Come nei piú recenti,
anche quest’anno
un fragore di tuono
incrina l’aria,
un arco teso
dal deserto al mare
scocca a tratti bagliori,
scuote i monti.
Tracce sepolte
di carovaniere
emergono da sindoni
di sabbia,
veli del tempo.
Ai colpi di cannone
si ravvivano
ataviche memorie
di genti che,
ignorando stirpe e credo,
intrecciavano storie
e linfe animiche,
e scambiavano
sogni di ricchezza
ch’erano solo vita
spesa in pace.
Oggi invece la terra
geme, spasima,
e il suo delirio
partorisce morte.
Quanto sangue, Gesú,
per le contrade
che Ti videro
andare alla ricerca
dell’uomo che
non semina e non tesse
eppure anela
all’immortalità.
Non qui, non ora,
forse nel chiarore
che annuncia l’alba
delle Tue promesse,
sta nascendo con Te
la nuova specie,
che non di carne è fatta
ma di Spirito.
E non soffre, non dubita,
non muore.
Attraversa
la notte senza stelle,
certa che il Sole Invitto
splenderà.
Fulvio Di Lieto