Per gli spazi di fuga, le salvezze
nel tempo che delude, ferma l’attimo
in cui si svela vivido un portento:
l’ulivo nella luce meridiana,
ogni ramo un flabello, vivo argento,
ogni foglia un sussurro nel ponente
che s’insinua tra questi caseggiati
di pietra ottusa ai palpiti di cielo,
biancheggiare di nuvole-velieri,
mutevole scenario periegetico
preludio al mare, alle sue libertà.
Fa’ vivo il cuore, come la radice
dell’albero che parla, interloquisce
coi misteri di sole, e ne ricava
di che nutrirsi, crescere e produrre
screziature di giochi vegetali,
rispondenze con l’etere celeste
incombente sul mondo. Se ne permeano
fibre dormienti, nervature inerti
al prodigio di fuoco si rianimano,
pollini e semi vagano nell’aria,
imbastendo la trama della vita,
che ora ferve nel tronco dell’ulivo.
Cosí nel cuore il sangue risvegliato
dal richiamo solare urge a vivere
e come linfa a lungo trattenuta
si fa segreto anelito che preme
nei floemi, risale vena a vena
verso la fonte luminosa, schiude,
esito estremo di un’oscura lotta,
arpa e specchio di cose indefinibili,
l’arcano fiore delle tue parole.
Fulvio Di Lieto