In molti dei testi sacri giunti fino a noi – appartenenti alle principali religioni e vie sapienziali antiche – l’uomo, la divinità e l’intero universo possiedono una struttura trinitaria. Questa conoscenza può essere ritrovata anche in pensatori che si sono mossi in territori apparentemente distanti da quello spirituale. Se la Trinità divina si riflette nell’essere umano creato a Sua immagine (Corpo, Anima e Spirito), perché non supporre che anche l’organismo sociale si fondi su una analoga struttura trinitaria (spirituale, giuridica ed economica)?
L’intuizione di Rudolf Steiner, che sta alla base di quella parte del suo pensiero che convenzionalmente viene chiamato Tripartizione sociale, è forse una delle tematiche piú attuali ed urgenti che, oggi piú che mai, è necessario riscoprire ed approfondire. Non è un caso che Steiner, che per qualsiasi altro tema (medicina, agricoltura, pedagogia…) si è sempre messo a disposizione, attendendo che fossero altri a chiedergli riflessioni ed approfondimenti (da cui poi sono nati i suoi cicli di conferenze piú famosi), per la questione sociale non ha esitato ad agire autonomamente, proponendosi egli stesso senza attendere inviti altrui. Erano gli anni in cui l’Europa usciva dal primo conflitto mondiale, e Steiner era molto chiaro nel dire che i veri motivi che avevano portato le nazioni alla guerra risiedevano proprio nella mancata comprensione della Tripartizione sociale. Il suo monito – che se non si fosse compresa in fretta la Tripartizione, presto si sarebbe rischiato un nuovo conflitto – era destinato purtroppo a rivelarsi esatto, anche se egli, scomparso nel 1925, non visse sul piano fisico l’avvento del secondo conflitto mondiale.
Oggi, purtroppo, non ci troviamo in condizioni molto diverse. Anche noi, lungi dall’aver compreso la Tripartizione, ci troviamo alle soglie di un terzo conflitto, tanto piú vicino quanto meno siamo capaci di tentare (anche alla luce del pensiero di Steiner stesso) la comprensione dei due precedenti. Come la riflessione spirituale di Steiner produsse, alla fine della Prima Guerra Mondiale, il suo I punti essenziali della questione sociale e tutte le conferenze che ne seguirono, cosí i Padri Costituenti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, produssero quel mirabile esempio di riflessione spirituale che chiamiamo Costituzione Italiana.
E sí, va detto con forza: la Costituzione è un testo sacro. Un testo che in realtà – nemmeno troppo velatamente a dire il vero – parla di spiritualità. Una e trina parte da qui, da una domanda provocatoria: «Se volessimo attuare la Tripartizione sociale in Italia, che ne dovremmo fare della nostra Costituzione?».
È sufficiente approfondire solo un poco il testo – ma soprattutto i verbali delle riunioni dell’Assemblea Costituente, una selezione dei quali viene riportata in appendice – per capire che molti tra i Padri Costituenti avevano ben chiaro che ciò che stavano facendo era un’attività spirituale. Non ci è dato di sapere se tra loro qualcuno conoscesse direttamente Rudolf Steiner, ma anche questo, tutto sommato, non è cosí importante. Le suggestioni che si colgono sono ugualmente chiarissime, e mostrano che, almeno nei primi 54 articoli che il libro prende in considerazione, non solo si nota una assoluta compatibilità con i princípi di Rudolf Steiner, ma spesso addirittura pare di vedere che i Padri Costituenti quasi abbiano strizzato l’occhio alla Tripartizione. E non solo loro.
Il cammino che Una e trina propone al lettore, gli offre – non a caso – tre compagni di viaggio: oltre allo stesso Rudolf Steiner, anche Simone Weil e Adriano Olivetti. Rileggere i primi 54 articoli della Costituzione alla luce del pensiero di queste tre grandi personalità ci può indicare quale debba essere oggi il compito di quanti, non riconoscendosi nella deriva materialista, sviluppista, tecnocratica, transumanista, intendano intraprendere un cammino alla riscoperta dei valori fondanti dell’essere umano. Compito che inizia con la consapevolezza della natura di quel lavoro, con cui si apre l’articolo 1 e che ognuno di noi è chiamato a svolgere: un lavoro spirituale.
