Il tasso, morte e rinascita

Botanima

Il tasso, morte e rinascita

Ad Ecate, Dea degli Inferi, si sacrificavano a Roma tori neri inghirlandati con fronde di Tasso, che le era consacrato. Il legame di quest’albero con gli Inferi è testimoniato anche da Ovidio, secondo il quale la strada verso il mondo dei morti era ombreggiata da tali piante.

 

Tasso nei cimiteri

 

Era l’equivalente del cipresso per gli Etruschi, che lo ritenevano albero legato al culto dei morti. Di en­trambi è rimasto l’uso nei secoli di adornare i viali e le aiuole dei nostri cimiteri.

 

Nel Medioevo si favoleggiava che la Dea lunare apparisse a streghe e maghi con torce di Tasso in mano. L’eco di questa credenza si ritrova nel Macbeth di Shakespeare, nelle tre streghe che preparano nel calde­rone una mistura tra cui vi è anche «un rametto di Tasso reciso all’eclissi di luna».

 

Ad Eleusi i sacerdoti si cingevano di corone di Tasso che aveva il duplice simbolismo di morte ma anche di immortalità a causa delle foglie sempreverdi.

 

Nel Druidismo era considerato un albero sacro, tanto che molti oggetti di culto erano intagliati nel suo legno tra cui i bastoni dei Druidi stessi.

 

Secondo una credenza dei Cimri, gli antichi abitanti di lingua celtica del Galles, il Tasso sarebbe il piú vecchio essere vivente, potendo raggiungere i 19.683 anni.

 

Questi alberi hanno una crescita lenta e dopo aver raggiunto i 15-20 metri d’altezza smettono di alzarsi e si allargano nell’apparato radicale e alla base; il legno del Tasso è molto duro e resistente e mentre il nucleo centrale del tronco lentamente marcisce, strati di nuovo tessuto inglobano il vecchio legno morto proteggendolo e rinforzandolo. Perciò il Tasso si rinnova dall’esterno all’interno, la crescita tiene il passo al disfacimento, raggiunto il disfacimento completo l’albero può risorgere.  Ecco allora che non è solo “albero della morte”, ma pure albero della vita che continuamente si rinnova, e questo era uno dei motivi per cui il Tasso era considerato un “Albero Sacro”, specialmente dalle popolazioni del Nord Europa.

 

Il Tasso millenario di Tandridge

Il Tasso millenario di Tandridge

 

Studi accurati, fatti recentemente sull’età di questi alberi nelle Isole Britanniche, hanno identificato al­meno 413 esemplari con piú di 1.000 anni di vita; di al­cuni se ne data fino a 4-5.000 anni e il piú vecchio, il cui seme dev’essere germinato nella tundra post-glaciale circa 8.000 anni fa, si trova a Fortingall (Tayside) in Scozia. Probabilmente è l’albero piú antico del mondo.

 

Il Tasso ha sofferto nei secoli a causa della mano del­l’uomo, pare quasi impossibile ma una delle cause iniziali della sua scomparsa in molte parti d’Europa fu la richiesta del suo legno per farne archi e frecce.

 

Nel 1492 l’Inghilterra iniziò a importare legno di quest’albero, e il Parlamento decretò che ogni nave commerciale che faceva scalo in un porto inglese dovesse consegnare una partita di archi di Tasso per tonnellata di merce scaricata. Questo significò la morte per innumerevoli di questi alberi sul continente europeo, un tempo particolarmente abbondanti nelle Alpi.

 

Documenti di quell’epoca, ad esempio, attestano l’esportazione dalla Baviera e dall’Austria verso l’Inghilterra di poco meno di un milione di archi di legno di Tasso; nel giro cosí di cinquant’anni, in Baviera non rimase piú in piedi nessuno di questi alberi. Altro motivo della quasi scomparsa del Tasso fu l’aumento dei terreni a pascolo per il bestiame d’allevamento, furono estirpate cosí le giovani piante e abbattuti alberi vetusti.

