Liriche e arti figurative

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Liriche e arti figurative

Trovato Canale occidentale

Carmelo Nino Trovato
«Canale occidentale»

 




 

Dafne

 

La Natura canto e l’Amore:

della Natura l’amore,

dell’Amore la natura.

E te, Natura, che risorgi

dopo un lungo inverno

ho atteso:

come promessa

di resurrezione

dal dolore dell’anima;

da solitudine,

che nel destino spera.

E cosí sia,

ora che sei rinata!

Nelle fronde degli alberi

m’immergo

come in un verde mare

e respiro… respiro…

Come Dafne

che un alloro divenne,

io voglio

tutti voi diventare,

altissimi ailanti e robinie,

magnolie, tigli e abeti.

Nulla è di voi piú bello!

 

 

Alda Gallerano

 




 

Cerchi nell'acqua

 

Scagliare una pietra

sull’acqua,

lontano:

guardare i cerchi

allargarsi

e poi

assottigliati

finire nel nulla.

Sedere

sugli scogli,

lasciarsi bagnare

dagli spruzzi

dell’acqua

salmastra

e superare

la luce

con il pensiero:

vuol dire parlare

con la natura

e non essere

mai soli,

anche se intorno

c’è solo il silenzio.

 

 

Liliana Macera

 




 

verso l'aurora

 

Nascere

spianarsi

su curva di mondo

per poi ergersi

con sforzo verso il cielo

in continua speranza

verticale

e tutto respirare

in sacro destino

da scoprire

con altalena di vita

scivolosa sul fianco

del corpo che cede

immancabilmente cede

senza torcere

un solo pelo

in piú del conto

approssimato

in siderali distanze.

Cedere

e ancora vivere

in rinnovato giorno

di nascita

per sé, per la madre

sacrificata

al momento confuso

nel supremo dubbio

del parto

nell’urlo salvifico di tanta

fragile carne

che fino alla fine si muove

nel crescere

nel cedere

in continuo canto.

 

 

Marina Coli

 




 

COME UNA PALUDE

 

Il grembiule a fiori

 

Ho preso

un po’ di vantaggio

alla pioggia,

cosí mentre avanzo

di buon passo,

si bagnano solo i ricordi

di quello che ero

e potevo

e resta asciutto

il disincanto

per ciò che sono

e non posso,

non voglio piú.

 

E tratteggio

di lacrime il suolo

per restare attaccato

al presente

e, come una chiocciola,

rallento, rintano

e fingo di essere in pace.

 

La pioggia mi ha raggiunto:

ovunque mi volga,

mi rigo la faccia;

ovunque cammini,

ritrovo una pozza

e mi sento come un biscotto

inzuppato nel caffellatte.

 

E ricordo un dente da latte

caduto nel caffellatte

mentre leggevo i prodigi

del Marchese di Carabas.

 

C’era una luce soffusa

in cucina, di sole

trattenuto da una tenda

in quella domenica

di forse giugno:

dalla parte opposta

del tavolo, la spianatoia,

un grembiule fiorito,

un sorriso, e il palmo

che raccolse quel dente

e lo tenne sempre con sé.

 

Era piú facile

correre e sudare,

essere Cruijff o Rensenbrink.

E poteva anche piovere.

E si poteva anche piangere.

Erano tempi

in cui essere liquidi

significava essere scorrevoli.

È adesso che si rimpozza,

come una palude.

 

 

Luca Massaro