Un’attenzione particolare, tra tutti i Padri Costituenti, è riservata a Giorgio La Pira, che piú di tutti, certo anche per la sua biografia, ha mostrato contezza del compito spirituale della Carta Costituzionale. Il suo dono piú grande, l’articolo 2, termina ricordandoci i doveri inderogabili di solidarietà “politica, economica e sociale”, tre ambiti molto vicini a quanto enunciato dalla Tripartizione di Steiner. E non può sfuggire che in Filosofia della libertà, egli affermi: «L’attività morale non sta nella distruzione di una unilaterale volontà propria, ma nello sviluppo pieno della natura umana». Oppure: «Quello che si chiama il bene non è ciò che si deve, ma ciò che si vuole, quando si sviluppi la piena e vera natura umana», mostrando una totale coerenza con quel “pieno sviluppo della persona umana” dell’altrettanto mirabile articolo 3.
Che non si tratti solo di vuote frasi, ma di impulsi spirituali veri, che possano produrre azioni sociali reali ce lo ha dimostrato con i suoi (pochi) scritti con le sue (tante) opere, il nostro Adriano Olivetti, che ben conosceva il lavoro di Rudolf Steiner e che apprezzava, e citava spesso, le riflessioni di Simone Weil. Il suo Ordine politico delle comunità, praticamente coevo della nostra Costituzione, mostra chiaramente come la Tripartizione si possa attualizzare e declinare per dar vita ad una società davvero a misura d’uomo.
La misura del nostro fallimento, della barbarie (anche costituzionale) in cui siamo sprofondati negli ultimi decenni, ma in particolare negli ultimi anni, sta tutta nella nostra sottovalutazione del pensiero di questi tre autori. Da dove ripartire dunque per ricostruire qualcosa di nuovo? Inevitabilmente dall’invito di Gandhi: «Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo», o dalla riflessione che fu già di Platone: «Prima di pensare a cambiare il mondo, fare le rivoluzioni, meditare nuove costituzioni, stabilire un nuovo ordine, scendete prima di tutto nel vostro cuore, fatevi regnare l’ordine, l’armonia e la pace. Soltanto dopo, cercate delle anime che vi assomiglino e passate all’azione».
Una e trina è un invito ad usare la Costituzione come via di meditazione, mostrando i nessi dei suoi articoli con gli scritti di Steiner, Weil e Olivetti (ma anche Platone, Dante, Brunetto Latini, Tommaso Campanella o quel Tommaso d’Aquino che non a caso La Pira considerava il suo principale punto di riferimento). La grande quantità delle citazioni proposte – di Steiner, Weil ed Olivetti – consente anche di farsi un’idea generale della portata del loro pensiero. Pur se indirizzato dichiaratamente ai “non antroposofi”, il testo non manca di spunti di riflessione che saranno utili anche ai piú esperti conoscitori del pensiero di Steiner, come ad esempio le relazioni tra i Dodici Sensi e i primi 12 articoli della Costituzione, o tra la struttura della Carta Costituzionale e quella del Padre Nostro.
In conclusione, una breve nota di colore: qualche arguto lettore, notando che il testo si apre e si chiude con due citazioni di Franco Battiato, ha sentenziato che tutto sommato anche l’intero libro potrebbe essere riassunto in un verso del Maestro, tratto da “New frontiers”, con cui non si può che concordare: «L’evoluzione sociale non serve al popolo se non è preceduta da un’evoluzione di pensiero».
Paolo Fusco, Una e Trina – Lettura spirituale della Costituzione Italiana
Anemos Edizioni Località Musignana 38 50022 – Greve in Chianti – (Fi) cell. 3711509529
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