La visione nell'esperienza del pensare e del parlare

Biologia

La visione nell'esperienza del pensare e del parlare

Nelle ultime conferenze mi sono occupato della natura umana in modo tale da poter credere che le considerazioni fatte in quella sede possano essere comprese anche per gli onorati visitatori che ora ci danno il piacere di essere qui per il corso per insegnanti. E già all’inizio di queste riflessioni ho notato che ciò che dico deve essere per molti aspetti una sorta di ripetizione per gli “antroposofi illuminati”. Oggi vorrei continuare con queste considerazioni in quanto, dopo una breve ripetizione dei punti essenziali, passerò a ciò che segue la lezione precedente.

 

Ho fatto notare come l’uomo – per il punto di vista esterno, per quello che è dato dall’osservazione sensoria, che l’intelletto può poi collegare con le osservazioni dei sensi e con l’aiuto forse anche della sperimentazione – come per tutto questo l’uomo inizialmente riconosca solo il suo corpo fisico.

 

Alla base di questo corpo fisico c’è quello che può essere definito il corpo eterico o delle forze formative, un’organizzazione umana piú fine, un secondo essere umano nell’uomo, per cosí dire. Come si ottiene una visione reale di questa seconda persona? In realtà, va sottolineato ancora una volta, non è cosí difficile arrivare ad una visione reale di questa seconda persona, che sta davanti a voi con la stessa validità di ciò che i sensi osservano e di ciò che la mente può combinare. Proprio perché oggi gli uomini non vivono essi stessi nell’elemento pensiero cosí come avveniva nei periodi precedenti dell’evoluzione umana, ma piuttosto si abbandonano ad un comportamento piú passivo nell’elemento pensiero e si aspettano impressioni dal mondo sensoriale, devono solo rafforzare questo elemento di pensiero attraverso esercizi. Naturalmente anche oggi gli uomini hanno dei pensieri, ma difficilmente riescono a comprendere veramente la natura del pensiero e dell’attività pensante, perché sono completamente abituati a lasciare che le impressioni sensoriali esterne fluiscano nei loro pensieri non appena si svegliano; perché in realtà a loro interessano solo queste impressioni sensoriali esterne. In questo modo arriva ad avere un contenuto per i suoi pensieri, cioè il contenuto sensoriale esterno; ma non riesce a sentire, percepire la propria attività di pensiero. Ciò si ottiene per gli uomini di oggi attraverso esercizi come quelli di cui ho parlato, ad esempio nel mio libro L’iniziazione – Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori?

 

Tali esercizi richiedono che gli uomini si dedichino, per cosí dire, con tutto il loro essere all’attività del pensiero, che si abbandonino al pensiero con tutta la loro forza interiore, e che in questo pensiero siano indifferenti a ciò che i sensi esterni dicono loro, cioè vivano in modo del tutto cosciente solo nell’attività del pensiero.

 

Attività del pensiero

 

