La struttura umana
Considerata l’importanza che riveste, ripercorriamo gli aspetti principali di quanto trattato in precedenza. Tutto il percorso interiore dell’uomo va rapportato alla sua struttura: corpo, anima e Spirito.
Con il Corpo apriamo i nostri sensi al mondo fisico-sensibile.
L’Anima rappresenta la nostra interiorità, ciò che vive all’interno di noi stessi.
Lo Spirito è ciò che riusciamo a far vivere nella nostra anima e che ci rapporta a dei valori che non sono semplicemente sensibili ma che sono collegati a realtà che sono esistite, che esistono e che esisteranno a prescindere dalla nostra stessa esistenza.
L’anima, ovvero la nostra interiorità, può essere distinta in tre parti:
L’anima senziente, la parte della nostra anima dove vivono le sensazioni, e da queste sensazioni, in maniera quasi automatica, nascono emozioni ed impulsi. È la parte dell’anima strettamente collegata al mondo fisico-sensibile.
L’anima razionale che sta alla base di tutta la tecnologia (cioè quella parte della scienza utilizzata per fini pratici, prettamente umani) che ci consente di cogliere le leggi del mondo fisico-sensibile ed utilizzarle per fini personali ed egoici.
L’anima cosciente è la parte piú alta dell’anima, quella parte che brilla quando entriamo in connessione con delle verità eterne la cui esistenza prescinde dalla nostra stessa esistenza.
Per far nascere l’anima cosciente, deve essere attiva la parte centrale del nostro essere: l’Io. Noi possiamo entrare in contatto con le Verità eterne proprio perché nell’Io è presente lo Spirito. Steiner lo chiama Sé Spirituale (in Teosofia parla anche di diversi livelli di sviluppo di questo Sé individualizzato)
Il percorso interiore tende a far nascere l’anima cosciente, quella parte dell’anima che sta per nascere ma che ancora non si è sviluppata nell’umanità.
Possiamo dire che anche l’Anima senziente, se ben coltivata, può portare allo sviluppo dell’anima cosciente attraverso l’osservazione dei fenomeni della natura, o attraverso l’arte, e nel momento in cui l’uomo intuisce la verità eterna che sta dietro quella bellezza, l’anima senziente si evolve e si apre all’anima cosciente.
Lo stesso percorso può essere fatto attraverso l’anima razionale: lo scienziato porta avanti una ricerca per trovare delle leggi che sfoceranno poi in una tecnologia, ma in questa ricerca può essere illuminato dalla Verità. I valori eterni non sono una realtà esterna, sono la parte piú intima del nostro Io.
L’Iniziazione
Steiner ci indica una pratica che consente di intraprendere il cammino verso l’apertura dell’anima cosciente, una pratica che non implica l’allontanamento dalla vita di ogni giorno, anzi, il fine è proprio quello di portare il frutto del nostro incontro con l’anima cosciente nella quotidianità.
Vi sono anche altre vie nella ricerca della spiritualità, vie che comportano un allontanamento dal mondo. Steiner, al contrario, ci invita a coltivare questa qualità per portarla dentro la nostra vita quotidiana: l’uomo evoluto può rispondere con l’anima cosciente a ciò che il mondo gli chiede, a ciò che la vita gli porta incontro.
Gli atteggiamenti interiori per aprirci all’anima cosciente
La devozione. La via della devozione è il presupposto per qualsiasi reale cammino interiore. Guardando, ad esempio, un tramonto, possiamo restare nella gioia della bellezza e goderne con l’anima senziente, oppure possiamo aprire le porte che ci conducono verso l’anima cosciente, a quel sentire particolare che ci proviene dalla consapevolezza di una forza molto piú grande che esiste in quel tramonto. Ed è questo “qualcosa” che sta dietro al tramonto che ci suscita la devozione.
Ugualmente di fronte ad un’opera d’arte possiamo entrare nell’atteggiamento della devozione di una realtà piú grande.
