«L’uomo crede erroneamente che lo Spirituale sia quello che egli si aggiusta come tale dentro di sé: ma proprio questo spirituale arrangiato nella psiche, deve sparire …se vuole che il reale Sovrasensibile penetri nell’Anima. Ma a ciò il veicolo attuale dell’uomo è la libertà». Cosí Massimo Scaligero si esprime in Reincarnazione e karma, ed. Mediterranee.
Chiunque abbia presente l’annoso dibattito in materia di libero arbitrio, legittimamente si chiederà come sia dunque acquisibile l’agognato traguardo. Immediata la risposta: tramite «un energico sforzo di liberazione dell’Io dall’antica anima senziente-razionale, mediante l’ascesi del pensiero (c.d.r.)».
Puntuale segue il richiamo alle due fondamentali discipline interiori – pane quotidiano quanto meno di ogni serio ricercatore occidentale – in grado di superare il menzionato servaggio ed aprire il varco al vero Spirituale; grazie a tali pratiche infatti l’anima «può accedere ad Esso mediante discipline di concentrazione e meditazione (c.d.r.)».
Veniamo qui rinviati al pilastro fondamentale dell’opera scaligeriana: la Liberazione del Pensiero, strumento straordinario, unico, ma ordinariamente asservito agli impulsi contingenti cui lo espone la sua dipendenza dall’organo piú contingente in assoluto: il Cervello. È la situazione ordinaria dell’umano pensare, oggi quasi interamente derubricato a mero strumento della dialettica, nella sua accezione piú comune definibile come arte di argomentare abilmente. Mentre: «Vero metodo esoterico è quello che dà modo di ritrovare la pura forza pensiero oltre la forma dialettica…» perché: «la forza predialettica (c.d.r) del pensiero… reca in sé la sintesi degli influssi spirituali del Cosmo».
Grandiosa immanenza per la cui realizzazione si richiede quale «opus esoterico fondamentale la redenzione del pensiero dialettico». Pensiero che l’Autore costantemente qualifica come “riflesso”, in quanto specchiantesi nello strumento cerebrale affinché concetti ed idee possano manifestarsi all’Io (come davanti ad uno specchio si rende visibile la propria fisionomia). Assoluta la coincidenza con le parole di Rudolf Steiner quando disvela come nel cervello siano riconoscibili le tracce di una attività di pensiero di cui l’organo cerebrale non è autore ma solo dinamico recettore, dal momento che l’attività in questione risulta integralmente generata nell’eterico.
Conseguentemente le tracce rilevate attraverso l’encefalogramma sono in tutto e per tutto equiparabili ai solchi lasciati da un carretto: metafora steineriana in cui il terreno fangoso rappresenta il tessuto cerebrale e le ruote che procedendo lo solcano, le azioni del pensiero.
Ad ulteriore chiarimento dell’approccio esoterico oggi richiesto, il testo scaligeriano sottolinea l’assoluta diversità in cui si operava in altri periodi storici: «I Santi e i Mistici del passato potevano aprirsi al flusso dello Spirituale, a condizione di vivere in uno stato di esaltazione dell’anima per il Divino …in tal modo indirettamente accoglievano in sé la forza trascendente dello Spirito: scioglievano l’anima dall’elemento personale e la rendevano capace di comunione con l’impersonale trascendente».
Polarmente opposta la via per l’asceta moderno che: «può accedere all’esperienza dell’Impersonale spirituale, direttamente, vivificando e rettificando, mediante il potere del pensiero liberato, cioè reso non dialettico (c.d.r.) l’elemento personale». Una rivoluzione davvero copernicana: la via non è piú quella di annichilire la personalità attraverso digiuni, mortificazioni et similia nel tentativo di domare un’anima illegittimamente vessata da passioni, brame, istinti, in conseguenza dell’alacre operare degli Ostacolatori. Al contrario: «L’Io deve essere rafforzato al punto che nella sua forza si manifesti il Principio trascendente. Per un eccesso volitivo di sé, suscitato mediante la pura forza pensiero, l’elemento personale consegue il proprio trascendimento». Evidente a questo punto la delicatezza del menzionato operare: agendo direttamente sull’Io si apre la duplice possibilità di un apertura verso il Sé superiore – che mai si separa dal Mondo Spirituale e da lí discretamente accompagna l’esistenza dell’Io contingente – o, al contrario, di un irregolare potenziamento di quest’ultimo: «Ogni fuoriuscita dal limite personale, che non si verifichi grazie ad un tale rafforzamento (cioè attraverso la descritta “praxis” liberatoria, n.d.r.) è inevitabilmente un fatto medianico».
Ancora una volta quanto precede ci rinvia alle due menzionate discipline, pilastri del Percorso maieutico antroposofico organicamente coinvolgente le tre facoltà del Pensare, Sentire, Volere alla luce di un fondamento morale assoluto: “Un passo nella conoscenza, tre passi nello sviluppo interiore”: atteggiamento cruciale nei cui confronti Concentrazione e Meditazione risultano vieppiú decisive in quanto consentono al Pensare di tornare ad abbeverarsi alla propria scaturigine sovrasensibile, sorgente degli impulsi morali: la Forza Pensiero viene cosí indirizzata in direzione opposta a quella ordinaria, di norma monopolizzata dal quotidiano verso l’elemento fisico/contingente.
Liberazione che, interpretando con acuta fedeltà la Rivelazione Steineriana, sostanzialmente costituisce la sintesi della ricca messe di oculate pratiche interiori presenti e ampiamente motivate nell’opera scaligeriana specifica: Tecniche della Concentrazione interiore, ed Mediterranee. L’asceta che attraverso le discipline nel testo configurate, almeno per una limitata porzione della giornata, sottragga il Pensare all’abituale servaggio al contingente e lo indirizzi verso il Sé superiore, arto in lui operante dal Mondo Spirituale, realizza il superamento dell’elemento egoico e si apre alla propria autentica Essenza: «L’Impersonale è la potenza personale dell’Io. …L’attività che nell’anima reca il potere impersonale, è il pensiero quando gli sia assicurata autonoma estrinsecazione (attraverso Concentrazione e Meditazione, n.d.r.) …L’individuale è vero soltanto quale strumento del Superindividuale».
Francesco Leonetti