Ho incontrato sulla mia strada, dopo aver praticato a lungo gli esercizi steineriani, un orientatore che io stimo e ammiro, seguace del Buddismo. Mi ha iniziato a questa Via, che trovo molto affine a me, al mio sentire, e credo che possa contribuire a darmi un aiuto maggiore rispetto al cattolicesimo, nel quale sono nato e cresciuto senza averlo scelto volontariamente, e che mi sembra svuotato ormai di ogni sacralità, soprattutto in quest’epoca. Vorrei sapere se questo corrisponde a quanto lo stesso Rudolf Steiner pensava, dato che anche lui ha molto parlato del Buddismo.
Lorenzo d. S.
Certamente Rudolf Steiner ha parlato molto del Buddismo, come ha trattato di tutta la tradizione che ha portato poi quanto era giusto e opportuno nel Karma dell’uomo di ricevere, per avere la possibilità di avanzare ulteriormente: l’incarnazione del Cristo sulla Terra e l’evento del Golgotha. Tutto ciò che ha preceduto la discesa del Logos fra noi è stata una preparazione, e il Buddha ha contribuito in maniera poderosa a tale preparazione. Ci dice Rudolf Steiner nella sua conferenza del 25 marzo 1907 (O.O. N° 96) dal titolo Natale Pasqua Pentecoste: «Per il buddista sono certezza le successive vite dell’uomo sulla Terra, ma egli le riguarda in modo da dire a se stesso: “Combatti la tua tendenza a rinascere in queste successive reincarnazioni, perché è tuo compito di liberarti il piú presto possibile dalla brama di ritornare sulla Terra per vivere poi, libero da ogni reincarnazione terrena, in un regno spirituale!”. Cosí il buddista considera le successive vite umane, affrettandosi a conquistare forze bastanti a sottrarvisi. Ma una cosa non possiede il buddismo – e ciò è dimostrato dalla sua dottrina exoterica – gli manca quello che si può chiamare un impulso che abbia il potere di accrescersi e di perfezionarsi nell’anima dell’uomo, in modo che egli possa dire: “Si susseguano pure le incarnazioni! L’Impulso-Cristo ci dà la facoltà di ricavarne forze sempre maggiori; l’Impulso-Cristo ci infonde una virtú che ci fa trovare in queste reincarnazioni un contenuto sempre piú elevato. Penetrate il Buddismo, ossia ciò che esso contiene di vera dottrina della reincarnazione, con l’Impulso-Cristo, e avrete un nuovo elemento che darà alla Terra un nuovo significato nell’evoluzione umana!». Riguardo poi alla “scelta volontaria o no” dell’ambiente in cui nasciamo, in particolare dei genitori e dei fratelli, sappiamo da Rudolf Steiner, in Reincarnazione e Karma e il loro significato per la civiltà del presente (O.O. N° 135), che «…quando contempliamo quelle personalità, ci accorgiamo spesso del fatto che noi stessi abbiamo scelto quelle persone che ci conducono alla vita fin dall’infanzia, e questo accade verso i nostri trent’anni di una precedente incarnazione, inavvertitamente, con le nostre stesse forze; in altre parole, nel bel mezzo della vita precedente abbiamo selezionato quelli che ora sono diventati i nostri genitori e fratelli». E quelle persone, da noi scelte anche se “inavvertitamente” nel nostro passato, vivono in un ambiente impregnato di una religione, in questo caso del cattolicesimo. Quello che possiamo trarne fin dall’infanzia può, nell’adolescenza e poi nella maturità, essere superato da conoscenze piú approfondite, come quelle che ci vengono date attraverso la Scienza dello Spirito, ma non deve essere considerato negativo, perché è proprio il nostro Karma ad averlo ritenuto per noi necessario.
Secondo la Tripartizione come si deve considerare l’imprenditore? Dato che lavora in campo economico dovrebbe far parte dell’organismo economico, ma in quanto dirigente e creatore di nuova impresa, dovrebbe appartenere all’organismo spirituale. Quale delle due cose prevale sull’altra?
Alessio C.
In questo caso, si può dire che c’è un’identità. Ci sono vari personaggi che appartengono a un organismo e lavorano anche nell’altro: la parte direttiva, la parte di un imprenditore, è comunque quella spirituale, quindi non c’è nessuna divergenza: riguarda la sfera spirituale, in quanto dirigere è un fatto dello Spirito. Chi lavora dovrebbe sempre essere diretto da chi attinge allo Spirito, in quanto crea lavoro, crea attività per gli altri. Sappiamo che il nucleo di ogni attività è ideale. Si può dire che la parte filosofica e teoretica tanto dell’economia quanto della scienza, quanto anche delle funzioni dello Stato, è in effetti un’attività della sfera dello Spirito, e questa è un’immagine di quello che potrebbe essere in avvenire lo sviluppo di una società che accetta la Tripartizione. La Tripartizione dovrà lottare contro grandi ostacoli per affermarsi, perché oggi tutto è snaturato dalla politica. Ci sono persone al Governo, anche responsabili della cultura, che non concepiscono i fatti sociali senza l’ingerenza economica. Invece la Tripartizione svincola i tre organismi – quello culturale, quello giuridico e quello economico – dalla politica. Dovrà nascere un idealismo che supererà ogni politica, cosa per oggi solo auspicabile, ma che si affermerà in futuro.
La mattina faccio l’esercizio della concentrazione, e in genere questo mi dà una certa energia e centralità. Ma come non perdere durante la giornata quello che riesco ad acquistare la mattina? Quando arrivo alla sera, dopo una giornata di continui impegni, lavorativi e famigliari, sono spossata e non c’è piú residuo di quello che avevo conquistato la mattina.
Gloria B.
Intanto bisogna stabilire se veramente con gli esercizi del mattino si acquista qualcosa, o è semplicemente il riposo notturno che ci aiuta a sentirci piú pieni di energia, mentre la sera siamo esausti per aver vissuto una giornata molto faticosa. È bene iniziare la giornata con una meditazione o una concentrazione, ma poi non dovremmo immergerci completamente nel quotidiano senza dedicare una parte del tempo a ricordare che stiamo lavorando alla nostra formazione interiore anche nei brevi intervalli di tempo che riusciamo a ricavare per noi stessi. Ad esempio, a metà della giornata potremmo inserire l’esercizio della volontà, compiendo un’azione di poca importanza come alzarci dalla sedia e fare cinque passi, tornando poi a sedere. Oppure nel primo pomeriggio, per una mezzora o poco piú, potremmo ascoltare le persone con cui veniamo in contatto sospendendo il giudizio su quello che ci dicono ed esercitandoci cosí alla spregiudicatezza. O anche durante la serata, ritrovando la nostra famiglia, sospendere le recriminazioni di ciò che non è andato nel giusto verso nella giornata appena trascorsa, e vederne invece solo il lato positivo, esercitandoci cosí all’esercizio della positività. Questo perché non basta una concentrazione fatta magari frettolosamente la mattina, di dieci minuti o un quarto d’ora, per assicurarci un giusto equilibrio per l’intera giornata. Il nostro pensiero deve tornare ogni tanto, anche durante l’attività quotidiana, a ciò che consideriamo importante, anzi essenziale, allo sviluppo della nostra interiorità. Questo renderà piú equilibrato il lavoro compiuto, in cui non viene dimenticata la disciplina che contribuisce al nostro sviluppo interiore.