Aspetti propedeutici alla Magia Solare di Massimo Scaligero

Esoterismo

Aspetti propedeutici alla Magia Solare di Massimo Scaligero

Massimo Scaligero a vent’anni

Massimo Scaligero a vent’anni

 

«Il corpo eterico è estraspaziale, il corpo astrale è estraspaziale ed estratemporale, l’Io è concepibile come il vuoto del corpo astrale medesimo. Si può anche dire che il corpo fisico è un corpo tessuto di spazio, l’eterico un corpo tessuto di tempo, l’astrale un corpo di Luce estraspaziale ed estratemporale, l’Io l’essenza della Luce, in quanto in sé identico al Principio della Luce. Si può dire che il rapporto Io-astrale-eterico-físico, o Spirito-anima-corpo, costituisce in sé una gerarchia».

 

Massimo Scaligero

 

 

Premessa

 

In un precedente articolo del settembre 2022 (“La Magia Solare secondo Massimo Scaligero”) fornivamo indicazioni circa un metodo di studio basato sull’estrapolazione di alcune frasi (intese come sutra o aforismi) associate ai primi capoversi di ogni paragrafo del testo Yoga, Meditazione, Magia, in particolare proponevamo la Parte Seconda dal titolo “Magia” con i suoi 19 aforismi. Nel presente articolo, con la stessa tecnica, proponiamo la Parte Prima, titolata “Yoga e Meditazione” composta di 22 paragrafi e quindi 22 aforismi, dove viene posta in essere l’attenzione sulla disciplina dello yoga e della meditazione, una via orientale che ha la facoltà di meglio far conoscere quella occidentale, le cui origini primordiali tuttavia erano già presenti in Europa nel periodo paleolitico superiore, prima ancora dei Veda e dei Tantra induisti.

 

Diffusione lingue indoeuropee

 

Fig.1, 2 – Diffusione temporale delle lingue indoeuropee dall’8500 a.C. al 500.

Fig.3 – Simboli runici (Sowull e Othala) presenti nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco (Salento).

Per approfondimenti: F. Corona Il culto del serpente e i riti iniziatici nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco – Roma, Atanor, 2017.

 

 

Possiamo con certezza matematica affermare che furono proprio le popolazioni nordiche degli Arii ad aver introdotto le tecniche tantriche nel Sud Italia, poi in Anatolia (8000 a.C.) e successivamente in India (1500 a.C.), in una progressione temporale che si sviluppa a livello migratorio in circa 8mila anni (nella mappa dal colore rosso al blu) e che include la stessa diffusione delle lingue indoeuropee.

 

 

L’Io e i tre corpi

 

L'Io e i tre corpi

 

L’uomo moderno in evoluzione spirituale ha la prerogativa di percepirsi come sintesi dei tre regni della natura (minerale, vegetale ed animale), tale sintesi afferisce ad un  Principio fondamentale che possiamo definire l’ Io o Atman o Sé o Coscienza Individuale. Questo Io interagisce  con il regno minerale, attraverso il suo corpo fisico, (anche noto nelle filosofie orientali come “sthula sharira”); poi interagisce con  la forza strutturante del regno vegetale, che forma il suo corpo vitale, o  eterico, (noto come “linga sharira” , un involucro che ricopre il fisico); ed infine il regno umano-animale connesso alla vita animica che opera in lui come corpo senziente, o corpo astraIe (noto come “kama rupa” che si compone di due livelli uno inferiore connesso al fisico ed uno superiore connesso all’eterico, entrambi rivestono il linga e lo sthula sharira). Il Principio della coscienza individuale o Io-Atman è essenzialmente di natura sovrasensibile, rappresenta il tessuto delle correlazione dei tre involucri, diversificandosi dagli altri per la sua natura spirituale.