Una volta acquisita familiarità con la matematica, in particolare con la geometria, essa può aiutarvi molto in questo esercizio interiore di pensiero. Basta sperimentare questa attività di pensiero che dovete svolgere in geometria – vorrei dire attraverso una potente scossa nel vostro stesso essere – nella sua indipendenza, nella sua immaginazione, nella sua vita e tessitura interiore, allora quando disegnate un triangolo, sperimenterete l’attività del pensiero. Tuttavia, potete disegnare un triangolo sulla lavagna. Ma quello è un triangolo? Ciò che c’è sulla lavagna non è un triangolo, è un gran numero di grumi di gesso attaccati alla lavagna, che potreste anche contare se aveste un microscopio abbastanza potente. Non è un triangolo. Non ha senso credere che il triangolo sia lí sulla lavagna. Il triangolo non potete che averlo nell’anima, nel pensiero che formate sulla base di quei pezzetti di gesso attaccati alla lavagna. E se ignorate i pezzetti di gesso che sono sulla lavagna – secondo me avete fatto spesso questa macchia di gesso sulla lavagna – allora potete, senza avere una lavagna, se semplicemente vi sedete o state in piedi, anche senza muovere un dito, avere la rappresentazione del triangolo nella vostra mente, e poi potete seguire – ma tutto solo in pensieri – come voi iniziate a tracciare una linea qui, poi una seconda, poi una terza. Potete vivere in questa attività interiore senza fare nulla all’esterno. Potete fare sempre piú esercizi come questo, soprattutto quelli piú complicati. Ad esempio, immaginate di aver ancora una volta sporcato la lavagna con pezzetti di gesso rosso e ora di scarabocchiarla con pezzetti di gesso verde. E ora farò di nuovo gli scarabocchi, e voi farete per me quanto segue: avete usato queste due figure per visualizzare cosa dovreste fare internamente, e ora immaginate, velocemente, proprio come prima avete disegnato il triangolo nella vostra mente: qui il rosso cresce nel verde, finisce qui, e il verde spinge sotto il rosso, cosí che questa figura emerga da questa figura, e questa figura emerga da quella – solo nella vostra mente. Ecco il rosso al centro, il verde tutto intorno. Ora immaginate: il rosso cresce, il verde si contrae. Ora avete il cerchio verde contratto davanti a voi, quello rosso qui intorno, la ruota rossa; ora il contrario: il rosso spinge verso l’interno, il verde si espande, e lasciate che ciò si alterni, in tutta una sequenza ritmica, in modo che ci sia un cerchio all’interno e una ruota all’esterno: rosso, verde; verde rosso; rosso verde; verde rosso. Immaginatelo senza dover fare nulla di esteriore. Allora diventerete gradualmente consapevoli che pensare significa fare qualcosa di interiore tanto quanto fare qualcosa di esteriore significa usare la mano, usare il braccio. Quando usate il braccio, lo sentite. Ora dovete imparare a sentire cosa significa usare le forze del pensiero. Quando usate e sentite le vostre braccia, sperimentate il vostro corpo fisico. Se iniziate a usare i vostri pensieri in questo modo, sentirete la vostra seconda persona, il vostro corpo eterico, il vostro corpo di forze formative. Non appena sarete davvero arrivati al punto in cui avete solo bisogno di darvi una spinta per passare dal sentire i movimenti delle braccia e delle gambe al percepire le forze di pensiero interiore, in quel momento sperimenterete la vostra seconda persona, la vostra persona eterica, il vostro essere umano di forze formative. Ma la sperimentate in modo tale che in realtà è interamente intessuta di pensieri. E in questo momento tutta la vostra vita terrena vi diventa presente. Come se in un’unica visione d’insieme, vedeste tutta la vostra vita terrena fino alla vostra prima infanzia.

 

Ciò che sperimentate come seconda persona non è un corpo spaziale, ma è un corpo temporale. E, come ho già detto in queste conferenze, se descrivete l’essere umano fisico, potete rappresentare in esso questo corpo temporale. Ma viene catturata solo una fase, come quando si cattura la fase di un fulmine. Questo corpo di forze formative non vive nello spazio; vive nello spazio solo per un momento. Un attimo dopo è qualcosa d’altro. È in costante fluttuazione, in costante cambiamento. E questo cambiamento è vissuto come il quadro della vita. Ma allo stesso tempo si sperimenta che ora ci si sente parte dell’intero universo, che non si pensa piú di essere chiusi nella propria pelle, ma che si giunge naturalmente all’opinione di fluttuare nel­l’intero universo, di essere in realtà solo un’onda nell’universo eterico.

 

Corpo eterico

 

E si hanno altri modi di vedere su questa seconda persona. Si ha anche l’impressione che essa si sforzi costantemente di dissolvere nel nulla la materia fisica che si porta dentro. Ad alcuni di voi in questi giorni ho detto in un contesto diverso: la materia fisica, la sostanza fisica, spinge; ciò che vive nell’eterico risucchia, fa uscire dallo spazio ciò che riempie lo spazio, assorbe tutto. E in realtà viviamo costantemente in questa interazione nella nostra vita terrena. Ci nutriamo, portando cosí dentro di noi la materia fisica. Questa materia fisica fluisce nel nostro corpo attraverso l’alimentazione, provocando tutti i tipi di processi ed eventi che sono orientati verso questa materia fisica. Quando mangiamo i crauti, il cavolo acido si comporta inizialmente in modo tale – entrando un po’ nel nostro organismo – proprio come può comportarsi come crauti in base alle sue proprietà chimico-fisiche. Quando beviamo il latte, il latte si comporta come tale. Ma presto questo verrà eliminato dal latte e dai crauti. Allora il corpo eterico inizia la sua attività e si sforza di estinguere l’esistenza del latte e dei crauti, cosí che in noi c’è una lotta continua tra l’essere crauti e l’essere latte da un lato e la cancellazione dell’essere crauti e del­l’essere latte dall’altro lato. Questa lotta c’è, e si sta svolgendo. L’esisten­za di questa lotta si manifesta in ciò che l’uomo secerne e in ciò che si muove verso la testa come forze creatrici, come organizzazione umana sovrasensibile.