Se l’anima senziente è poco evoluta, sarà piú difficile avvicinarci a questa realtà che va oltre, a questa dimensione eterna che in qualche modo riusciamo ad intuire.
Steiner dice che è molto fortunato colui che, da giovane, nell’incontro con una persona o nel recarsi in un luogo o nell’ascolto di qualcosa, ha vissuto questo profondo senso di rispetto, questa grande dilatazione del sentire. Un tale atteggiamento interiore che si è sperimentato, rimane impresso nell’interiorità, ed è questo “sentire” che assume importanza.
In fasi successive della vita capita di sorridere per aver avuto questa devozione per qualcosa che, forse, non meritava tanto. Ma Steiner ci insegna che il valore sta proprio nell’aver potuto coltivare la devozione, indipendentemente dall’oggetto verso cui l’abbiamo rivolta.
Senza devozione perdiamo la possibilità di avere uno sviluppo interiore corretto, proprio perché, senza la devozione, un percorso interiore può essere inficiato da una spinta troppo egoica, in cui manca l’aspirazione ad aprirsi a qualcosa di piú “Grande”.
L’astensione dalle critiche. È un atteggiamento strettamente collegato alla devozione. Noi siamo continuamente sollecitati a dare giudizi, ma l’astenersi dalla critica non implica l’ingenuità del non vedere le cose come sono, ma piuttosto nel cogliere qualsiasi evento come un momento di un processo evolutivo. Tutto è continuamente in movimento e tutti siamo dentro un processo di cambiamento e di evoluzione. L’anima senziente reagisce dando giudizi, proprio perché ancora basata sulla sopravvivenza: “giusto/non giusto”, “mi piace/non mi piace”, a seconda dei miei valori del momento. L’anima cosciente, al contrario, grazie ad aver percorso il sentiero della devozione, comincia ad intuire che esiste una realtà che va oltre, che su tutto l’accadere delle cose si esprimono leggi eterne, e quindi matura la capacità di astenersi dal giudizio e guarda agli eventi come momenti facenti parte di un percorso.
Questo atteggiamento di devozione va coltivato ogni giorno, con un atto volitivo e con quella stessa innocenza che avevamo da bambini. Le vie possono essere tante: l’arte, la natura, la lettura, la filosofia…
La calma interiore. È un’altra tecnica suggerita da Steiner che consente il passaggio dalla sfera sensibile dell’anima senziente a quella del sovrasensibile dell’anima cosciente.
Quando siamo immersi nella nostra quotidianità, nella maggior parte dei casi viviamo nella nostra anima senziente o, tutt’al piú, nella nostra anima razionale, quando siamo chiamati a fare delle scelte. Difficilmente riusciamo a muoverci secondo verità, in accordo con le leggi dell’eterno, ma vediamo le cose dalla nostra prospettiva, dalla posizione personale della nostra soggettività.
Steiner ci suggerisce di ritirarci, anche solo per cinque minuti, dal fragore della quotidianità e, da una posizione di pace interiore, rivivere episodi della nostra vita, in qualità di spettatori, e osservarli come se fossero vissuti da un’altra persona. Conviene iniziare rivolgendosi a qualcosa di antico, oppure anche a qualche episodio recente che però abbia un impatto emotivo piú debole, altrimenti l’anima senziente, con le sue emozioni, prende il sopravvento.
Nella quotidianità siamo immediatamente coinvolti, e non abbiamo la possibilità di essere spettatori di noi stessi, ma allontanandocene riusciamo a vedere la nascita delle nostre emozioni, e guardiamo a queste emozioni come se quel determinato episodio non ci riguardasse direttamente, come se fosse accaduto ad un’altra persona. E lo scenario cambia, emergono cose che non erano visibili quando eravamo emotivamente coinvolti. Entriamo cosí nella prospettiva dell’Uomo superiore.
