«Quanto deriva dalle nostre azioni terrene è diverso da quel che poteva essere secondo la decisione originaria degli Dei. Noi formiamo un’esistenza terrestre che non è come ci era stata destinata secondo la decisione originaria» R. Steiner. Chiedo cortesemente: ma chi era titolare della decisione originaria? Ringrazio anticipatamente.
Giada
La decisione originaria era delle Gerarchie, delle altissime Entità che sono state, ognuna cedendo una parte di sé, le nostre creatrici. Il dono però piú importante fatto all’uomo – esperimento mai tentato prima – è stato quello della libertà. E questa dà alla creatura umana la capacità di staccarsi dal Divino e anche di contrapporvisi. Il risultato, quindi, non è scontato. Potremmo anche scegliere di considerare importante, essenziale, solo la materia, ignorando del tutto lo Spirito. Diverremmo, allora, gelidi automi nelle mani del Principe di questa Terra. Ma se riusciremo invece a ritrovare, con le nostre forze umane, la Via verso la trascendenza, riscaldando il nostro cuore del purissimo Amore verso il Logos, divenendo tutt’uno con il Logos, porteremo al Mondo spirituale qualcosa che illuminerà tutta la creazione, rendendo l’umano la Decima Gerarchia.
Credo d’aver compreso la connessione cui accennava Scaligero, parlando della futura applicazione della triarticolazione sociale in Italia. La triarticolazione verrà portata grazie alla corrente di Federico II. La sua idea di Stato venne distrutta dalla dannatio memoriae. Sarà probabilmente proprio questa corrente ad occuparsi della triarticolazione in Italia. Il Dottore Angelico fu un cugino dello Staufer. Come “risuona” questo pensiero?
O.N.
Il Massimo Scaligero, ovvero Cangrande della Scala, era un ammiratore dei suoi grandi predecessori: il “Dottore Angelico” Tommaso d’Aquino, filosofo e teologo, e l’imperatore Federico II di Hohenstaufen, o Staufer, il quale sognava un’Italia unita, senza staterelli in perenne lotta l’uno contro l’altro, sogno che si spingeva fino all’unione delle religioni, a quel tempo ancora necessarie, e anch’esse in perenne lotta. Una lotta che dura tutt’oggi – quando le religioni dovrebbero essere superate dall’autocoscienza e dal rapporto diretto dell’uomo con il Divino – ma che permane, essendo ormai espressione piú di potere temporale che di guida spirituale. La damnatio memoriae c’è stata, e continua tuttora, ma noi siamo convinti che la Tripartizione finirà con l’affermarsi. Solo cosí la società troverà la strada indicata già nel cosiddetto Secolo dei Lumi con il motto dei Rosacroce “Liberté, Égalité, Fraternité”. Oggi dobbiamo riproporci quel programma di vita sociale disatteso nel Settecento e sfociato all’epoca nel suo contrario con la Rivoluzione Francese. Ripetiamo, come un mantra, le parole “Libertà, Uguaglianza, Fraternità”, finché riusciremo a comprenderle non con il Lume della mente ma con quello del cuore.
Sono convinta che dopo il periodo stressante della passata stagione, questa estate possa essere utile per uno stacco, anche se breve, dal ritmo frenetico cui inevitabilmente siamo costretti per gli impegni lavorativi e familiari, e anche per formulare nuovi propositi per il futuro. Come fare?
Silvana T.
Per uno “stacco”, piú che fare bisogna fare poco. Non è un invito alla pigrizia, ma a rallentare quel ritmo frenetico che si dovrebbe comunque limitare anche nel tempo del lavoro. Fare lunghe passeggiate, ritemprare corpo e anima, intensificare la disciplina interiore con i cinque esercizi, aggiungendo, se la vacanza si svolge in natura, quello della percezione pura. E magari ascoltare una delicata musica di sottofondo, come quella che Nicola Gelo ha dedicato a Massimo Scaligero.
Vorrei sapere se gli antroposofi, o meglio, se tutti gli antroposofi riescono a non cadere nell’errore della formazione di Egregore o se in passato è successo… Penso per esempio alle vicende accadute nell’ultimo periodo di vita di R. Steiner, di quello che dovette vivere nella Società Antroposofica…
Sabi
Gli antroposofi sono individui che non differiscono dalle persone che seguono altre vie o scuole di pensiero. Hanno pregi e difetti, slanci di impegno nella disciplina interiore e rallentamenti per periodi di stanchezza. Può accadere che alcuni fra loro, pur avendo per un periodo riconosciuto e accettato il proprio Maestro, o i propri Maestri, e ne abbiano anche difeso il pensiero e l’operato, s’imbattano in chi propina loro una visione contraria del personaggio, e accettino, senza verificare personalmente, la negativa valutazione del loro Maestro di riferimento. Senza arrivare alla definizione di Egregore, dovremmo parlare di fraintendimenti dovuti a mancanza di seri riscontri individuali. Quando compare nel mondo un personaggio che mostra grandezza interiore, saggezza, persino santità, intorno si creano due differenti correnti altrettanto sostanziali: quella della venerazione e quella dell’avversione. La prima aiuta ad evolvere, perché cerca di raggiungere un elevato modello; la seconda crea una inevitabile involuzione morale, psichica e spirituale.
