L’India questa sconosciuta
Tenendo conto dell’enormità degli eventi geopolitici che stanno modificando il pianeta in questi ultimi decenni, dobbiamo riconoscere che l’Asia ha assunto e sempre piú assumerà un ruolo preponderante nella Storia. È sull’India che vogliamo concentrarci: nel ’900, l’India era sotto il dominio britannico, e il movimento per l’indipendenza cresceva.
Il Massacro di Amritsar (1919) esacerbò la rabbia popolare. Piú tardi il Mahatma Gandhi guidò campagne di resistenza non violenta come la Marcia del Sale (1930). Oltre a Gandhi ci fu un secondo eroe dell’indipendenza indiana, di cui non si parla mai.
Subhas Chandra Bose, in contrasto con Gandhi, fondò l’Indian National Army (INA) durante la Seconda Guerra Mondiale, cercando l’indipendenza con l’aiuto delle potenze dell’Asse. Anche se l’INA fallí militarmente, Bose rimase una figura importante del nazionalismo indiano. L’India ottenne l’indipendenza nel 1947, seguita dalla drammatica Partizione con il Pakistan, divisione dovuta a motivi religiosi tra induisti ed islamici. Durante l’adolescenza Bose fu molto colpito dagli insegnamenti di Ramakrishna e Vivekananda. Nel 1913 iniziò a studiare filosofia e conobbe il pensiero di Aurobindo, quindi studiò a Cambridge, ritornò in India e fu eletto e poi imprigionato dagli inglesi.
Nel 1930 divenne sindaco di Calcutta, poi arrivò l’esilio. Va sottolineato che Bose e molti nazionalisti indiani nutrivano speranze verso la Germania nazionalsocialista. Profondamente ostili al dominio britannico, molti indiani erano desiderosi di esplorare ogni possibile alleanza con potenze anticoloniali nel resto del mondo. Nel loro entusiasmo, ignorarono completamente gli elementi di razzismo anti-indiano dei tedeschi, considerando che fosse una facciata, per ragioni diplomatiche. I naziozionalisti indú credevano che, al momento opportuno, i tedeschi avrebbero sostenuto la loro causa. Ci fu anche un’alleanza tra Subhas Chandra Bose e i giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver cercato il supporto tedesco senza risultati significativi, infatti, Bose si rivolse al Giappone, che stava combattendo contro le forze Alleate. L’odio per la Gran Bretagna era troppo accentuato per comprendere che i giapponesi trattarono male altre popolazioni colonizzate, come i cinesi e i coreani, da subordinare al Sol Levante. Malgrado ciò, Bose si trasferí in Giappone e assunse il comando dell’Indian National Army (INA), che era stato originariamente fondato da Mohan Singh con il sostegno giapponese. L’INA era composta principalmente da prigionieri di guerra indiani catturati dai nipponici. Bose formò il governo provvisorio dell’India libera (Azad Hind) e, con l’aiuto del Giappone, cercò di liberarla dal dominio britannico.
L’alleanza con i giapponesi permise all’INA di partecipare ad alcune operazioni militari nella Birmania britannica (attuale Myanmar) e nel nord-est dell’India, ma l’esito finale fu la sconfitta dell’alleato. Tuttavia, Bose rimase una figura di riferimento del nazionalismo indiano. Nel 1945-1946, i principali leader dell’Indian National Army furono processati per tradimento a Delhi, ma il processo provocò una vasta ondata di solidarietà popolare e aumentò il sentimento nazionalista. Queste condanne, per eterogenesi dei fini contribuí a far crollare ulteriormente il sostegno al dominio coloniale britannico in India, accelerando il percorso verso l’indipendenza.
Cronaca, Storia, Leggenda
Il mancato legame tra Bose e i vertici del Terzo Reich sul piano della maya politica non deve trarci in inganno, effettivamente da parte tedesca ci fu indifferenza e razzismo nei confronti dell’India e delle sue popolazioni, ma è su di un altro piano che forze occulte hanno agito prepotentemente. Una frase di Massimo Scaligero, che spesso citiamo, tratta dal libro Il Pensiero come anti-materia rivela la questione: «V’è qualcosa al di sopra della cronaca, che è la storia, ma v’è qualcosa superiore alla storia, che è la leggenda».
Noi sappiamo che la cronaca è intessuta di menzogne propagandistiche, deformata dai vari apparati di potere e nel corso di questi anni, abbiamo sperimentato il livello, dapprima drammatico, oggi perfino risibile con cui i mezzi di comunicazione mainstream alterano i fatti della cronaca. La storia che emerge è ovviamente superiore alla cronaca sul piano della conoscenza, in quanto cerca razionalmente di documentare le proprie affermazioni.
