Approdi

Poesia

Approdi

Terra, terra

 

Dal nero dell’abisso, nottiluche

salgono tremolanti, il mare brilla

dei loro fatui lumi, vivo argento

che tempesta la chiglia. Dove andiamo

interrogando stelle, consultando

portolani imprecisi? Terra piatta

o rotonda che sia, uguale azzardo,

servi del Sole o suoi padroni, persi

nell’ètere celeste, sconfinato,

nulla di cui ignoriamo la misura

noi smarriti migranti in vaghi peripli,

in attesa dell’alba, quando un tiepido

vento aliseo ci porterà gli umori

freschi d’aprile, da una terra ignota

indizi di promesse fioriture,

erbe nuove, un aprirsi di corolle

con sentori divini, e dal maestro

albero un grido sveglierà la ciurma:

«Terra, terra!», in risposta al fuoco acceso

sull’isola ormai prossima, segnale

di una vita diversa al suo principio:

sabbie, conchiglie, palme sussurranti

il benvenuto, e volti sorridenti.

Il paradiso, forse, o un lieve sogno.

 

                                                                 Fulvio Di Lieto