Come nei numeri precedenti, persone presenti alla Lezione esoterica di Rudolf Steiner hanno preso appunti in modo diverso. In questo caso le tre versioni che presentiamo differiscono di poco ma si integrano tra loro, rendendo piú completa la trascrizione.
Versione A
Esso mi pensa: Ex Deo nascimur.
A partire da una missione mistica, si dà un linguaggio molto specifico per l’Europa centrale, in cui ogni singola formulazione, cosí come l’insieme, esprime qualcosa di occulto, ad esempio nella frase: Esso mi pensa, la e ampliata, esprime il divino che governa, tesse, crea nell’ordine del mondo e nell’uomo, la s detta in modo allungata: ciò che serpeggia attraverso ogni cosa, che scorre, che ondeggia [da onda], come fosse astrale.
Mi, cioè il mio Io. Quindi il divino è pensato nell’Io [nella versione B si dice: «Cosí il divino pensa il mio Io»]. (Svuotare l’anima e provare un sentimento di profonda devozione).
Secondo detto mantrico: Esso mi tesse. Di nuovo i poteri divini nella e, astrali nella s, e sentire la piú profonda reverenza e devozione.
Ora c’è un altro esercizio, la meditazione. Agli antichi Esseni era prescritto di non pronunciare una parola che si riferisse a cose mondane e materiali dopo il tramonto fino al sorgere del sole. Inoltre, ogni mattina prima dell’alba gli Esseni dovevano pregare con fervore implorando affinché sorgesse il sole e poi ringraziare la divinità per aver fatto sorgere l’astro del giorno. Esisteva persino una formula specifica: «Voi Dei, sono in debito con Voi…». L’uomo moderno non può piú praticare queste splendide ed edificanti pratiche e meditazioni. L’esoterista deve essere assolutamente vero, fedele fino nelle piú intime profondità del suo cuore, e sarebbe una falsità se l’esoterista di oggi in fervente preghiera ogni mattina invocasse l’alba e volesse ringraziare per questo.
Al tempo degli antichi Esseni si credeva ancora che il sistema cosmico non fosse affatto cosí fisso, ma che, per esempio, il corso delle stelle, eccetera, fosse soggetto all’arbitrarietà degli esseri divini, quindi che un giorno il sole non sarebbe sorto. Questo esercizio non è quindi nulla per l’uomo di oggi, perché l’uomo di oggi sa che esiste un sistema cosmico fisso. Sarebbe quindi falso se volesse fare questo esercizio. Anche il primo esercizio degli Esseni tra il tramonto e l’alba non sarebbe possibile ai giorni nostri. Ma l’esoterista di oggi sa che ogni notte il corpo astrale e l’Io lasciano il corpo fisico ed eterico. Ora l’esoterista deve portare davanti all’anima la rappresentazione che un demone si sia impossessato dei corpi fisico ed eterico e che il corpo astrale e l’Io non possano rientrare nella loro dimora al mattino. Al risveglio, l’esoterista dovrebbe ora chiedere alla sua anima: «Che cosa hai pensato, che cosa hai fatto poco prima del risveglio?». (L’esoterista avanzato lo fa con piena coscienza prima del risveglio!). All’inizio non si ricorda di aver pensato e fatto nulla. Ma dopo aver riflettuto su questi pensieri per piú tempo, arriva il pensiero – dapprima, per cosí dire, fuggevole, poi assume forme sempre piú consistenti –: «Hai ringraziato la Divinità che ti ha concesso il privilegio di risiedere nuovamente nel corpo che ha costruito, di rivitalizzarlo ulteriormente».
Siamo nati dal divino. Ex Deo nascimur. Dovremmo ripetere a noi stessi questa frase, questa triade ogni mattina e provare il piú profondo sentimento di gratitudine. La divinità ha costruito per noi il tempio del nostro corpo: ha costruito il nostro corpo fisico, eterico e astrale durante lo sviluppo di Saturno, del Sole e della Luna. Cosí ogni mattina abbiamo risollevato la nostra coscienza.
Quando attraversiamo la porta della morte, torniamo a uno stato di coscienza diverso. All’epoca degli antichi atlantidei esisteva ancora una coscienza luminosa. Alla sua morte, l’antico atlantideo entrava nei mondi spirituali con una chiara coscienza. Ma questa svaní gradualmente e nella quarta epoca post-atlantidea la paura dell’ignoto, dello stato di ombra, era cosí forte che il detto coniato a quel tempo – “Meglio mendicante sulla Terra che re nel regno delle ombre” – era una realtà. Dopo la morte, a quel tempo tutto era davvero oscuro.
Con l’Evento-Cristo tutto ciò è cambiato. Ricevendo il Cristo in noi, possiamo di nuovo arrivare al punto di poter entrare consapevolmente nei mondi spirituali dopo la morte – morire in Cristo:
In Christo morimur.
Bisogna sempre meditare su questa triade solo con un sentimento di profondissima devozione nel cuore.
E ora dobbiamo arrivare a divenire coscienti del nostro Sé divino; deve rinascere, per cosí dire:
Per Spiritum Sanctum reviviscimus.