Per gli esercizi proposti da Steiner, non sono, all’inizio, richieste qualità particolari: ognuno di noi ha vissuto momenti di devozione e ognuno di noi ha cercato di vedere le cose da un diverso punto di vista. È l’inizio della nostra trasformazione. Cominciamo a porre attenzione alla nostra vita interiore che normalmente viviamo in modo incosciente, proprio perché la nostra attenzione viene completamente catturata dal mondo esterno e siamo mossi dalle nostre emozioni senza neppure rendercene conto. Isolandoci e raggiungendo la dimensione della calma interiore, cominciamo a renderci conto dell’esistenza delle nostre emozioni e di come esse ci guidino. In questa posizione “superiore”, le emozioni scatenatesi immediatamente durante l’evento si spengono, non tanto perché soppresse o represse, quanto perché ci mettiamo a osservare l’evento da un diverso punto di vista. In tal modo, la nostra vita interiore cambia.
Accanto alla devozione e alla calma interiore, Steiner ci insegna alcuni atteggiamenti da coltivare per accedere ad un percorso interiore. Il primo è quello di essere molto presenti nella vita sensibile, rimanendo sempre “svegli” e “precisi” nel cogliere la realtà che si manifesta ai nostri sensi. Il secondo è portare questa maggiore attenzione verso la vita sensibile, anche nei confronti dell’interiorità.
Con questi presupposti, l’esercizio proposto da Steiner è di osservare i fenomeni del germogliare, di tutto quello che sta per nascere alla vita (le piante in primavera, le gemme). Accanto all’osservazione dei fenomeni del germogliare, del manifestarsi della vita attiva, indirizziamo la nostra attenzione anche ai fenomeni dello sfiorire, del decrescere, del morire. Il germogliare non ha una connotazione superiore o inferiore dello sfiorire. Quando ci mettiamo in contatto con le leggi eterne, andiamo oltre la dimensione del “piacere/non piacere” tipica dell’anima senziente. Nell’osservare il germogliare e lo sfiorire possiamo cogliere un sentimento molto sottile, simile al sentimento che nasce al momento del sorgere del sole. Quando invece osserviamo il fenomeno dell’appassire, quel sentire sottile (che appartiene all’anima cosciente e non piú all’anima senziente) è simile a quello che nasce al sorgere della luna.
Questo ci permetterà, nel tempo, di cogliere il sovrasensibile, che è sempre presente nel sensibile e, in un secondo momento, di saper cogliere il sovrasensibile anche quando il sensibile non si manifesta.
Quindi, riepilogando:
► osservare attentamente il fenomeno sensibile
► osservare attentamente il sentire che ne scaturisce
► coltivare questo sentire con la nostra attenzione in modo da farlo evolvere e sviluppare.
Lo stesso tipo di attenzione può essere portato nell’ascolto dei suoni della natura, del vento, dello stormire delle foglie, del mare calmo o in tempesta. Anche in questo caso noi reagiamo con l’anima senziente: ci piace o non ci piace, è bello o ci dà fastidio. Steiner dice di esercitarsi con i suoni emessi dagli animali, cogliere la nostra reazione con l’anima senziente e andare oltre, chiedendoci cosa esprime quel suono, cosa vuole comunicare al mondo, qual è la sua reale natura.
Questo è un esercizio che possiamo fare anche con una voce umana. Per noi è immediato dare un giudizio nei confronti di una persona nel momento in cui parla, e i giudizi non riguardano la voce ma quello che la persona dice. Mettendoci in una posizione di apertura interiore, nella posizione di devozione per quanto attraverso la voce si manifesta, possiamo sentire i pensieri che vengono espressi e scoprire quale sia la correlazione tra la voce e i pensieri. Il fatto di essere d’accordo o meno è irrilevante, dobbiamo toglierci dalla posizione di giudizio e metterci in una posizione di semplice ascolto: l’ascolto del suono unitamente all’osservazione dei pensieri. Ciò esige un atto volitivo di attenzione.
