Machiavelli può essere considerato colui il quale ha dato un veste teorica politica a una concezione dell’uomo senza ideali e senza interessi, tranne quelli dettatigli dal proprio egoismo. Acutamente egli ha intuito in fieri tutta la realtà dell’uomo moderno. Con il prorompere dell’“egoismo universale” questi non può che fare ricorso, nella vita di relazione, a uno Stato forte, a una monarchia assoluta in grado di tenere a freno lo scatenamento di tutte le brame individuali, in competizione fra di loro. Anche se ha sognato ideali come quello della Repubblica romana e ha auspicato la presenza, nella società, di una sana e vigorosa vita civile (come si aveva in quel tempo in Svizzera e in qualche zona della Germania), Machiavelli fa ricorso, nelle sue dissertazioni sulla cosa pubblica, alla sola razionalità. Egli la pone al servizio di qualsiasi compromesso, al fine di raggiungere un determinato scopo che è, in sostanza, solo pragmatico e solo politico, in quanto rivolto a risolvere i problemi delle necessità quotidiane.
Se con Giordano Bruno, Tommaso Campanella, Cartesio, Galileo, Copernico vediamo realizzarsi un primo moto di esperienza pensante oggettiva, la quale, rompendo con il passato, ha il coraggio di porsi di fronte al mondo esterno in maniera nuova con una volontà grandiosa di chiarezza e luminosità, purtroppo gran parte della cultura di quel tempo ha bisogno ancora di appigli che può trovare solo nella riesumazione del cadavere dell’antica metafisica.
È interessante notare che appena la dimensione astratta del pensiero diviene una condizione interiore pressoché normale, perviene quasi spontaneamente a determinate interpretazioni della questione sociale.
Questo livello razionale (espressione di un moto iniziale della coscienza ancora fondato sulla sola consapevolezza della propria entità egoico) è comune a tutta la cultura francese dagli Illuministi ai Fisiocrati, da Holbach aTurgot e Condorcet.
La fine delle antiche istituzioni era necessaria. La nascente personalità dell’uomo aveva bisogno di ordinamenti che rispecchiassero le sue mutate condizioni interiori e gli consentissero di proseguire la sua evoluzione. Ma gli ideali che la Rivoluzione francese ha indicato sono rimasti allo stato di enunciazione di esigenze, interpretate da una razionalità astratta ed esaltate da impulsi solo sentimentali. Per questa ragione, dopo il successo iniziale, non si poteva che pervenire a una rapida involuzione, che ha riportato i fantasmi del passato sulla scena della storia.
Agli ideali di Libertà, Uguaglianza, Fraternità è mancato un concreto contenuto spirituale che li indirizzasse a realizzarsi ciascuno sul proprio piano: la Libertà nella vita spirituale, l’Uguaglianza negli ordinamenti giuridici, la fraternità nelle attività economiche. Si può ipotizzare che i tempi non fossero maturi, dato che il processo della determinazione del pensare non aveva ancora concluso interamente il suo corso. È venuto ora il momento in cui l’uomo autocosciente può riproporre quanto vi era di grandioso nelle aspirazioni della Rivoluzione Francese. Ci sembra che quei meravigliosi ideali possano essere alfine realizzati dai princípi dettati dalla concezione della Tripartizione dell’organismo sociale.
Argo Villella
Selezione da: A. Villella Una via sociale Società Editrice Il Falco, Milano 1978.