Nel caso del rapporto tra l’India ed il Terzo Reich nel Novecento, la cronaca e i giornali hanno evitato di parlarne, tutta l’attenzione dei vincitori si è riversata sulla figura nobilissima di Ghandi evitando, oltretutto, di sottolineare che il Mahatma scrisse due lettere a Hitler, una nel 1939 e l’altra nel 1940. Nessuna delle due arrivò a destinazione a causa della censura britannica.
La cronaca occidentale, peraltro, non parla mai di Subhas Chandra Bose né dell’editore Asit Krishna Mukherji (pron. Mucagí) altra figura emblematica del nazionalismo indiano, che ritroveremo nel prosieguo. In questo caso è la storia che ci spiega un legame che mai si attuò sul piano politico, anche se Mukherji durante la guerra collaborò fornendo informazioni ai servizi tedeschi.
Rimane il fatto che la leggenda irruppe in modo dirompente e lo fece in modo anomalo, popolare, predialettico e lo fece creando una misteriosa risonanza tra il sentire simbolico delle popolazioni germanofone e quelle indiane.
Potere della svastica
Franco Giovi in un post del dicembre 2017 intitolato: “La croce rotante simbolo di liberazione dell’uomo – Oltre la maya delle ideologie del Novecento” ci fa notare quanto sia importante svincolare l’aspetto spirituale da quello politico. Al giorno d’oggi è fondamentale dissociare la Croce Rotante dai movimenti politici del XX secolo, come il nazismo e il comunismo sovietico, che la usarono, inclusa l’URSS, che stampò questo simbolo sulle proprie banconote prima del regime nazista. Rudolf Steiner disse che: «Questa immagine non è altro che la “copia” di ciò che noi chiamiamo “gli organi astrali dei sensi”. Per mezzo di certi esercizi, nella scuola occulta, l’uomo può formarsi gli organi astrali dei sensi. Questi organi astrali sono percepiti dal chiaroveggente come “ruote”, ovvero fiori di loto” (conferenza del 29.12.1907).
La svastica era, ed è tuttora connaturata al senso religioso degli indo-tibetani. Sta di fatto che proprio in virtú del suo potere magico-spirituale questo simbolo ha esercitato una enorme capacità attrattiva anche sui tedeschi, un’attrattiva archetipica, quasi la memoria di un cliché (come direbbe Maître Philippe di Lione). La forza di questo simbolo che richiama la memoria di forze eteriche, agí come catalizzatore sulle generazioni tedesche che sposarono il nazionalsocialismo. L’elemento leggendario e magico fu accentuato dal suono stesso della voce e dalle posture di Adolf Hitler. Posture pubbliche ampiamente studiate dall’uomo politico, ma non per questo meno ispirate, attrattive ed efficaci. In Oriente Hitler divenne immensamente popolare in virtú di tre componenti: a) l’uso della svastica; b) l’idea eroica di un combattente ispirato dal Cielo; c) il fatto che fosse sceso in guerra contro i colonialisti britannici.
Un delicatissimo intrico di comunicazioni spirituali
Ciò che non viene mai menzionato sui nostri libri di storia è che durante la guerra Adolf Hitler ottenne il rispetto e la venerazione di numerosi indú. Le restrizioni imposte dal dominio britannico spinsero molti a vedere il Terzo Reich, con la sua dottrina razziale e il simbolo sacro della svastica, come possibili alternative al colonialismo. Gli induisti, che hanno una fortissima inclinazione religiosa, videro Hitler come possibile figura redentrice e lo fecero oggetto di devozione, bhakti, mostrando le sue fotografie sul tempietto di famiglia assieme alle immagini delle loro divinità personali, fossero questi Vishnu, Shiva o un altro Dio. Fu con stupore e gioia che la scrittrice Savitri Devi per la prima volta osservò le riproduzioni fotografiche di Hitler sull’altare domestico delle famiglie indiane. Si noti: quando la Devi chiese a Srimat Swami Satyananda Giri, il presidente della Hindu Mission a Calcutta, se potesse fare riferimento a Hitler e al Mein Kampf nelle sue conferenze ufficiali, costui replicò che Hitler era per loro una incarnazione di Vishnu, il Dio che trattiene le cose dal precipitarsi verso la distruzione.
