Una redenzione urgente

Scienza dello Spirito

Una redenzione urgente

Pur nel legittimo godimento delle ferie annuali – consumate in larga misura nel mese di Agosto – è possibile che il periodo presenti l’opportunità per accostare considerazioni non di rado eluse sotto la pressione degli impegni quotidiani.

 

I profeti dell'Io

 

In relazione all’estremo grado di materialismo raggiunto dalla nostra epoca, in una conferenza berlinese del 25 gennaio 1912 (in: I profeti dell’Io, Editrice Tilopa) Rudolf Steiner afferma: «L’estremo materialismo, l’estremo monismo materialista, devono portare l’anima ad un limite dal quale, per propria opposizione interiore, essa muova verso un concetto che finora ha esercitato ben scarsa azione nel campo delle concezioni universali. …Al nostro concetto di ‘conoscenza puramente causale’ (da intendersi come ricerca del solo rapporto di causa/effetto nei fenomeni sensibili, n.d.r.) deve aggiungersi il concetto di ‘redenzione’. …La posizione in cui nel ricercare la conoscenza, l’uomo oggi si trova di fronte al mondo, non gli permette di trovare il vero. Concetti veri si conquistano soltanto quando, affrancati dal punto di vista attuale e dagli ostacoli che c’impediscono di vedere l’immagine vera del mondo, ci innalziamo ad un punto di vista superiore. Questa è ‘redenzione della conoscenza’».

 

In relazione alla genesi del monismo materialista, in una conferenza del 5 novembre 1911 a Lipsia (inclusa nella menzionata edizione Tilopa), il Dottore aveva disvelato un sorprendente retroscena: «Si può credere che vi siano delle ragioni oggettive per l’ac­coglimento di una concezione materialistica: invece, è l’assenza di interesse (c.d.r.) la causa del materialismo. Nessuno che abbia vivo interesse alle cose può essere materialista. …Chi osservi con vivo interesse, vede da ogni parte sgorgare fatti unicamente conciliabili con la conoscenza spirituale (c.d.r.)».

 

La disattenzione nei confronti di quanto avviene intorno a noi evidenziata come fattore rilevante della degenerazione materialista!!

 

Assenza di interesse

Assenza di interesse

 

Ma non è tutto: «L’assenza di interesse ha un’azione depressiva sul sentimento e conduce a debolezza di volontà». Volontà già in precedenza riconosciuta vittima del­l’esasperazione materialista: «Con una concezione monistico-materialista, ci si può mantenere saldi di volontà per due generazioni soltanto. Il materialismo non può soddisfare che due generazioni, quella che lo edifica, poi i discepoli immediati. …A chi riceva il materialismo come una concezione già compiuta …esso non potrà dare intima soddisfazione, sicché il malcontento interiore reagirà sul­l’anima e fiaccherà il volere». Volere che a sua volta non manca di riversare le conseguenze della propria debolezza sull’organizzazione fisica: «A seconda che sia sana o indebolita, la volontà lavora di notte sulle nostre condizioni di vita, fin nello stesso corpo fisico». Dunque una volontà indebolita agisce in modo negativo sulla salute del corpo; e come precedentemente delineato, la disattenzione verso quanto ci circonda indebolisce il sentimento: «Questo rimaner chiusi alle cose è una caratteristica che va sempre piú diffondendosi, e da esso dipende, in fondo, che cosí poche persone  s’interessino di problemi spirituali (c.d.r)».

 

Caparbietà

Caparbietà

 

E come una volontà debole incide negativamente sull’organismo fisico, cosí dal sentimento scarsamente sviluppato può scaturire anche un non lieve difetto morale: «A tale riguardo ha poi speciale importanza l’ostinazione, l’irrigidirsi nel­l’una o nell’altra cosa. Una vita del sentimento mal­sana, può anch’essa generare ostinazione. …Si vedono, talvolta, persone di debolissima volontà, impuntarsi su una cosa quando meno ci sarebbe da aspettarselo, ma se non cercano di combattere questa ostinazione la loro volontà si indebolirà sempre di piú».

 

Dunque un ulteriore sviluppo a dir poco sorprendente: la caparbietà – che a tutta prima sembrerebbe presentarsi come manifestazione di una volontà quantomeno immatura – quale conseguenza di un sentire malsano; disposizione interiore irragionevole ma comunque risanabile da coloro che ne prendano coscienza: «Se …si sforzeranno di reprimere l’ostinazione, s’accorgeranno di come ogni sforzo si accompagni ad un miglioramento dei sentimenti e ad un rafforzamento della volontà. …L’inte­resse e l’attenzione favoriscono dunque sentimento e volontà; l’ottusità e la testardaggine li danneggiano (c.d.r.)».

 

Il pensiero dedito all’osservazione

Il pensiero dedito all’osservazione

 

E per quanto concerne la facoltà animica ancora non menzionata, il Pensiero? Chiarissimo il corretto modus operandi: «Quanto al pensiero, noi lo educhiamo, lo rendiamo acuto, coltivando la dedizione (c.d.r.) nell’osservazione dei fatti e la penetrazione in essi. Non servono tanto gli esercizi logici quanto l’osservazione, il valersi dei processi della natura per penetrare nei suoi segreti. …Dedizione qui significa il tentativo di risolvere gli enigmi con il pensiero. (c.d.r.)».

 

Dunque la reale comprensione per quanto la vita ci propone molto può giovarsi di una costante dedizione a quanto ci circonda, in primis ai nostri simili; dedizione che, sviluppandosi sagacemente, genererà l’auspicata “redenzione della conoscenza”: un rinnovato entusiasmo gnoseologico non piú limitato alla sfera materiale ma sensibile al retroscena spirituale degli eventi.

 

Appare evidente come ancora una volta il risultato postuli il fondamentale atteggiamento costantemente richiesto da un vero  percorso interiore: totale dedizione all’oggetto della ricerca, liberi da ogni pulsione egocentrica.

 

 

Francesco Leonetti