 

Affinché l’Io divenga cosciente dei corpi che lo rivestono, in particolare di quello astrale superiore, è sufficiente che nella sua organizzazione astrale-eterico-fisica affiori la percezione dell’elemento eterico parzialmente dominato dall’elemento spirituale. Questa è condizione necessaria ma non sufficiente per connettersi ai livelli dell’astrale superiore, infatti solo le entità piú elevate del Logos possono concedere il completo dominio dell’astrale a colui che è meritevole di riceverlo.

 

Dei quattro princípi costitutivi dell’uomo, solo quello minerale è palesemente visibile, gli altri possono manifestarsi in relazione ai traguardi spirituali raggiunti. Tali traguardi dipendono da come si attuano gli insegnamenti trasmessi nella prima parte di questo meraviglioso libro, insegnamenti propedeutici alla seconda parte che affronta il tema cardine della Magia Solare.

 

 

Yoga e Meditazione nei 22 capoversi di Massimo Scaligero

 

Yoga Meditazione Magia

 

Esaminiamo adesso i 22 sutra o aforismi estratti dai primi capoversi della Parte Prima dell’opera:

 

I – Il Maestro. Un insegnamento riguardo alla capacità di riconoscere la “Via”, o il “Maestro”, ci viene dalla storia di Narota, asceta tibetano del X secolo, che, durante il noviziato, errando di contrada in contrada alla ricerca del proprio Maestro, Tilopa, si lascia sfuggire una serie di occasioni di ritrovarlo, perché ogni volta incontrandolo non lo riconosce: giunge talora persino a scagliarglisi contro.

 

II – La Ricerca. In ordine alla conversione del pensiero, si può dire che la conoscenza stessa delle vie orientali e tradizionali la esige, per non rischiare di essere snaturata.

 

IIIIl limite cerebrale. Per il pensiero, attuare la sua natura significa ritrovare il proprio ordine sovrasensibile, o il potere vivente della propria forma. Nell’attuale epoca, il ritrovamento di tale potere è il principio della Magia, sia come visione sovrasensibile (abhijña), sia come capacità di azione trasmutatrice (vibhuti) della natura sensibile.

 

IV – Superamento del limite. Il pensiero sub-imaginativo opera in una profondità in cui soltanto l’interna forza del pensiero può giungere con autorità: operando come opera la natura creatrice. Il sottoprodotto imaginativo acquisisce bensí l’autorità della natura, ma in quanto si esplica in un piano inferiore a quello della natura.

 

V – Quiete metafisica. La fenomenologia del pensiero liberato lascia intravvedere la zona in cui il potere originario dell’organismo animico-fisico opera come un pensiero superindividuale: del quale la polarità cosciente provoca, in conseguenza del suo essere riflessa come pensiero individuale, l’inversione della forza, gli istinti. In quanto riflesso, il pensiero non può dominare la forza.

 

VI – Via “occidentale”. La consapevolezza del processo del pensiero è illuminante riguardo alla responsabilità che, in quanto moderni e occidentali, si assume nella scelta di una via. Si è occidentali, perché si è andati oltre l’Oriente, mediante un’attività dello Spirito di cui spiritualmente non si ha ancora coscienza.

 

VIIEsoterismo e Scienza. Il meditare deve avere come fulcro l’autocoscienza, la dynamis profonda dell’esperienza razionale. In tal senso è l’uomo moderno che deve conoscere la meditazione, non l’uomo detto “tradizionale”, il cui còmpito è anzitutto diventare moderno: egli può conoscere la meditazione, a patto di penetrare le ragioni metafisiche del suo appartenere, almeno con il processo dell’autocoscienza, al presente tempo: il valore dell’esperienza moderna del razionale, della scienza, della tecnologia.

 

VIII – Il movimento puro. La concentrazione è l’operazione chiave del trapasso da grado a grado superiore della coscienza. Lo stesso tipo di concentrazione acquisisce valore diverso nei tre mondi in cui simultaneamente risuona – logico, animico, spirituale – a seconda del grado interiore dell’opera­tore, ossia a seconda del tipo di pensiero che giunge a sollecitare.