 

Anche la superstizione, fomentata spesso dalla Chiesa del tempo, fu causa della distruzione di boschi di Tasso per la fama sinistra che il Tasso si era tirata addosso, come albero legato alla presenza di maghi e streghe, e sotto la cui ombra, se ci si fosse addormentati, si sarebbe rischiato l’avvelena­mento o peggio la morte.

 

Gli arilli rossi del Tasso

Gli arilli rossi del Tasso

 

Vero è che, come si è detto, tutta la pianta è poten­temente velenosa a causa di alcaloidi, efedrina e gluco­sidi dell’acido cianidrico, tranne l’arillo rosso che riveste il seme. Gli aghi sono la parte piú velenosa dell’albero, in primavera vi è una minore concentrazione di veleno, mentre in autunno e in inverno la concentrazione rag­giunge il massimo.

 

Anche se velenoso, come altre piante nella natura, ha proprietà che, specie nel passato, venivano sfruttate, ad esempio, come tonico cardiaco. In India le foglie erano usate per disturbi di stomaco e sotto forma di decotti per trattare i reumatismi, e i nativi americani le usavano per le loro proprietà anti-infiammatorie. Attualmente alcune componenti della pianta sono allo studio per appurarne le proprietà anticancerogene.

 

Il Tasso (Taxus baccata) cresce in Asia, nell’Himalaya, in Europa e in America. In Italia è presente su molta parte del territorio, ma non è comune allo stato spontaneo. Spesso è coltivato a scopo orna­mentale in parchi e giardini, poiché sopporta bene le potature. Gran parte dei “giardini all’italiana” che ebbero grande diffusione tra il 1600 e il 1700 avevano il Tasso come pianta fondamentale per le siepi.

 

Taxus baccata

 

Botanicamente i Tassi fanno parte di una famiglia piccola e isolata della classe delle gimnosperme. Super­ficialmente sembra che ci siano tante somiglianze con gli alberi ad aghi, ma per molti versi il Tasso è diverso, per esempio per il fatto che ha un solo seme racchiuso in un arillo carnoso invece di avere coni o pigne.

 

Nel Galles molti cimiteri cristiani sono stati co­struiti sopra precedenti siti di santuari celtici che ri­salgono all’Età del Bronzo. Molti di questi luoghi erano tumuli sepolcrali protetti da una recinzione circolare di Tassi, questi circoli sono tutt’oggi visibili anche intorno ad antiche chiese come quella ad esempio di Llanfihangel-nant-Melan che vanta alberi di questa specie di circa 1.800 anni.

 

Anche in Scozia, in un antico sito dell’Età del Bronzo, si trova un tumulo noto come Carn nam Marbh, il “Tumulo dei Morti” e per motivi a noi sconosciuti, gli uomini della cultura megalitica che costruirono Newgrange, Stonehenge e Avebury, volevano che i Tassi stessero a Nord dei loro tumuli sepolcrali. Tra il 3000 e il 3500 a.C. l’orientamento cambiò, in quanto cominciarono ad essere piantati lungo l’asse Est-Ovest, caratteristica questa che rimase anche nei siti celtici e piú tardi, con l’arrivo degli Anglosassoni in Inghilterra, questi presero l’uso di piantare i Tassi verso Sud.

 

la Runa Eiwaz

 

Anche le tribú dei Teutoni possedevano una tradizione molto ricca per quel che riguarda quest’albero: gli dedicarono una Runa, “Ihwaz” o “Eiwaz”, la tredicesima Runa, generalmente interpretata come quella che rappresenta la morte e la rinascita.

 

la Runa Yr

 

Le Rune scandinave hanno anche un secondo segno per il Tasso: “Yr” o “Algiz” che rappresenta l’Albero della Vita.

