Lo scopo di questo studio non è soltanto quello di rappresentare il significato originale dello Yoga e della sua formulazione classica, il Raja Yoga, ma anche di rivelare l’attualità dello Yoga ai nostri tempi. Gli autori mostrano che la sādhana, come puro allenamento interiore, coinvolge lo Spirito, ma che lo Spirito vive in un’anima e l’anima in un corpo. Nella sua completezza, quindi, il Raja Yoga comprende germinalmente tutti gli Yoga: cioè una formazione dell’anima e una corrispondente formazione del corpo.
Dietro questa triplice natura apparentemente semplice si deve intuire un’interiore situazione molto difficile da cogliere. Sulla scena della maya, nella vita quotidiana, in altri termini, lo Spirito non agisce secondo la sua essenziale autonomia, ma secondo la sua identificazione con l’anima: e questa identificazione è molto piú intima di quella con il corpo. Infatti lo Spirito, l’ātman-purusha, è legato al corpo solo attraverso l’anima, identificandosi completamente con quest’ultima. Questo è il segreto dell’azione interiore: l’indipendenza dell’anima dalla corporeità realizza la vera azione dello Spirito fino alla corporeità. Lo sperimentatore non sa quanto l’anima dipenda dalla corporeità, e come questa dipendenza possa cercare di utilizzare lo Yoga come strumento della sua continuità. Poiché l’ātman-purusha è condizionato dalla dipendenza dell’anima dalla corporeità, la sua vera relazione con l’anima avviene o nel sonno o dopo la morte, quando il contenitore psichico smette di attingere alle piú profonde forze del corpo.
Il compito dello Yoga, quindi, è quello di liberare durante la vita queste forze radicate nella corporeità; quanto piú sprofondano nella natura corporea, tanto piú s’innalzano. Gli autori indicano soprattutto l’elemento spirituale superiore chiamato ad operare nel Raja Yoga, e scoprono che esiste “una via occidentale” e “una via orientale”, entrambe delle quali a un certo livello si fondono in un’unica via. Concentrazione e meditazione sono la dynamis di ogni forma di Yoga, Hatha, Laya, Bhakti, Shakti, Mantra ecc. Le discipline sono realmente l’inizio dello Yoga, che è l’atto dello Spirito sia come studio sia come pratica, studio essendo qui già pratica, anche se preliminare.
Non esiste postura del corpo o pratica di respirazione che in senso ultimo non sia movimento dello Spirito. Una pratica che considerasse āsana o mudra un valore corporeo, che come tale possa elevarsi meccanicamente a valore spirituale, non corrisponderebbe allo spirito del Raja Yoga. La premessa è che lo Spirito non ha nulla fuori di sé e che non esiste movimento del corpo che non sia un atto interiore. In un simile progetto la distinzione tra teoria e pratica non ha alcun significato: in effetti, il livello di questo progetto è, per gli autori, quello sul quale si verifica l’incontro delle due vie: quella dell’Oriente e quella dell’Occidente.
Massimo Scaligero
Selvarajan Yesudian, Elisabeth Haich, Raja Yoga.
London, George Allen and Unwin Ltd., 1970.
Da: East and West, settembre-dicembre 1971, Vol. 21, No. 3/4.
Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO)
Come completamento di un precedente volume, questo va dal capitolo X sul Divino Universo al capitolo XVIII sulla Parola Finale, della Bhagavad Gītā. Questa parola finale, paramam vachah, che conclude il Canto del Beato, è la chiave del commento di Vaswani. Ogni nuovo commento alla Bhagavad Gītā non può essere una mera ripetizione, ma il rinnovamento di un contenuto eterno che, se è per accompagnare l’uomo, ha bisogno di essere vissuto ogni volta come se fosse la prima volta: per conservare intatta la sua verità.
Anche se il Canto del Beato non origina dalla rivelazione vedica, ma è l’espressione della smrti, cioè della tradizione elaborata dall’uomo, esso comunque ha il potere dell’universalità, portando alla massima altezza creativa la sintesi di jñāna, bhakti e dharma. Nel suo commento Vaswani riesce a mettere in luce soprattutto l’elemento sacro che può aiutare, come una forza di sostegno, l’anima dell’uomo nel nostro tempo.
Massimo Scaligero
T.l. Vaswani, The Bhagavad Gītā, Translation and Explanatory Notes.
Poona, Gītā Publishing House, 1970.
Da: East and West, settembre-dicembre 1971, Vol. 21, No. 3/4.
Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO).
Questi sono esempi del pensiero filosofico, sociologico e politico del mondo arabo moderno, presentati e tradotti da Anouar Abdel-Malek, che fa precedere l’antologia con una sua introduzione che offre una sintesi dell’orientamento e del valore di quel pensiero, specialmente in relazione ai problemi della cultura contemporanea. Questa cultura diventa, nella struttura, logica tecnologica e sociologica: l’anima araba contiene ancora le sue antiche, perenni forze ispiratrici e intuitive, e con esse incontra questa moderna struttura della cultura. Tale è il significato fondamentale dell’antologia: ognuno degli autori sente a suo modo l’esigenza del nuovo sistema di conoscenza, ma ognuno apporta a quell’esigenza un’anima ricca di impulsi riconoscibili: quelli dell’Islam, mistico-contemplativi.
Questa presenza dell’antica anima araba può solo essere messa in relazione al fatto che la cultura araba ha mantenuto intatte, fino ai nostri giorni, le strutture originarie della propria lingua, raramente riscontrabili nelle culture del mondo: lo stesso si può dire solo della cultura cinese. Ciò indica indubbiamente una costanza spirituale negli anni, ma anche una coscienza legata ad elementi atavici. In ogni caso, l’antologia ci rende consapevoli di questa situazione, che può essere considerata specificatamente come un contributo al processo di cultura contemporanea dalla letteratura dell’Egitto e dei Paesi arabi. L’antologia contiene contributi da Egitto, Libano, Siria, Palestina, Iraq, Sudan, Tunisia, Algeria, Marocco, Arabia Saudita e Yemen. Vi sono 84 autori, molti ancora in vita. Le correnti di pensiero rappresentate sono: riformismo islamico, nazionalismo arabo, ideologia autoritaria e gerarchica, liberalismo, esistenzialismo, marxismo ecc. La visione globale è divisa in due aspetti basilari, fondamentalismo islamico e modernismo liberale.
Massimo Scaligero
Anouar Abdel-Malek, Anthologie de la littérature arabe contemporaine.
«Les Essais», Paris, Aux Éditions du Seuil, 1965.
Da: East and West, settembre-dicembre 1967, Vol. 17, No. 3/4.
Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO).
Link agli articoli originali in inglese: “Yesudian, Haich – Vaswani – Abdel-Malek“