 

IX –Coscienza minerale. La concentrazione e la meditazione sono operazioni volte a esaurire l’umano: onde possa entrare in azione il Principio che domina l’umano. Di questo Principio tutti vanno affannosamente in cerca, ma nessuno oggi vuole privarsi di ciò a cui si appoggia perché l’uma­no permanga dominatore, ostacolando ciò che gli è superiore.

 

Concentrazione

 

X – Concentrazione. La concentrazione si pratica mediante l’evocazione di un oggetto, il cui significato sia assolutamente lineare. Non è il significato dell’oggetto che importa, ma l’attività del pensiero messa in moto per suo mezzo: attività che può essere tanto piú intensa, quanto meno il significato la condizioni. Perciò è consigliato l’og­getto facilmente afferrabile, meno significante. Si deve curare che l’intensità della concentrazione sia conseguita non mediante tensione mentale, bensí mediante sempre piú interna e incorporea forza di pensiero: forza che il pensiero normalmente impegna nel proprio movimento, ma in quanto questo diviene orma di un tema o di un oggetto.

 

XI – Meditazione. Il pensiero si ha sempre come forma, o come dialettica: mai come essere. L’essere però è sovrasensibile. La concentrazione si propone di sperimentare il sovrasensibile del pensiero, svin­colando questo dalla forma, o dal contenuto sensibile, mediante cui normalmente si manifesta. Dapprima perciò la disciplina comporta il còmpito di possedere il pensiero quale è, indi, grazie ad insistenza pensante, di vivificarne l’essere, cosí che questo prevalga sulla forma, sino a darsi come contenuto puro. Sperimentare il sovrasensibile del pensiero, è portarsi a un superiore grado della conoscenza, senza interrompere la continuità positiva della coscienza di veglia, anzi potenziandone la lucidità consapevole.

 

Il Metodo

 

XII – Metodo. È fondamentale per il discepolo rendersi conto che non sono i temi della concentrazione o della meditazione che debbono tracciare il cammino allo Spirito, ma lo Spirito stesso si giova di tali temi per enucleare se stesso, sino al momento in cui, in rapporto al grado di coscienza realizzato, li possa eliminare come impedimenti. Se il discepolo osserva, può constatare come ogni metodo tradizionale, proprio in quanto tradizionale, sia fuori della Tradizione, non avendo rapporto con la richiesta della tipica interiorità dell’uomo di questo tempo allo Spirituale. Il metodo “tradizionale” comporta temi di meditazione-con­centrazione, che tracciano preventivamente il cammino allo Spirito secondo un canone irrelativo alla sua attuale esperienza autocosciente, vincolando a simboli e riti, estranei all’esigenza di tale esperienza, cosí che l’anima s’identifichi con essi e ignori il proprio Principio: s’identifichi col nome sacro, col mantram, o con l’imagine mistica, e ignori la propria originaria forza libera dei tracciati metafisici, mediante i quali ebbe ad esprimersi un tempo.

 

XIII – Concentrazione profonda. Il pensiero della concentrazione e della meditazione, secondo il canone dei nuovi tempi, è in sostanza il moderno pensiero astratto-matematico, enucleato come movimento puro, libero di determinazione formale, epperò elevante a coscienza l’elemento d’im­personalità o d’obiettività, che gli è innato. Nel consueto procedimento scientifico, questo pensiero ignora se stesso, per farsi forma di un oggetto o di un tema. La concentrazione lo assume come moto astratto, o puro, fuori dell’oggetto, restituendogli la funzione per cui è sorto: di elemento dinamico dell’Io nella coscienza. L’iniziale forza di tale pensiero è l’astrattezza indipendente. Nel vincolarsi cognitivamente al fenomeno senza integrazione cosciente, lo scienziato perde di vista un potere dello Spirito.