 

Esattamente quanto secerniamo attraverso i vari organi di secrezione l’alimento si trasforma dall’altra parte in materia negativa, in sostanza negativa che vive come principio assorbente nel nostro sistema nervoso, soprattutto nel nostro cervello. E nessuno può conoscere una persona limitandosi a guardare solo il corpo fisico, perché lí si conosce solo una parte dei processi che avvengono nell’organismo umano dalla periferia, per cosí dire. Conoscete alcuni di questi processi che si svolgono lungo il tratto alimentare. E poi si impara a riconoscere la parte che viene secreta attraverso il sudore o altro. Ma l’altro polo è presente per  tutto ciò che viene separato in questo modo, cioè che decade nella materia grossolana, ciò che si estende verso il sistema nervoso come eterico. Per tutto ciò che secerniamo come sostanza materiale esterna, entra in noi qualcosa di eterico. Questo eterico che vortica, ondeggia e si intreccia nel nostro corpo eterico o formativo, che ci permea completamente nel modo che ho descritto.

 

E, come ho già indicato, ci si conosce come seconda persona prestando attenzione a come può cambiare il potere della memoria, la capacità di ricordare. Nella vita ordinaria percepiamo impressioni esterne. Continuano interiormente nei nostri pensieri, nelle nostre rappresentazioni, e poi si fermano. Possiamo richiamarle di nuovo. Ma se le rievochiamo, la nostra forza interiore raggiungerà solo le terminazioni nervose. Quindi, quando guardiamo l’occhio, quando abbiamo una percezione esterna, penetriamo attraverso le terminazioni nervose del nervo ottico che si estende nell’occhio e nella circolazione sanguigna dell’occhio. È cosí che nasce la percezione. Se ci limitiamo a ricordare, arriviamo solo alla fine del nervo dell’occhio, per cosí dire, al punto in cui il nervo finisce. Con il nostro corpo eterico o formativo non penetriamo nel sangue attraverso le terminazioni nervose.

 

Terminazioni nervose

 

Se poi rafforziamo il nostro pensiero, allora è come se non sperimentassimo semplicemente il contraccolpo che abbiamo nella memoria ordinaria, dove prima assorbiamo la percezione, la trasformiamo in rappresentazioni che poi si fermano in noi, per essere respinte; ma se, venendo dall’indietro, per cosí dire, recepiamo ciò che di eterico c’è nel mondo, allora con questo contenuto eterico del pensiero del mondo nel nostro organismo, avanziamo proprio come faremmo altrimenti con i ricordi, che sono solo reminiscenze della vita. Allora acquisiamo la consapevolezza degli eventi eterici del mondo, quindi viviamo negli eventi eterici del mondo. E l’uomo che si sperimenta negli eventi eterici del mondo si sperimenta, se dovessi abbozzarlo, cosí; l’attività eterica del mondo è lí nel modo piú vario (giallo). Dovete immaginarlo configurato. Tutto si intreccia e vive al suo interno. E poi l’uomo sperimenta se stesso in questo evento eterico. Vi sembrerà strano, ma è cosí: quello che disegno qui (in rosso) va inteso cosí: i piedi, le gambe quasi non si notano. Ora si sperimenta l’attività eterica in modo tale che ad un certo punto si esce da questa attività eterica. Si sperimenta l’attività eterica fino alle sue terminazioni nervose. Ciò passa attraverso la schiena e arriva alle terminazioni nervose della parte anteriore del corpo, e quindi voi siete l’ultima propaggine del mondo eterico. Ecco come appare rispetto al mondo eterico attualmente esistente. Si percepisce il mondo eterico in modo tale che quando ci si vede spinti fuori da esso come in un ultimo angolo dell’attività eterica, l’ultima parte si proietta ancora dentro di noi e quindi questa attività eterica si ferma. In breve, in questo modo ci si immerge negli eventi eterici del mondo.