Satyananda Giri non era una figura marginale, ebbe un incontro molto speciale con Mukunda, in seguito noto come Paramahansa Yogananda. La loro amicizia divenne forte nella realizzazione dell’ascesi yogica. Entrambi ricevettero la loro Iniziazione al monachesimo da Shri Yukteshwarji. I riferimenti di Satyananda a Hitler come “incarnazione di un Dio” e come“Salvatore del Mondo” erano un luogo comune tra gli indú di casta elevata e non solo, la Devi riscontrò lo stesso tenore persino tra gli appartenenti alle caste piú basse, gli Shudra, che svolgono lavori manuali o servili. Tutto ciò ci riporta a quanto scritto nell’Archetipo del mese di agosto (Il Novecento tra Bene e Male), dove si è accennato per la prima volta alla figura del decimo Avatar di Vishnu che porta il nome di Kalki.
Maximiani Julia Portas, alias Savitri Devi
Ma chi era Savitri Devi? Facciamo un grande salto temporale e geografico e spostiamoci a Lione, città magica per eccellenza. Nell’agosto del 1905 ci fu la dipartita di Nizier Anthelme Philippe. Circa un mese dopo, sempre a Lione, nasceva una giovane che con il tempo si rivelerà intellettualmente molto dotata e decisiva per alcune indicazioni che ci ha lasciato in eredità. Maximiani Julia Portas, a differenza del cristianissimo Maître Philippe, che entrava e usciva realmente dal mondo spirituale e che conosceva il Sovrasensibile autentico, non era tecnicamente una veggente. La giovane in questione, di origine greca, avvertí una spasmodica attrazione sentimentale ed intellettuale per il politeismo e il paganesimo precristiano.
Nel corso della vita, dopo aver sofferto enormemente per la decadenza degli Dei greci, si fece induista, visse in India e sposò il bramino ed editore Asit Krishna Mukherji citato in precedenza. Savitri Devi fu chiamata e considerata “la sacerdotessa di Hitler”. Teniamoci forte: secondo Savitri Devi e Miguel Serrano (già diplomatico in Cile), che per primi lo intuirono e divulgarono, c’era relazione tra Adolf Hitler e l’entità Kalki.
Ma la parzialità ideologica della Devi e di Serrano non ha permesso loro di distinguere tra individualità e personalità. Non è un dettaglio filosofico: sia Savitri Devi che Serrano erano tradizionalisti, alla Evola per intenderci, e quindi privi della possibilità di comprendere che il sé spirituale può agire in modo difforme nel piano cosmico, rispetto alla volontà cosciente dell’individuo Hitler.
Superamento dello Yoga
Dobbiamo ora volgere l’attenzione ad un punto già esaminato in un altro articolo. Massimo Scaligero riuscí a superare il Tradizionalismo anche in virtú della prova della sua incarcerazione a Regina Coeli. Episodio descritto magistralmente nel libro Dallo Yoga alla Rosacroce. Si noti: quel titolo non può essere piú chiaro, lo Yoga per Scaligero era il mondo del passato di cui lui aveva avuto esperienza e che andava superato in una prospettiva Rosicruciana. Un motivo, a noi oggi comprensibile, per cui Scaligero accostò la figura di Julius Evola all’imperatore Giuliano detto l’Apostata. È chiaro: ambedue, Giuliano imperatore e Julius Evola come del resto la Devi, subivano la vivente nostalgia di esperienze precristiane.
Ritornando alla Devi ritroviamo altri dati sconvolgenti riguardo la sua interpretazione della figura del Führer da lei venerata come incarnazione di Kalki. La Devi ci fa notare trentanove tentativi di omicidio effettuati su Hitler, attentati da cui uscí miracolosamente indenne grazie alla forza del Decimo Avatar. Per la Devi è l’ulteriore conferma di una forza non-umana che si impossessò dell’uomo politico conferendogli forze eccezionali per contrastare i demoni del Kali Yuga morente. Ma è l’impostazione razziale ariana del nazionalsocialismo a colpire la scrittrice, e soprattutto l’ostilità verso le religioni come l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam. Per questo si batté per una rinascita dell’induismo.
Quella fatidica data del 1899
L’induismo castale non può che allontanarci (in quanto cristiani e cultori di una visione antroposofica), dalle concezioni razzistiche neo-ariane che la Devi propugnava, eppure c’è un altro fattore da prendere in considerazione. Esiste un legame tra un maestro indú venerato dalla Devi come Srimat Swami Satyananda (vedi sopra) e il suo maestro Shri Yukteswar.
