroce

 

Rosacroce

 

L’uomo è un essere spirituale. Prima della nascita l’uomo vive in un mondo interamente costituito da esseri spirituali con i quali si relaziona mediante intuizione, ossia nella completa identificazione con questi. Arriva però il momento nel quale, per ragioni di destino, l’uomo inizia a bramare l’esistenza fisica individuale. Questa è la prima basale forma della brama.

 

L’uomo nasce ma è ancora legato al Mondo Spirituale: nasce con la testa verso il basso, come le piante che hanno la testa profondamente collegata all’intero essere della Terra.

 

A poco a poco l’uomo si capovolge passando per lo stadio orizzontale proprio degli animali e in questo stadio sogna.

 

La croce della vita

 

Infine l’uomo penetra profondamente nel corpo fisico materiale identificandosi con esso, ergendosi in posizione verticale. Ed ora la brama di esistere nel mondo fisico si frammenta nella brama verso gli oggetti di esso, che costituiscono una contrapposizione al suo essere che gli rende possibile l’autocoscienza individuale.

 

L’uomo nasce dunque dallo Spirito, da Dio, nasce puro come una pianta che non sa nulla del suo essere materiale.

 

 

Ex Deo nascimur

 

L’uomo ora si trova a subire, inconsapevole, il suo destino, la brama del mondo gli porta dolore e piacere; con il dolore l’uomo si rende maggiormente consapevole di sé, con il piacere o la gioia scivola nel sogno.

 

La brama è volontà inversa. Essa è nata dal giusto anelito all’incarnazione fisica ma poi passa da questo agli oggetti del mondo perpetuando l’inganno.

 

L’uomo può subire questo inganno mediante il dolore che in innumerevoli esistenze finirà per correggerlo ma può anche scegliere di tentare di invertire la brama dandole un oggetto divino, affrontando la tentazione di scivolare verso l’illusione per riaffermare ciò che profondamente egli è: un essere spirituale. Possiamo convogliare la volontà verso quanto rende ragione del mondo: il nostro pensare, lo possiamo fare mediante concentrazione e meditazione. Allora l’uomo può pervenire ad una situazione di capovolgimento della sua natura terrena ma per arrivarci vede morire ogni valore sino a quel momento ritenuto da lui come unico e irrinunciabile. L’uomo muore per la coscienza ordinaria. Questo stato al quale perveniamo con la nostra autocoscienza, che scorre nel sangue, può essere simboleggiato da una rosa rossa.

 

 

In Christo morimur

 

Noi siamo la croce nera, questa ci appare nell’immaginazione come un simbolo vivente perché siamo noi stessi. In quella croce che siamo diventati non c’è che il vuoto silenzio nel quale non è possibile ulteriore movimento. Possiamo solo volere il nostro permanere in quella immagine.

 

Ma il Logos ha già percorso per noi tutto questo. Egli si è incarnato per mostrarci la via. Dopo l’avvenimento del Golgotha anche il Logos ha fatto un passo avanti nella Sua evoluzione: per donarcela. Mediante il Logos, affidandoci a Lui, noi ritroviamo la Vita, la Verità e la Luce: le sue ferite si mutano nelle rose rosse che nascono dalla croce e simultaneamente in noi stessi.

 

 

Per Spiritum Sanctum reviviscimus

 

Renzo Arcon

 

Il Christo disse: «Senza di me nulla potrete fare!». Ma non è un sentimento di fede: deve diventare un atto di volontà ulteriore, un passo verso il Logos che a quel punto noi sentiamo accanto a noi. Solo cosí si diventa un Rosacroce.

 

La Rosacroce non è piú un simbolo ma è il nostro vero essere. Sino a quel momento noi possiamo solo lottare, volere, superare l’inganno per morire e rinascere.

 

 

Renzo Arcon