Versione B
Dobbiamo diventare consapevoli di come i segreti spirituali siano nascosti nelle parole mantriche, fino all’interno dei singoli suoni. In forza di una missione mistica, gli Iniziati hanno donato all’Europa centrale una lingua molto specifica, nella quale ogni singola parola e la sequenza dei singoli suoni esprimono qualcosa di occulto, come nel caso della parolina “Ich” [Io], che contiene le iniziali di Jesus Christus.
Prendiamo la prima frase: Esso mi pensa: dobbiamo percepire la e come una e allungata che esprime ciò che è dominante, creativo, divino nell’ordine mondiale e negli esseri umani. La s, allungata, è quella che si snoda e ondeggia attraverso tutto, l’astrale, per cosí dire. Per “mi” possiamo anche pensare (interiormente) “il mio Io”, cioè: il divino pensa il mio Io. Allora svuotiamo nuovamente la nostra anima e sviluppiamo un sentimento di profonda devozione.
Esso mi tesse, cioè: il divino tesse il mio Io. Ancora una volta sperimentiamo le forze divine nella e prolungata, poi l’astrale: s, e proviamo nello stesso tempo un sentimento di profonda gratitudine.
Esso opera su di me, cioè le forze divine operano sul mio Io. Ancora una volta le forze divine si sentono nella e, poi l’astrale s, e proviamo nello stesso tempo un sentimento di profondissima reverenza e devozione. (Il testo seguente è identico, parola per parola, alla versione A, quarto paragrafo).
Versione C
Una missione mistica ha donato all’Europa centrale una lingua molto specifica in cui ogni singola parola esprime qualcosa di occulto, cosí come la sequenza, ad esempio, nella frase Esso mi pensa. La e è allungata due volte. Questa è l’espressione del divino che governa, tesse, crea, che fluisce nell’essere umano dall’ordine divino del mondo. La s – detta in modo allungato – è l’astrale che si snoda, scorre e tesse la sua strada attraverso tutto. Mi: questo significa il mio Io. Quindi: il divino pensa il mio Io. Quando meditate su questo, dovreste svuotare completamente la vostra anima e avere in essa solo il piú profondo sentimento di devozione.
La seconda frase mantrica: Esso mi tesse. Ancora una volta si sentono le forze divine nella e, l’astrale nella s e allo stesso tempo si prova un sentimento di profonda reverenza e devozione. L’esoterista di oggi sa che ogni notte lascia il corpo fisico e il corpo eterico con il suo corpo astrale e il suo Io. Ora deve portare davanti alla sua anima l’idea che un demone si è impossessato del corpo fisico e del corpo eterico e che l’Io e il corpo astrale non possono rientrare nelle loro dimore, e al risveglio deve richiamare davanti alla sua anima quanto segue: cosa hai pensato, cosa hai fatto poco prima del risveglio? L’esoterista avanzato fa ciò con piena coscienza prima del risveglio.
All’inizio non ricordate di aver pensato e fatto nulla. Ma dopo aver riflettuto su questi pensieri per un po’ di tempo, il pensiero si presenta, dapprima in modo fugace, poi assumendo una forma sempre piú consistente: tu hai ringraziato la divinità che ti ha concesso l’opportunità di risiedere nuovamente nel tempio del corpo che essa ha costruito e di occuparlo di nuovo. Siamo nati dal divino:
Ex Deo nascimur.
Dovremmo ripetere questa frase, questa triade, a noi stessi ogni mattina e nello stesso tempo provare la piú profonda gratitudine per aver immerso nuovamente la nostra coscienza dell’Io (Terra) nel tempio che è stato costruito per noi dalla Divinità attraverso l’evoluzione di Saturno, del Sole e della Luna.
Alla morte non abbiamo piú la coscienza del nostro Io terreno. All’epoca dell’antica Atlantide si entrava nei mondi spirituali con una coscienza luminosa, ma ciò si affievolí nel periodo post-atlantideo, nella stessa misura in cui si accese la coscienza terrena dell’Io. Nel quarto periodo post-atlantideo la paura davanti alla coscienza adombrata, dello stato sconosciuto, era cosí forte che in quel periodo fu coniato il detto: «Meglio un mendicante [nel mondo superiore] che un re nel regno delle ombre», tutto era davvero diventato ombra dopo la morte.
Con l’Evento-Cristo tutto questo è cambiato e, accogliendo il Cristo in noi, possiamo passare consapevolmente al mondo spirituale dopo la morte, ciò significa:
In Christo morimur.
Questa triade deve essere meditata con il sentimento della piú profonda devozione.
La coscienza dell’Io divino ci aiuta a farlo in questo. Deve nascere in noi affinché attraverso questa coscienza si possa penetrare nel mondo spirituale:
Per Spiritum Sanctum reviviscimus.
ei = rivelazione del divino nell’essere umano, davanti alla quale la timida reverenza si ritira.
ое = esprime ancora di piú questo concetto. Qui l’uomo si sente racchiuso nella sua forma e fuori dalla divinità operante.
Rudolf Steiner
Conferenza tenuta a Stoccarda, 17-20 febbraio 1913.
O.O. N° 266/3. Traduzione di Marco Allasia.
Da appunti dei presenti non rivisti dall’autore.
Versione A – trascrizione di Ida Knoch;
Versione B – trascrizione di uno sconosciuto; Versione C – trascrizione di Camilla Wandrey.