 

Ed è proprio vero: non sarebbe cosí difficile da realizzare se solo gli uomini del nostro tempo avessero la disposizione a immergersi nell’attività del pensiero, come ho descritto.

 

Il modo piú semplice per abituarsi a questa attività di pensiero è sperimentare correttamente ciò che è contenuto nella mia Filosofia della Libertà. Lí, ad esempio, si fa riferimento a questa esperienza di pensiero per l’etica, per il mondo morale. Qualitativamente è la stessa cosa che ho descritto. E se si studia la Filosofia della Libertà nel modo giusto, si arriva a comprendere cos’è in realtà questa esperienza eterica, questa esperienza delle forze formatrici.

 

L’esperienza successiva può allora sorgere in modo tale che non solo si afferri l’attività del pensiero, ma che si colga anche l’attività della parola, che ci si elevi alla percezione dell’attività del parlare. In questo caso potete anche iniziare con le normali attività linguistiche della vita quotidiana. Ma l’attività del parlare deve essere altrettanto intensa quanto la vostra attività del pensare. Con la vostra attività pensante dovete arrivare al punto che i sensi tacciano, che viviate attivamente solo nel pensiero, che non vi lasciate impressionare dai sensi. Con l’attività linguistica dovete arrivare al punto in cui avete tante cose da dire, che non si sia poveri di parole ma ricchi di parole, che si abbiano tantissime cose da dire, ma che si possa anche tacere tutto a piacimento per un certo periodo di pratica. So che per alcune persone questa è un’imposizione estremamente pesante; ma è assolutamente necessaria per imparare a riconoscere la terza persona. Dovete capire cosa significa: avete fatto tutti i preparativi dentro di voi affinché la parola esca dalla vostra lingua; ma imparate a tacere, a tacere attivamente. Imparare a tacere passivamente quando ci si trova in una stanza vuota – non una stanza vuota, ovviamente, ma in una stanza senza persone – dove non avete niente da dire a nessuno, imparare a tacere passivamente non serve, dovete imparare a tacere attivamente.

 

Ora potreste dire: diventerai un tipo piuttosto noioso se andrai in giro tra la gente e praticherai il silenzio, cioè se ti metterai di fronte alla gente e invece di dire loro qualcosa, non gli dirai niente. Ora non voglio certo negare che, per quanto sarebbe sgradevole dal punto di vista sociale, potrebbe anche essere straordinariamente fruttuoso in termini di avanzamento spirituale. Sí, ciò potrebbe produrre risultati molto fruttuosi se, ad esempio, una persona entrasse in una società in cui di solito le persone non tacciono e dove non sono abituate a tacere, e cominciasse a farlo. Non dite nulla, anche se sapete moltissimo, e parlavate sempre molto di quello che sapete. Io dico che si potrebbe fare cosí; ma non è necessario farlo esternamente e, anche se potrebbe essere fruttuoso, non produrrà comunque molto in termini di intenzioni piú elevate. Piuttosto, si tratta di eseguire l’intero processo che ho descritto interiormente, di creare tutti gli eventi per parlare, ma di non permettere che si arrivi a parlare interiormente.

 

Capirete meglio cosa intendo se vi dico, ad esempio, che nella vita ordinaria non pensate affatto. Ad esempio, pensate alla matematica quando create un triangolo nel modo che ho descritto prima; pensate soprattutto quando fate cose cosí strane per le quali non ci sono parole nel linguaggio. Ma se pensate solo in ter­mini di cose che sono cosí comuni tra gli uomini di oggi, non pensate veramente, perché gli organi della parola vibrano costantemente insieme a questo pensiero, anche se cosí silenziosamente che non potete sentirli.

 

Pensieri confusi

 

Il pensiero degli uomini d’oggi, che hanno cosí poco amore per il pensiero al quale non corrisponde nulla di esteriore e di sensuale, non è affatto un vero pensiero. È solo un intreccio mentale di ombre di parole. Basta che vi esaminiate una volta per vedere come questa tessitura spirituale esista nelle ombre delle parole.