 

Percezione pura

 

XIV – Percezione pura. La disciplina del pensiero è regolare e risponde all’esigenza del tempo, nella misura in cui dia modo al discepolo di riconoscere che cosa il mondo dei sensi chieda a lui. L’esperienza dei sensi può essere la via della elevazione o della degradazione, a seconda che sia la correlazione dell’uomo preso dai sensi, o dell’uomo indipendente. La mistica o la metafisica tradizionale, o la Gnosi, per quanto possano offrire insegnamenti al riguardo, non sono in grado di fornire la conoscenza di ciò che dall’essere psichico profondo domina il mentale dell’uomo attuale, imponendogli il dato esclusivo dei sensi: che è il reale problema di lui, della sua libertà.

 

XV – Anima razionale e Anima cosciente. L’arte spagirica del discepolo moderno consiste in un còmpito che nell’alchimia tradizionale viene indicato come un “separare il sottile dal denso”. Questa operazione, oggi, consiste soprattutto nel separare il contenuto sovrasensibile della percezione dalla forma sensoria. Nel percepire sensorio può essere sorpresa e contemplata la relazione segreta dell’Io con il mondo fisico: tale relazione appartiene alla zona della volontà supercosciente. Se si può parlare di forza magica, occorre riferirsi a una simile volontà, della quale si può dire che inizialmente fa sorgere innanzi a sé la scena quotidiana del mondo: un atto di cui occorre recuperare, mediante coscienza, la magia.

 

XVI –Soglia mentale. La presenza del pensiero nell’atto percettivo è immediata e adialettica. Che in tale atto operi ciò che del pensiero è potere di vita, o dynamis eterica, si può sperimentare: si può scorgere in esso il pensare uno con la corrente vitale del sentire e del volere, come nell’esperienza del “pensiero libero dai sensi”. Si può identificare un limite interiore a tale possibilità: limite che vale come soglia mentale all’esperienza sovrasensibile: ma si può simultaneamente riconoscere come questa soglia esiga essere superata nel veicolo della forza-pensiero che muove in essa.

 

XVII –Le Potenze dell’Anima. Un conseguimento decisivo per il disincantamento della Soglia mentale, è la possibilità di percepire obiettivamente il sentimento: arte rara, che nessuno yoga può dar modo di realizzare, non solo per la frattura profonda prodottasi nell’uomo attuale tra le forze del pensare e quelle del sentire, ma anche perché nel sentire è celato, inafferrabilmente alla coscienza riflessa, il segreto della forza magica: il sentire cosmico, l’antica forza magica: il sentire cosmico, l’antica forza della devozione e della fede.

 

XVIII –Ascesi della Volontà. Il sentire sconfina in alto come in basso. Un istinto diviene invadente nel veicolo del sentire che sconfina. Ma, come si è accennato riguardo all’elemento originario della volontà, un istinto può essere percepito direttamente mediante volitivo pensiero, o pensiero puro, fuori del sentire. Ciò costituisce l’inizio della delimitazione allo sconfinamento del sentire. Il sentire che sconfina, corrompe non il volere, ché non potrebbe, ma il senso della sua forza. La forza del volere che si lascia afferrare dal dominio fluido del sentire, diviene angoscia o paura.

 

XIX – Ascesi del Sentire. Occorre passare per l’ascesi del volere, se si vuole operare sul sentire, che, come si è accennato, è il veicolo dell’elemento inafferrabile della forza magica. Non si può operare direttamente sul sentire, né è saggio nella disciplina fare appello al sentire, fuori del suo immediato risonare secondo i contenuti della meditazione e prima di aver distinto da esso il pensiero e la volontà. Se si esclude la Scienza dello Spirito, a cui ci riferiamo, non v’è metodo tradizionale o moderno, che contempli la tecnica di una simile “esperienza pura” del sentire.

