I nostri animali domestici ormai siedono alla nostra tavola, piú fortunati di quelli nei nostri piatti. Piú o meno reclusi, si adattano ai nostri ritmi, spesso somatizzando anche le nostre difficoltà.
È a questo punto che si fanno nostri maestri, guidati dalla volontà e creatività del Mondo Spirituale. In modi diversi ci portano a prendere coscienza che qualcosa in noi è da cambiare o da trasformare, da conoscere, che qualcosa ci manca.
Se sono entrati nella nostra vita non è per caso! Ci offrono una buona scusa o meglio un’opportunità per sviluppare i sensi superiori valorizzando una relazione interspecifica che viene da molto lontano e destinata ad evolversi. Cosí la “vita da cani” oramai ha preso sfumature piú rosee, l’appellativo “sei un’oca” ci ricorda che il Nobel, Konrad Lorenz l’ha preso grazie all’ochetta Martina, e l’asino, che come equide ci ha donato l’intelligenza, ha il coraggio di “dire” IH-OH.
Franz Kafka, nel suo racconto spregiudicato “La metamorfosi”, entra nei panni di uno scarafaggio per descrivere l’incomunicabilità nel suo ambiente familiare, rendendo in modo letterario il concetto di Umwelt che il biologo tedesco Uexküll riferisce richiamando l’attenzione sul punto di vista degli animali nel loro mondo circostante. Gli scarafaggi hanno potuto cantare vittoria grazie ai Beatles, ma per questi insetti lo scenario cambia ancora: non piú ai nostri piedi ma sulle nostre future tavole.
Tutte le classi animali dicono la loro in modo archetipico a partire dallo Zodiaco, e qui solo il dialogo goethiano può far sí che ciascuno esprima il suo punto di vista, tenendo saldo il filo conduttore: il cammino evolutivo si compie insieme, in modo differente, con responsabilità che è il responso emancipato dai sensi di colpa. Con gratitudine possiamo rivolgerci ai regni di Natura con la poesia di Christian Morgenstern:
La lavanda dei piedi
Io dico grazie a te,
pietra silenziosa
e m’inchino davanti a te:
a te io devo
il mio essere pianta.
Io dico grazie a voi
terra e piante,
e mi chino davanti a voi:
voi mi aiutaste ad erigermi
nel mio essere animale.
Io dico grazie a voi,
pietra, erba e animale,
e mi inchino davanti a voi:
voi tutti mi aiutaste
a divenire me stesso.
Noi ti ringraziamo,
o figlio d’uomo
e ci abbassiamo
devotamente davanti a te:
perché per il fatto
che tu sei,
noi esistiamo.
Un grazie viene dall’unità
di tutta la divinità
e ancora dalla molteplicità
della divinità.
Nel ringraziare s’intreccia
tutto l’essere.
Per chi si trovasse ad accompagnare fino in fondo alla soglia della morte il suo amico con la coda, può essere una dedica d’amore in piú.
Dora Scialfa