 

Se ora si è in grado di far riposare completamente la laringe anche interiormente e di svolgere comunque nella vostra anima quell’attività interiore che altrimenti sarebbe alla base del movimento della laringe, cioè se l’esercizio di uscire dalle parole rimane un esercizio completamente interiore, in altre parole, se fate con la facoltà della parola la stessa cosa che facevate prima con l’attività del pensare, che è una capacità della memoria trasformata – lí raggiungete solo le terminazioni nervose, ora si esercita l’attività del linguaggio solo fino alla laringe, solo fino al punto in cui vuole cominciare a parlare – allora si svilupperà gradualmente quello che di recente nelle conferenze pubbliche ho chiamato «il silenzio profondo dell’anima umana». Vale a dire, non permettere che si verifichi il discorso interiore significa sviluppare il profondo silenzio dell’anima.

 

Il silenzio profondo dell’anima va inteso cosí: immaginate di essere in una città, magari non Basilea, ma Londra o una città ancora piú tumultuosa. Vi trovate all’interno di questo forte rumore. Adesso allontanatevi dalla città. Il rombo diventa piú debole. Continuate a camminare e il rumore si fa piú debole. Si arriva al silenzio solitario della foresta. Direte: è molto silenzioso dentro e fuori. Ci sarà un punto in cui si verifica zero silenzio, cioè la calma zero. Prima c’è rumore, ora diventa piú silenzioso, ora non c’è piú rumore.

 

Ma ora tutto questo può continuare. E che continui, che non solo si abbia quella pace in cui il mondo esterno tace nella vostra anima, ma che si ottenga il silenzio profondo, che può essere solo il risultato di questa astensione dalle parole, tuttavia continuate a svolgere tutte le attività interiori che possono portare alle parole, ma non ci si avvale del corpo fisico. Ho descritto gli esercizi individuali nel libro L’iniziazione – Come si consegue la conoscenza dei mondi superiori? Lí vi rendete conto che c’è qualcosa di piú della calma zero. Nelle conferenze pubbliche ho usato un paragone banale, ho detto: pensiamo che qualcuno abbia una certa ricchezza. Ne spende; ne ha di meno. Continua a spendere e poi ha di nuovo meno. Alla fine ha zero. Sí, ora continua a spendere, si indebita e ha ancora meno di zero. E cosí continua. I matematici hanno introdotto i numeri negativi 8, 6, 4, 2, 0, -2, -4, -6 eccetera. Quindi potete anche immaginare che la calma zero si trasformi nel negativo, in ciò che è piú silenzioso del silenzio, piú calmo della quiete. Potete crearlo nella vostra anima.

 

Silenzio

 

Ma allora, quando il mondo esterno in questo modo non solo tace, ma fa qualcosa di piú che tacere, quando la reazione dell’anima va oltre il silenzio zero, nel negativo dei suoni e dei rumori esterni, allora lo spirito comincia a parlare dal profondo silenzio dell’anima e allora percepiamo la nostra terza persona, che chiameremo persona astrale. Le espressioni sono indifferenti, è una terminologia, potreste chiamarla anche in un altro modo. Diventiamo consapevoli di questa persona astrale, di questa terza persona, quando arriviamo al silenzio profondo dell’anima, e dal silenzio profondo dell’anima esce l’altro suono, quello spirituale, che è il suono opposto al suono fisico. E questo corpo astrale ci porta sotto ogni aspetto piú lontano del semplice corpo eterico. Per illustrare ciò, lasciatemi citare qualcosa di cosmico.

 

Il ricercatore fisico o l’astronomo di oggi, anzi lo scienziato naturale, in generale cosa fa? Ricerca le leggi naturali. Osserva e con ciò ottiene le leggi naturali; oppure sperimenta e cosí scopre le leggi della natura. Adesso le ha, queste leggi naturali; sono la sua scienza, gli danno ciò che sta nelle cose. Non avrebbe dovuto dire altro. Ma poi comincia ad essere orgoglioso e altezzoso delle sue leggi naturali e ora fa un’affermazione che in realtà non potrebbe fare, e cioè che queste leggi naturali valgono per tutto l’uni­verso. Egli dice che se io avessi fatto delle ricerche sulla Terra nel mio laboratorio, e se si potessero creare le stesse condizioni anche sulle stelle piú lontane dell’universo, dalle quali la luce impiega tanti anni-luce per arrivare sulla Terra – la gente crede di poter immaginare qualcosa su queste cose – allora se lí si potessero produrre le medesime condizioni, le leggi della natura varrebbero naturalmente anche lí, perché queste leggi della natura sono assolutamente valide.