Scrivo per segnalare un piccolo errore nell’interessante articolo su Alessandro Magno di Ovidio Tufelli. L’autore descrive cosí Filippo e Alessandro: “Alessandro era la gemma, Filippo la ganga. Il padre irsuto, tozzo, belluino, viscerale, sanguigno; il figlio cherubico, alto, biondo, slanciato”. Riguardo a Filippo, le fonti antiche non lo descrivono e l’unica cosa che si capisce dalle statue è che aveva la barba. Secondo il libro Philip II of Macedonia di Richard A. Gabriel, dall’analisi del suo scheletro pare che fosse piú alto della media, ma da quello che mi risulta non è che certo che quello scheletro sia davvero di Filippo. Riguardo ad Alessandro, invece, secondo le fonti antiche era piuttosto basso, basso anche per gli standard dell’epoca (circa 1,60/1,65 mt), con corporatura tozza e tarchiata (aveva il tipico fisico del collerico, insomma). Che non fosse particolarmente alto lo si può notare anche dal celebre episodio (rappresentato in molti dipinti) in cui la regina Sisigambi, madre di Dario III, scambia Efestione per Alessandro, in quanto Efestione era molto piú alto e prestante del re. Non è certo che questo episodio sia realmente avvenuto, ma chi lo ha scritto conosceva senz’altro molto bene Alessandro. Per quello che riguarda i capelli, sebbene in genere nei documentari, e anche ne film di O. Stone, Alessandro venga rappresentato biondo, non è certo che avesse i capelli di questo colore. Si sa che era di carnagione chiara, ma ovviamente questo non vuol dire che fosse biondo, infatti secondo alcuni aveva i capelli rosso rame. Nel celebre mosaico della Casa del Fauno, a Pompei, li ha castano chiaro. La stessa incertezza la si può ritrovare, ad esempio, nella descrizione degli eroi omerici: per alcuni traduttori erano biondi, per altri rossi. Purtroppo temo che la verità non la si saprà mai, dato che gli antichi avevano una percezione dei colori diversa rispetto a noi, quindi per loro qualsiasi colore compreso nel raggio dal castano chiaro al rosso, passando per il biondo, era la stessa cosa (credo che in greco questi colori vengano indicati tutti con la parola xanthos). Pare inoltre che l’occhio azzurro fosse il sinistro, non il destro…
Emanuela Cardarelli
L’immagine che Ovidio Tufelli fa di Alessandro è riferita a quanto la storia ha narrato nel tempo di lui in versioni che oggi appaiono controverse. Lo stesso Montanelli nella sua Storia del Greci cosí lo descrive: «…era bellissimo, atletico, pieno di entusiasmo e di candore». Le statue che Lisippo fece di lui lo ritraevano prestante e dai tratti puri e luminosi. Senza barba, con uno sguardo dolce e fiero ad un tempo, era il modello di persona al quale per secoli molti uomini cercarono di ispirarsi. Plutarco narra anche del profumo che emanava dalla sua pelle e la fragranza del suo alito. I suoi occhi avevano un fondo ceruleo ma uno dei due era piú scuro dell’altro. Il ritrovamento nel 1797 a Tivoli dell’erma di marmo, ora al Louvre, detta di Azara, che porta l’iscrizione “Alessandro, figlio di Filippo il macedone”, fece scrivere al celebre medico Dechambre: «Questo conquistatore dell’Asia univa la bellezza alla gloria». Un tale ideale di bellezza e armonia derivava anche dall’istruzione che il giovane Alessandro aveva ricevuto da Aristotele, che aveva temperato il carattere impetuoso del conquistatore, sopito nella vita ordinaria ma risvegliato in pieno sui campi di battaglia. L’attuale tendenza degli storici è di abbassare e ridimensionare ogni grande personalità che “ha fatto la storia”, esaltandone gli aspetti negativi e oscurandone quelli di portata universale. Per contro, piccole personalità, solo facenti parte di un gruppo di elezione, vengono esaltate e assurgono a vasta quanto usurpata notorietà. Sarà il tempo, e l’avvento di una nuova consapevolezza individuale e sociale, a ristabilire le giuste proporzioni.