 

L’Yggdrasil, l’Albero del Mondo, per i Teutoni era un Tasso, non un frassino. L’antico norreno “Barraskr” indica la “cenere degli aghi” ed è de­scritto come un sempreverde. Il frassino non ha aghi, non è un sempreverde e non è neppure particolarmente longevo.

 

Nella cultura celtica il Tasso era associato alla conoscenza superiore e alla saggezza, e i Drudi, in Scozia, usavano bastoni di Tasso con tacche per segnare le fasi della Luna.

 

In Irlanda quest’albero era legato a tradizioni millenarie, l’Irlanda celtica era chiamata anche “Isola del Tasso”, sacro alla Dea Madre Danu, la madre ancestrale dei Tuatha de Dannan, i primi abitatori dell’isola, riveriti come Dei, e sul cui conto sono fiorite storie e leggende in cui sono coinvolti con il Sacro Albero del Tasso, come nella favola “Il Tasso dei figli in lotta” (Dindshenchas) che racconta le vicende in cui i protagonisti entrano in guerra per contese di territorio e sul luogo dello scontro finale Driadi benevole faranno crescere un grande bosco di Tassi.

 

Anche molti santi cristiani irlandesi, come ad esempio San Pàdraig, conosciuto come San Patrizio, iniziarono a pregare sotto Tassi venerati da sempre, o addirittura si ritiravano dentro il tronco cavo di uno di essi per ricevere ispirazioni. A Glastonbury, nei pressi della fonte, degli scavi hanno messo in luce il ceppo di un Tasso alla profondità di quattro metri e lo fa supporre esistente al tempo di Re Artú.

 

Nelle storie medievali di quei luoghi, il Tasso compare spesso collegato alle vicende tragiche degli amanti, come quella di Deirdre e Naoise, in cui un recinto di rami di quest’albero li unisce anche dopo la morte, lo stesso per Tristano ed Isotta, sepolti in una cappella dove un Tasso, cresciuto sulle loro tombe, alla fine si intreccia sopra il tetto, tanto che nel Galles l’albero viene chiamato “il gentile custode dei morti”.

 

Prima del Cristianesimo la morte non era percepita come qualcosa di definitivo, ma come un “pas­saggio ad un’altra vita”. Per gli antichi il confine tra il mondo dei morti e quello dei vivi non era reale e la morte continuava ad essere invisibilmente presente in tutte le occasioni importanti. Morte e vita erano una cosa sola e la natura lo mostra ovunque, ecco allora che il Tasso diviene l’albero dell’unità della morte e della vita, che trascende questo dualismo illusorio. Solo con la perdita della profonda compren­sione della morte è nata l’immagine distorta del Tasso come “albero della morte”, dove invece esso sta anche a significare la resurrezione e dovrebbe, perciò, essere considerato anche “l’albero della vita”.

 

Quando vi recate a visitare questo albero, avvicinatevi molto lentamente, immaginate la sua per­cezione del tempo, i giorni e le notti sono i suoi respiri, gli anni sono le sue ore, gli antichi Tassi sono abitati da esseri possenti e molto consapevoli. Incontrare e conoscere un Tasso, è come conoscere l’o­ceano, come essere trasportati dalle acque eterne della pace, sulle quali potrete galleggiare solo quando vi sarete arresi, lasciando andare ogni paura, non pretendendo piú nulla per voi stessi, nemmeno la vostra vita.

 

Un tasso di 3.000 anni

Un tasso di 3.000 anni

 

Nel vostro primo vero incontro col Tasso incontrerete la morte. L’albero vi chiederà di rinunciare a tutto quello a cui in genere vi aggrappate, e di sacrificarlo sull’altare dell’amore.

 

Senti il mio amore e la mia gratitudine,

prendimi e mostrami il sentiero

dove le anime e le stelle avanzano.

Colonna di sapiente silenzio,

che si ancora ai regni del Tempo,

tu dai mistica morte ai vivi

e porti la vita ai morti.

 

Davirita