Nella turbolenza di alcuni eventi, ai miei 54 anni, decido di rinnovare la mia collaborazione con la rivista «L’Archetipo», portata avanti con maestria dai redattori, e intraprendo una nuova serie di brevi scritti ispirati alle opere di Massimo Scaligero, che porta nel cognome scelto il ricordo della casata dei Signori di Verona.
Scali-gero, colui che porta la scala. La scala dello stemma scaligeriano è composta di 4 pioli, con alcune variazioni: Cangrande vi introdusse in alto l’immagine dell’aquila imperiale per sottolineare la sua appartenenza alla fazione guelfa. E guelfo era Dante, grande amico e protetto di Cangrande, ricordato nel XVII canto del Paradiso.
Il motto degli Scaligeri recita in latino “nec descendere nec morari”, cioè né scendere né fermarsi, a sottolineare il carattere di conquista nel salire alle alte vette con meditata determinazione.
Per la nuova serie di scritti mi ispiro alle Variazioni Goldberg su un’aria del grande compositore Johann Sebastian Bach. Goldberg in tedesco significa “montagna d’oro”.
Invento le Variazioni Scaligeriane, in omaggio a Massimo Scaligero, di cui scelgo di presentare ogni mese una frase di uno degli scritti, a partire da L’amore immortale. Ogni frase ha un carattere mantrico, che richiede una assorta meditazione per poterne assimilare il contenuto denso di significati. La frase viene estrapolata dal contesto, come se vivesse a sé e generasse a sua volta nuove vite in nuove frasi che gemmano dalla stessa linfa.
Come premessa alla citazione scelta, introduco le diverse declinazioni del termine variazione in vari campi della conoscenza ad iniziare dalla musica, una specie di trattatello in 23 puntate. Apro un ventaglio dalla biologia alla botanica, alla pittura, alla poesia, alla geometria, alla mitologia, alla chimica, alla meteorologia, all’astronomia, alla matematica – regina madre del sapere – alla biochimica, all’arte del ricamo, all’arte marinara dei nodi, e per terminare alla medicina.
In ognuno di questi campi le variazioni si esprimono, ad esempio, negli isotopi radioattivi, nelle diverse gamme dei rossi o dei gialli, nelle forme delle foglie o nella loro disposizione lungo lo stelo, detta fillotassi, o nelle diverse narrazioni degli stessi miti o nelle forme geometriche o ancora delle stesse nuvole, come ci insegna ad osservare proprio il poeta-scienziato Novalis nello scritto I discepoli di Sais.
Mi soffermo in tre puntate sulla spirale logaritmica, che ho individuato, in diverse varianti, per rappresentare la biografia, locus di coincidenza del fisso e del volatile, del permanere e del mutare, di cui la variazione è l’elemento mercuriale includente entrambi. Tornano alla memoria le dispute filosofiche dei seguaci di Parmenide e di Eraclito.
Nelle prime Variazioni riporto la stessa frase di Scaligero per 2-3 volte, come ad evidenziare le diverse sfumature che possono essere colte, ramificazioni dello stesso tronco.
Da L’Amore immortale passo a Segreti dello spazio e del tempo, giro verso Graal, Saggio sul mistero del Sacro Amore, mi immergo a lungo in Guarire con il pensiero e di recente vado ad esplorare Iside-Sophia, la dea ignota.
Il modulo è identico, l’appuntamento mensile fisso è una disciplina dell’anima, ma l’atteggiamento interiore muta a poco a poco, a volte a balzi.
Nell’introdurre un nuovo testo, a partire da Graal, inserisco anche una citazione del “Maestro dei nuovi tempi”, come Scaligero chiama con affettuosa devozione Rudolf Steiner. Una variazione nella variazione, come per ritrovare le radici dell’apparire terreno del pensare vivente.
Nella lunghissima striscia sul testo di Guarire con il pensiero, un autentico manuale di scienza medica della guarigione, la meno frequentata rispetto alla salutogenesi e alla patogenesi, inserisco anche una frase di Fritjoff Capra, uno scienziato che ha avuto la spregiudicatezza di indagare ad ampio raggio la Scienza della vita.
Marina Sagramora cura la scelta dell’immagine per accompagnare il testo e ci dilettiamo a distanza nel cercare assonanze ed echi nelle rappresentazioni artistiche.
Le Variazioni camminano a fianco del percorso esperienziale-conoscitivo-sociale dei temi che ricerco, indago, incontro, discorro in vari contesti, converso con interessati e scrivo; evitano di spiegare i testi scaligeriani, piuttosto si incuneano fra le sue parole per farvi sbocciare nuove gemme: le Variazioni appunto.
Prendono nuova linfa quando diventano, sulla base dell’intuizione di un attimo, il modulo ispirativo per una paziente di dipingerle con la guida di un’arteterapeuta del colore, Daniela D’Alessandro, che opera con me e altri terapeuti al “Therapeuticum Heliopolis” di Bologna.
Le Variazioni sono i gradini di una scala, già calpestata piú e piú volte dal “Maestro del Pensare vivente”. I gradini cambiano nella materia di cui sono costituiti: a volte sono di legno, a volte di pietra, fino al duro marmo, a volte di alabastro, a volte sono cosparsi di petali di rose.
O capita, come recita Dante, di trovarli scivolosi quando troviamo i grani di sale dei nostri sforzi di pensiero.
E tocca rialzarci sotto i lumi della fiducia nella vita, che della scala rinnova il simbolo.
Cosí viene fortificata la nostra fiducia micheliana nel Pensare.
Angelo Antonio Fierro