Con lo stesso atteggiamento osserviamo la differenza tra la pietra e l’animale: la pietra è immobile, l’animale è in movimento. Il movimento dell’animale è legato ai suoi impulsi, ai suoi desideri, alle sue passioni. Tra l’una e l’altro, si pone il vegetale, che ha anch’esso un suo movimento ma ben diverso da quello dell’animale. Osservando con gli occhi di un bambino, prestiamo ascolto al sorgere dei sentimenti che questa osservazione ci provoca rispetto a quella di una pietra, di una pianta o di un animale.
Uscire dall’ovvietà del quotidiano ci consente di aprirci alla meraviglia e di entrare nell’anima cosciente.
La meraviglia, infatti, rappresenta l’altra qualità fondamentale, accanto alla devozione, da sviluppare in un percorso interiore.
Non esiste alcun rituale, gli esercizi sono molto semplici, nascono dall’osservazione come atto volitivo, nella nostra interiorità c’è già tutto, dobbiamo solo farla fiorire e sviluppare, il maestro è dentro noi stessi, ed è lo Spirito.
Basta dedicare, nell’arco della giornata, dieci minuti alla calma interiore e cinque minuti alla devozione e alla meraviglia. Quando riusciamo ad accendere questa fiammella, sorgerà in noi il desiderio di tornare in quella posizione interiore e, lentamente, riusciremo a costruire questa apertura alle realtà eterne, al mondo sovrasensibile.
Il punto chiave, e ne parleremo, è la capacità di guidare l’attenzione: portare l’attenzione al proprio sentire, al mondo sensibile, implica un’attività specifica del pensare, la capacità di attuare una forma di concentrazione. Lo stato di concentrazione va coltivato; le persone che restano nell’anima senziente e nell’anima razionale hanno grandi difficoltà a mantenere uno stato di concentrazione per un determinato periodo.
In una fase iniziale del percorso interiore si potrebbe fare confusione tra le emozioni che nascono dall’anima senziente e il sentire sottile che nasce dall’osservazione attenta del mondo esteriore. Per distinguere le due diverse tonalità del sentire dobbiamo poter distinguere ciò che nasce da un’aumentata e piú profonda attenzione.
GLI ESERCIZI
La concentrazione è il primo degli esercizi considerati da Steiner fondamentali. Gli altri sono: l’esercizio dell’atto puro, l’esercizio dell’equanimità, l’esercizio della positività e l’esercizio dell’assenza di pregiudizio.
Nella devozione e nella calma interiore sono già presenti questi atteggiamenti, ma dobbiamo inserirli al centro della nostra vita interiore uno alla volta.
Nella concentrazione dobbiamo mettere al centro della nostra vita interiore un oggetto estremamente semplice (in seguito, Scaligero consiglierà un oggetto costruito dall’uomo)
La cosa importante è che nell’esercizio della concentrazione l’oggetto sia assolutamente nullo da un punto di vista emotivo, in modo da consentirci la pura capacità di attenzione. Per cinque minuti si cercano tutti i pensieri legati a quest’oggetto (un semplice spillo, un bottone, una matita…) e riuscire a vedere come è fatto, a cosa serve, come se dovessimo descriverlo ad una persona che non lo conosce e non lo ha mai usato.
Per concludere, abbiamo parlato dei primi passi per un percorso interiore:
► coltivare devozione e meraviglia;
► dedicare almeno cinque minuti al giorno alla calma interiore;
► osservare i fenomeni naturali del crescere e del decrescere e cogliere il sentire sottile che sorge;
► un semplice esercizio di concentrazione.
Tratteremo in seguito del frutto dell’aver coltivato la capacità di accedere al sovrasensibile e parleremo della testimonianza, attivata dalla Scienza dello Spirito, in cui Steiner ci parla dell’evoluzione dell’uomo e del cosmo, basata sull’osservazione del mondo interiore e sull’osservazione del mondo esteriore.
Fabio Burigana (2. continua)
Testo tratto da una conferenza tenuta a Trieste il 1° marzo 2016. La trascrizione della conferenza, rivista dall’Autore, è stata fatta da Marella, alla quale vanno i nostri ringraziamenti.