Oltre le dune fulminate, il mare.
Lo sappiamo per improvvisi umori
freschi, per aliti salmastri e lampi
di luce azzurra che disegna linee
di miraggi nel cielo, sopra i domi
giallastri delle sabbie. Luoghi arcani,
città remote, pascoli e foreste.
Noi sappiamo l’altrove e primavere
dove fiorire e pascere in serene
pianure d’erba e alberi per nidi.
E poi la voce, soprattutto, il suono
vibrante che ci chiama a popolare
la grande estate con le nuove nascite,
dando alla vita la misura e il tempo.
E allora, a stormo compattarci, prendere
quota, staccarci dalla terra, noi
resi leggeri per la volontà
che ci chiede l’azzardo, liberati
dalla pania insidiosa che ci tiene.
Cosí nel vuoto infine, alti, distese
le ali a frange, con le cartilagini
vibranti, il cuore cadenzato ai ritmi
di un motore perfetto. E ci stupisce
che allo zenith del volo un misterioso,
invisibile afflato ci sostenga
e ci porti alla meta che ci attende.
Fulvio Di Lieto