Benché tutti i nomi di questi autorevoli maestri Yoga possano farci girare la testa, dobbiamo porre attenzione ai dettagli. Sri Yukteswar fu un astrologo vedico e un Maestro spirituale di alta levatura. Yukteswar fu a sua volta, e non è poco, il guru di Paramhansa Yogananda. Durante la sua vita egli rimase sempre in India. Questo Maestro è importante in quanto concordò, probabilmente senza una conoscenza diretta delle comunicazioni di Rudolf Steiner, con un dato fondamentale per la Scienza dello Spirito. Nel suo libro La scienza sacra, egli scrive che oggi non ci troviamo piú nel Kali Yuga, ma in un nuovo Dvapara Yuga (cominciato nel 1899), data questa che corrisponde a quanto comunicato dalla Scienza dello Spirito. Le date collimano. Il fatto che poi molti Maestri e una considerevole parte dell’induismo fossero consapevoli che la venuta di Kalki corrispondesse alla fine del Kali Yuga, ci riporta al punto focale della questione. Per l’induismo Hitler e non altri poteva essere posseduto dalle forze di Kalki. Questo aspetto per noi europei e cristiani può risultare incomprensibile, ma non dobbiamo incorrere nell’errore razzistico e neocoloniale di considerarci al di sopra delle religioni “primitive” del cosiddetto Terzo Mondo. Il Mahabarata che contiene la Bahavad Gita è e rimane un testo sacro della tradizione spirituale dell’umanità, e figure essenziali del movimento induista hanno venerato la figura di Kalki.
Il Decimo Avatar che arriva alla fine del Kali Yuga
La venuta di Kalki è presente negli scritti sacri dell’induismo, per la precisione nel quarto capitolo, versetti 7 ed 8 della Bhavad Gita, i quali, spesso ripetuti come mantra, piú o meno recitano queste parole: «Quando la giustizia è crollata, quando il male è trionfante, allora Io ritorno. Per la protezione del bene, per la distruzione di chi fa il male, per la fondazione del Regno della Rettitudine, Io sono nato piú volte, Era dopo Era». Quando un Dio scende dal Suo regno per manifestarsi nell’universo materiale in una determinata forma, Egli prende il nome di Avatar. Le emanazioni divine risiedono eternamente nel mondo spirituale e sono chiamate Avatar quando scendono nell’universo materiale. E Kalki è il decimo Avatar di Visnu.
Ora confrontiamo la Bhavad Gita con una poesia semisconosciuta scritta dal caporale Adolf Hitler sul fronte della Prima guerra mondiale. «A volte, nelle notti piú amare/ vado alla quercia di Odino nel boschetto solitario / a stringere un patto con le potenze notturne, / le rune mi vengono evocate dalla luce della luna / e tutti, coloro che durante il giorno si sono macchiati di impudicizia, / si rimpiccioliscono prima della formula magica. / Tali invece di sguainare l’arma per combattere / si pietrificano in stalagmiti! /Cosí i falsi sono separati dagli autentici, /raggiungo un nido di parole e dono ai buoni e ai giusti / con la mia formula magica benedizione e prosperità».
Ci troviamo di fronte ad una serie di coincidenze ingombranti che esigono una soluzione. Resta il problema che la figura di Adolf Hitler cosí come sembra emergere dalla narrazione dominante per un secolo, ci rende scettici rispetto al fatto che fosse un dio minore e non un diavolo ad occupare una personalità assediata e guidata da altri esseri. La vulgata della cronaca dei vincitori del conflitto spinge nella direzione dell’incarnazione del male assoluto, visto il numero di morti e distruzioni del conflitto, ma anche il punto d’osservazione induista ha delle ragioni che a un secolo di distanza non possono piú essere ignorate. Va altresí osservato che il termine daimon (δαίμων) nell’accezione pagana, greca e latina, non corrisponde affatto all’idea del diavolo o di Satana. Per Socrate era una guida divina, per Platone, era una figura intermediaria tra gli dèi e gli esseri umani, una sorta di spirito guida. Nel pensiero Platonico, il daimon non era una divinità completa né un semplice mortale, ma un essere che occupava una posizione intermedia nel cosmo.