 

Sí, ma non è cosí. Se qui è presente una fonte di luce, inizialmente brilla fortemente nell’area circostante. Piú lontano, l’intensità della luce è sensibilmente inferiore; se ci allontaniamo diventa ancora piú debole, e se andiamo molto lontano diventa ancora piú debole. L’intensità della luce diminuisce con il quadrato della distanza. Con la luce è cosí. E, stranamente, questo accade anche sulla Terra con le leggi naturali. Ciò che si afferma come leggi naturali sulla Terra diventa sempre meno valido man mano che ci si allontana dalla Terra. È terribile dire una cosa del genere, non è vero?, e agli occhi del normale scienziato naturale dovete essere un vero idiota se dite una cosa del genere, ovviamente. Lo si capisce bene, perché quando ci si avvicina a queste cose potete facilmente mettervi nei panni di uno scienziato naturale contemporaneo. Solo che non è vero il contrario: non può entrare in empatia con l’anima del ricercatore spirituale. Il ricercatore spirituale sa molto bene come il naturalista arrivi a tutto ciò che afferma, ma non è vero il contrario. Pertanto le critiche alla ricerca spirituale che provengono dagli scienziati naturali sono di solito completamente giustificate da quel lato; ma non dicono altro che il naturalista non può pensare nulla delle affermazioni dello scienziato spirituale. Ma bisogna credergli, perché è cosí. Non riesce proprio a pensare a niente. Se si vuole polemizzare con lui, deve prima diventare un ricercatore spirituale. Pertanto ogni polemica con chi vuole restare uno scienziato naturalista e non riesce a pensare nulla dei risultati della ricerca spirituale, è qualcosa di completamente vano.

 

Ebbene, lo scienziato naturalista lo ammetterà riguardo alla luce – questo è ovviamente il suo risultato – ma non lo ammetterà riguardo alle leggi della natura. Però il ricercatore spirituale deve porre una restrizione riguardo alla luce. Vedete, il naturalista dice che quando la luce si irradia da lí, la sua intensità luminosa diminuisce sempre piú man mano che ci si allontana, e alla fine diventa tale che non si può piú distinguere l’intensità luminosa dallo zero. Ma vedete, un’affermazione del genere è altrettanto intelligente quanto qualcuno che dice: ho qui una palla elastica; adesso la schiaccerò. Ebbene, in realtà, come sapete, la palla tende a rimbalzare dall’altra parte. L’elasticità spinge la superficie avanti e indietro. Ora qualcuno dice: non può essere; se piego qualcosa di elastico, deve piegarsi sempre di piú; solo che alla fine diventa cosí debole che non si vede piú, non potete piú percepirlo. Ma non è proprio cosí. L’elastico torna indietro. È lo stesso con la luce. La luce non si diffonde in modo tale da poter dire: là fuori è cosí debole che presto entrerà nell’oscurità, ma continua a diffondersi. Non è proprio vero. Si estende solo fino a un certo punto, fino a un certo guscio sferico, e poi ritorna indietro. E quando torna indietro, la vede solo il ricercatore spirituale, non il ricercatore naturale. Perché quando la luce ha esaurito la sua elasticità e torna indietro, ritorna come spirito, come qualcosa di soprasensibile. Non viene quindi percepito dallo scienziato naturale. Non irradia luce che non raggiunga un certo limite, si irradi nuovamente e ritorni come spirito. Ma quello che vorrei dirvi qui sulla luce vale anche per le leggi della natura. Le leggi della natura perdono di validità man mano che mi allontano nell’ambiente. Ma ciò funziona solo fino a un certo guscio sferico; poi tutto torna indietro. Ma allora le leggi della natura tornano come pensieri significativi. E questo è l’etere cosmico.

