D’estate il tempo è lento, non ha fretta,
svuota la sua clessidra grano a grano,
prende il suo tempo per meravigliarci
con fioriture portentose e spazi
aperti all’infinito, al gran silenzio.
Protèsi dalla riva, perlustrando
la vastità marina con lo sguardo,
ogni ovattata lontananza è viola,
bianca è la vela che virando piega
al vento che l’incalza la sua ala,
rútila il mare di monete d’oro
che un sole troppo prodigo disperde
onda su onda in scie riverberanti.
Chi le raccoglierà, chi ne farà
bottino di tepori per l’inverno
e luce per le tenebre dell’anima?
Dove sono i corsari, i naviganti
cercatori di favole e miraggi?
Non torneranno. Li ha ingoiati il vortice
del tempo, come fragili falene
ingurgitate da un camaleonte.
Non torneranno. Il tempo non perdona,
non perde tempo, e ciò che deve compiere
lo compie cancellando dalla storia
chi vive in libertà, senza legami,
oltre misura, non ha sosta e spende
ogni minuto come fosse l’ultimo.
Uomini che respirano scirocco,
aria salina corrodente il sangue,
perduti dietro sogni troppo grandi,
schiuma dei mari debordanti i limiti
dei planisferi, chiusi ai portolani
ordinati su calcoli di stelle
remote, troppo aliene, troppo vaghe.
Non torneranno dai randagi peripli
gli Olandesi volanti, condannati
da un interdetto a non trovare pace
finché un perfetto amore non li salvi
rompendo l’incantesimo. Girovaghi
con rimpianti di isole incrociate
il giorno prima e subito lasciate.
Non torneranno gli uomini sedotti
da sirene e tesori favolosi
e mai dopo ogni lotta posseduti.
Restiamo noi, sparuti cabotanti
di mari troppo esigui, illuminati
da stelle fatiscenti, con l’inganno
di Morgane e Cariddi rovinose.
Svenduti i sogni, occorre navigare
col rischio di trovare oltre l’ignoto
un Catai come il porto che lasciamo
e Shangri-La coi grattacieli e gli outlet.
Ma il compenso è nell’oro della vita,
che sia approdo o naufragio poco importa.
Importante è l’andare navigando
fidando nella bussola del cuore.
Finché una stella vivida farà
di favole e miraggi realtà.
Fulvio Di Lieto