 

XX –Dolore e Illuminazione. Un sentimento raramente si dà allo stato puro: si presenta sempre come veste di una pulsione istintiva. Se si osserva il dolore, il senso di insofferenza con cui ordinariamente si subisce, viene dal fatto che gli è inseparabile un elemento d’ira, o di paura, o di brama, da cui riceve potere d’invasione della coscienza. di cui è normalmente compenetrato: immediatamente esso comincia a perdere il potere costringente, sino a vibrare nella coscienza come una forza, su un fondo calmo. Questo fondo calmo è l’àmbito dell’Io, che comincia a sperimentare ciò da cui prima era sopraffatto.

 

Yoga tantrico

 

XXI – Yoga Tantrico. Gli istinti sono potenze del volere sfuggite all’Io: perciò la loro dynamis si esprime con la stessa categoricità che le funzioni della natura. Tale verità fu intuita dai maestri dello Yoga Tantrico, che insegnarono un’arte di sorprendere la Forza originaria nel meccanismo degli istinti e nelle funzioni della natura. Lo Yoga Tantrico, pervenuto mediante qualificati presentatori in Occidente, è sembrato rispondere alla richiesta di un’esperienza sovrasensibile in senso cosciente, ossia parimenti conforme alla Tradizione e all’esigenza attuale di risoluzione di radicali dipendenze dell’individualità da un’inconscia natura etica o mistica. Lo stile di asciuttezza virtualmente ascetica del tipo moderno di indagatore, o di uomo di azione, realisticamente portato all’“agire per l’agire”, è sembrato che mediante quella disciplina potesse realizzare le forze da esso incertamente evocate.

 

XXII – Brama e rappresentazione. Chi crede di edificare la propria coscienza magica mediante tecniche orientali, o della Gnosi occidentale, non s’avvede di forzare il mondo dell’anima con moti psichici espressivi della soggettiva natura: rinuncia ad afferrare cognitivamente ciò da cui muove. Il miraggio di potere psicosomatico, che lo sospinge, è sostanzialmente in lui la brama che dovrebbe essere identificata dalla disciplina interiore, non ciò che la assume e la adatta a sé.

 

 

Considerazioni finali

 

Simboli neolitico

 

Abbiamo avuto modo di af­frontare gli aspetti salienti dello yoga orientale in un precedente nostro articolo (Le antiche e moderne vie del Pensiero e della Forza: lo Yoga regale). Avendo poi decodificato i simboli paleolitici e neolitici presenti nella Grotta dei Cervi di Porto Badisco afferenti all’innalzamento della corrente kundalini nei sette centri energetici ad opera dell’uomo preistorico protoario, possiamo affermare che tali riscontri confermano quanto promesso da Steiner e Scaligero sulle tecniche di ascesi contemporanea.

 

In realtà il moderno asceta può accedere in modalità facilitata ad una Forza Immanente in grado di vitalizzare le potenze dell’anima. Nel flusso volitivo mentale sull’oggetto della concentrazione, il tipo umano moderno può attivare contestualmente all’esercizio di concentrazione, la Shakti divina (che la tradizione tantrica associava al serpente kundalini), la Forza creatrice dell’universo, e potrà farlo in uno dei tre centri energetici principali (noti anche come Tan Tien): Testa, Cuore, Ventre.

 

È importante, dice Scaligero, esercitando le tecniche di visualizzazione e respirazione nel perimetro del magismo solare, ricondurre dapprima la Shakti attiva nel centro della testa per poi verticalizzarla lungo la colonna vertebrale eseguendo gli esercizi secondo il canone della Scienza dello Spirito. Questa opportunità ascetica moderna è sostanzialmente differente dalle tecniche dell’uomo protoario, che attraverso metodiche di Yoga Tantrico già presenti nell’Europa paleolitica, faceva risalire l’energia kundalini dal basso verso l’alto lungo i sette chakra. Il moderno asceta è facilitato da questo punto di vista perché costituzionalmente, con l’esecuzione dei cinque esercizi fondamentali dati da Steiner e ribaditi da Scaligero, realizza immanentemente un campo unificato di Forza-Pensiero-Sonorità che può condurlo ad immergersi nel Verbo-Logos.

 

 

Kether