 

Etere cosmico

 

L’etere del mondo non ha un movimento che si irradia radialmente rispetto alla Terra, ma piuttosto un movimento in entrata, un movimento che si avvicina da tutti i lati. Ma ciò che vive in questa irradiazione sulla Terra sono ovunque pensieri creativi. L’etere cosmico è allo stesso tempo un mondo di forze che formano il pensiero. Ma c’è ancora un problema. Se io afferro i pensieri qui sulla Terra nel modo in cui li si colgono per arrivare alle leggi naturali, i pensieri sono cosí meravigliosamente formati in linee, se posso esprimermi in senso figurato, che allora si può dire: c’è una certa costanza del materiale, una costanza di forza. C’è un esponente della rifrazione della teoria della luce e cosí via. Attraverso il pensiero si formula ciò che vive nelle cose materiali. Ma quando i pensieri tornano, quando si sperimenta come i pensieri vivono nell’etere cosmico, non sono pensieri logici e non sono pensieri dai contorni netti, sono pensieri pittorici, immagini, immaginazioni.

 

A questo punto si sperimentano cose molto strane, soprattutto rispetto alla vita spirituale di oggi. Pochi giorni fa ho detto ad alcuni dei presenti qui: nel corso degli ultimi quaranta o cinquant’anni per me si sono formate teorie su teorie o ipotesi sull’etere cosmico. L’etere cosmico era inteso da alcuni come un corpo rigido, da altri come un corpo liquido, da altri come gas cosmico, come qualcosa che vive in una sorta di movimento vorticoso, e cosí via. Ma cosa succede quando si avanzano tali ipotesi? Se si avanzano tali ipotesi, si continua a pensare nello stesso modo in cui si è abituati a pensare agli esseri naturali visibili e ai processi naturali. Ma ciò che ci torna indietro non può piú essere catturato dai pensieri che formulano le leggi della natura. Si può cogliere ciò che ritorna solo se si inizia a pensare per immagini, a pensare in modo immaginativo. Verrebbe da dire: il contenuto, la formulazione delle nostre leggi di natura diminuisce di validità con il quadrato della distanza, fino ad un certo guscio sferico. Allora le leggi della natura cessano del tutto di esistere. Poi si confondono tutte insieme, poi si confondono l’una con l’altra, e poi ritornano di nuovo, ma ora come immagini; ritornano in formazioni, in forme.

 

E ora, quando siete appena giunti in una posizione di osservazione come quella che ho descritto prima, guardate il mondo in modo eterico, cioè sotto forma di immagine, e dovete confessare a voi stessi: ora non vedete nulla del vostro corpo fisico, mentre vivete in questo mondo eterico, ma anche il pensiero che usate nel mondo ordinario è evaporato da voi. Ora è come se l’universo si irradiasse ovunque, inviando immagini, inviando immaginazioni. Cosí che si comincia a trasformare il pensiero logico in pensiero plastico-pittorico se si vuole comprendere l’etere. Diventa quindi del tutto evidente che l’etere non poteva essere compreso da tutte le ipotesi che facevano i loro calcoli da questo punto di vista; perché fino al punto in cui l’etere si irradia, tutti i calcoli e tutto ciò che viene fatto sui fenomeni fisici naturali perdono il loro significato. Non avviene piú l’irradiazione, bensí l’entrata, e ciò che entra non è il modo di pensare che qui si usa nella coscienza ordinaria, ma piuttosto un pensiero che in fondo vive solo nell’arte, ma nell’arte anche solo in modo terreno.

 

Scultura

 

Per quanto paradossale sia quello che devo dirvi ora, è la semplice verità per coloro che vedono attraverso il mondo. Immaginate che io stia facendo una scultura in legno e che questa scultura in legno abbia la forma di un essere umano; in altre parole, per me formo un essere umano. Realizzo questa scultura in legno in modo del tutto simile all’uomo nella forma e nella concezione. Supponiamo che io riesca davvero a far assomigliare il modellato esterno alla sagoma esterna dell’essere umano. C’è solo una cosa che non riesco a ottenere come scultore: che lo spazio venga risucchiato. Come scultore riesco a padroneggiare solo la materia fisica. Se potessi mettere in azione le leggi eteriche dell’universo anche nel luogo della stanza in cui sto realizzando questa scultura in legno, cioè se questo silenzio profondo si verificasse esternamente, se ci fosse un silenzio negativo, non solo un silenzio nullo, se non ci fosse solo lo spazio, ma qualcosa in cui c’è anche lo spazio, allora dalla mia scultura in legno non emergerebbe un essere umano, ma qualcosa di simile a una pianta.