La via lunare
Stiamo scrivendo di una via lunare che gli insegnamenti della Scienza dello Spirito indica con chiarezza essere stata tramandata dai Rishi dell’antica India. Si noti: c’è una ulteriore conferma di una ispirazione lunare nella sua poesia. Il caporale Hitler scrive testualmente: «a stringere un patto con le potenze notturne, / le rune mi vengono evocate dalla luce della luna». Non basta: l’esondante personalità collerica di Hitler non è affatto un elemento trascurabile. L’essere o gli esseri che lo possedevano gli rendevano impossibile un’ascesi solare fatta di equilibrio, pace con il mondo, esercizi interiori, di calma e meditazione. Inoltre, la ricerca di medium e veggenti che contrassegnò tutta la vita del Führer ci dimostra che non ha percorso un sentiero d’ascesi capace di condurlo, passo passo, verso il processo cosciente di controllo dell’Io nelle sue espressioni. Egli, a parte la venerazione assoluta e bhaktica per Richard Wagner, non ha seguito direttamente un vero Iniziato, che lo guidasse verso un percorso meditativo. Siamo quasi certi che Hitler non conobbe, nella vita a noi nota, la quiete profonda dell’atarassia spirituale e del Silenzio iniziatico degli yogi o dei santi.
Il suo principale contatto con le scienze occulte avvenne sul piano della coscienza dialettica, non dell’esperienza cosciente che porta al controllo del pensiero, del sentimento e della volontà. In età giovanile, è importante l’incontro con Jörg von Liebenfels, e costui non ci risulta essere stato un vero Iniziato, anche se bazzicava negli ambienti occultistici. Sebbene non ci siano prove certe di un viaggio in India da parte di von Liebenfels, la sua adozione della svastica e il suo interesse per simboli e idee esoteriche suggeriscono che potrebbe essere stato influenzato indirettamente dalle tradizioni spirituali orientali. Comunque, von Liebenfels lo prese in simpatia, trasmettendogli la fiducia in un credo nazionalista intriso di arcane teorie razziali molto simili a quelle dell’antica India.
Eppure, quel giovane austriaco senza particolari predisposizioni divenne per un breve periodo l’uomo politico piú carismatico sulla Terra. Riflettiamo attentamente: Hitler non aveva la forza economica familiare, o la spinta massonica, o la carriera militare per entrare nelle sfere decisionali della Germania, né aveva diritti di sangue per essere accettato dall’aristocrazia terriera degli Junker o qualsivoglia élite industriale. Non aveva neppure una cultura per farsi accettare dalla casta intellettuale e accademica. Non sapeva neppure riconoscere coloro che muovono le leve finanziarie del capitalismo apolide che governava il mondo. A parte l’avversione per gli Ebrei, egli non distinse tra questi gli appartenenti alla Cabala Ashkenazita e i semplici devoti a una comunità etnico-religiosa. In età giovanile fu, di fatto, un membro delle classi inferiori, privo di opportunità d’ascesa. La personalità umana di partenza era quella di un giovane austriaco abbastanza insignificante, che ad un certo momento diviene leader di una nazione.
Siamo però certi che egli ricevette, durante un’opera di Wagner, la prima comunicazione sul suo destino terrestre. L’individualità che si è “impadronita” della sua anima lo consigliò su come esercitare la fascinazione sul popolo tedesco. Egli si sentiva predestinato per uno scopo preciso, una persona che doveva realizzare la propria missione. Quando Hitler provava le posture comiziali dinanzi ad uno specchio, in ultima analisi, faceva sí degli esercizi, ma volti ad un’azione magica dettatagli dalla Voce che lo guidava. Egli seguí la legge, il Dharma, che altri mondi non solo gli suggerivano, ma tecnicamente gli imponevano, facendogli prendere posizioni in apparenza errate. Non si tratta di fare del giustificazionismo nei confronti degli errori e deli orrori di un periodo storico, ma piuttosto di comprendere che una parola definitiva sulle spinte metastoriche che portarono al disastro mondiale dell’altro secolo, deve considerare che “altri mondi” intervennero nella storia umana.
Piú di sempre il dito di Dio nelle pagine della Storia è intervenuto alla fine del Kali Yuga. Possiamo già ora intuire che due entità diverse “si contesero” l’anima di Adolf Hitler. L’una nazionalista, germanofona e razzista, che uscí fatalmente sconfitta, l’altra proiettata verso un domani piú spiritualizzato ed evoluto.
Il seme e la pianta
Come nel seme di una pianta il pensiero ci permette di vederne lo sviluppo rigoglioso e l’essenza futura di un vegetale, cosí noi possiamo vedere quello che l’entità Kalki, pur agendo severissimamente su una personalità umana, ha prodotto per eterogenesi dei fini, verso lo sbocco dei Tempi Nuovi. Esaminiamo ora lo sviluppo di ciò che è nato dalla sconfitta tedesca (indotta da Kalki) e come il seme maturato nel buio della guerra si sia sviluppato in positivo.