 

La scultura in legno rimane solo una scultura perché viene preso in considerazione solo l’aspetto fisico, cioè si limita a dare un’impressione della forma, perché non viene fatto anche ciò che in realtà sarebbe peculiare della forma, cioè l’estrazione dello spazio. Questo non può accadere, altrimenti la mia scultura in legno sarebbe una struttura in crescita. Quindi dovete avere ben chiaro che con il pensiero artistico ordinario e con il comune sentimento artistico non potete avvicinarvi al mondo eterico, perché questo approccio al mondo eterico è qualcosa in cui non solo guardate nello spazio, ma in cui si afferra lo spazio in modo cosí che l’eterico renda lo spazio vuoto. E allora si sperimenta il vivere in questo spazio aspirato, o meglio, nel risucchiare lo spazio. Se si vuole ascendere a questi mondi superiori bisogna adottare un modo di pensare completamente diverso.

 

E poi, quando avrete sperimentato l’altra cosa che vi ho detto, il profondo silenzio dell’anima, allora accadrà qualcos’altro. Lí sperimentate come le formazioni, le formazioni eteriche del cosmo, si avvicinino a voi. Ma allo stesso tempo sperimentate gli esseri spirituali senzienti nelle formazioni eteriche. Ora non sarete avvicinati solo da formazioni eteriche, ma anche da veri esseri spirituali delle cosiddette Gerarchie superiori. Vi sentite come uno Spirito tra gli Spiriti. Sperimentate un vero e proprio mondo spirituale. Si presenta con questa irradiazione di ritorno; ovunque le formazioni eteriche si avvicinino a noi, appare il mondo spirituale. Il fisico è uscito e sta tornando in formazioni eteriche. Ma con le formazioni eteriche ora possono tornare gli esseri spirituali. Ma se ora ci si chiede: da dove vengono?, il “dove” non ha piú alcun significato spaziale. Hanno un significato spaziale perché provengono dalla periferia dell’universo, da tutti i lati dell’universo, perché possono essere trasportati nell’etere cosmico. L’etere cosmico dà loro un “dove” spaziale; ma questo “dove” spaziale è ora un approccio dall’esterno.

 

Queste due sostanzialità che scopro cosí nel mondo, l’elemento formativo che mi viene in formazioni eteriche e mi inonda, e ciò che vive in esso come essenza spirituale, vengono acquisite dall’uomo provenendo dalla vita preterrena, scendendo nella vita terrena e si riempie di qualcosa che ora porta in sé con una parte del mondo infinito della forza creatrice – infinito in senso relativo, cioè solo fin dove arriva l’universo – e si è riempito anche con il corpo astrale, con ciò che entra lí e che ha un “dove” solo attraverso l’eterico.

 

Portiamo dentro di noi il corpo fisico, che consiste degli ingredienti fisici della Terra. Portiamo dentro di noi il corpo eterico, che in realtà ci viene dalla vastità del cosmo, e all’interno di questo corpo eterico portiamo il corpo astrale, che è spirito dallo spirito del cosmo. Delimitiamo dentro di noi ciò che appare indeterminato e illimitato per l’universo.

 

E se ora facciamo esercizi ancora piú elevati, dove non solo raggiungiamo il profondo silenzio del­l’anima, ma se penetriamo questo profondo silenzio e ci risvegliamo nella nostra volontà, come altrimenti ci risvegliamo solo nel pensare, nell’immaginare, allora sperimentiamo la nostra la quarta umanità, il nostro Io. E di questa esperienza dell’Io voglio parlarvi domani alla stessa ora.

 

 

Rudolf Steiner

 


 

Conferenza tenuta a Dornach il 20 aprile 1923.

O.O. N° 353. Traduzione di Marco Allasia.

Da uno stenoscritto non rivisto dall’Autore.