1. Per prima cosa gli europei occidentali, dopo la blitzkrieg che portò il conflitto in vari Stati, oggi non reputano concepibile una guerra tra nazioni confinanti. I nostri giovani viaggiano con indifferenza ignorando i confini. Il commercio e gli scambi hanno alzato immensamente il livello economico degli europei. C’è fratellanza in Europa, prima della guerra uno straniero era guardato con diffidenza e sospetto, i nostri giovani fraternizzano ignorando gioiosamente la nazionalità altrui.
2. In secondo luogo, la Russia ha trovato un’identità spirituale che solo la Grande guerra patriottica poteva dare, e questa nasce a causa dall’errore (già sperimentato da Napoleone) di invadere l’URSS. L’altro ieri fu Napoleone a rafforzare l’Impero degli Zar, ieri la Germania a consolidare definitivamente l’identità russa. Oggi la Russia è una potenza mondiale grazie alla volontà di uno spirito (chiamiamolo Kalki) che suggerí ad Hitler l’operazione Barbarossa.
3. In terzo luogo, gli immensi aiuti economici alla Russia che gli anglofoni furono costretti a dare per non soccombere, hanno permesso una modernizzazione dell’URSS e un grande rafforzamento industriale e militare di questa. Per 70 anni gli Stati comunisti hanno impedito una occupazione dello spazio sovietico e dell’Europa del patto di Varsavia, e mantenendosi piú “arretrati” hanno preservato meglio le tradizioni popolari.
4. La vittoria sulla Germania rafforzò Stalin, che divenne un padre della patria. In questo modo (non dimentichiamolo mai, con l’immolazione di milioni di russi) Stalin, malgrado i suoi inqualificabili crimini, riuscí ad eliminare il disordine leninista e trozkista che avrebbe inevitabilmente portato all’impoverimento e alla caduta dell’URSS ed all’assoggettamento di questa. Se oggi la Russia ortodossa è il baluardo spirituale dell’umanità, è per il sacrificio della Russia del dissenso e dei milioni di Kulaki massacrati nel periodo delle grandi purghe di Ezov.
5. Ogni idea di razzismo biologico dopo la cosiddetta Shoà è stata quasi cancellata, e la dottrina castale per trasmissione di sangue è stata espulsa completamente dall’immaginario della maggioranza dei popoli. Diciamo “maggioranza” perché la dottrina castale perdura segretamente nelle lobby finanziarie, che si ritengono autorizzate ad esercitare un segreto dominio sul mondo. È questa la degenerazione residuale e demoniaca del concetto di “aristocrazia degli eletti”.
6. Per quanto riguarda il razzismo diffuso nelle popolazioni, oggi perdura soprattutto nell’area semitica dove la componente sionista reputa ancor oggi i palestinesi e gli arabi una sotto razza. Parimenti la componente islamica ha maturato un odio viscerale verso tutti gli ebrei, odio che prima del 1948 non esisteva. In Medio Oriente, purtroppo, il razzismo esiste ancora.
7. La vittoria degli Alleati e delle lobby della Cabala nella Seconda guerra mondiale ha permesso a queste di dare il peggio di loro stesse, poiché con arroganza hanno perseguito il progetto di dominio del mondo. Se oggi la maggioranza dei paesi si schiera con i BRICS contro queste lobby arroccate in Occidente è perché le infamie del globalismo sono emerse nelle opinioni pubbliche.
8. La vittoria degli Alleati ha espanso le democrazie e queste nel volgere di mezzo secolo hanno mostrato il limiti insoluti della corruzione. Una soluzione Tripartita degli Stati diventa sempre piú indispensabile.
In conclusione: dobbiamo riconoscere che la severità e la crudele necessità di tutti questi eventi, che hanno dato un senso compiuto nell’evoluzione dell’umanità, deve essere ricondotta ad una entità che si è manifestata alla fine del Kali Yuga. Di certo Kalki simbolicamente aveva un destriero che si chiama Kallenki ma che per noi occidentali è rappresentabile come Eterogenesi dei fini.
Questo Avatar agí sopra un’unica figura umana che si trovò nell’occhio del ciclone, la sconfitta militare e politica di questo tedesco che probabilmente poté ripercorrere la propria vita nel Sud dell’Argentina, diede corso ad una vittoria evolutiva che non possiamo dire non sia Micaelita.
Salvino Ruoli