La posta dei lettori

Redazione

La posta dei lettori

Si parla ancora di vaccini, e sono disorientata, avendo una figlia in piccolissima età e un altro in arrivo. Come regolarmi per quando in futuro dovranno andare a scuola? È vero che Steiner diceva di non vaccinare i bambini?

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Marianna C.

 

Rudolf Steiner non ha mai consigliato di non vaccinare i bambini. Questa è stata una deduzione fatta in base a quanto egli disse in una conferenza parlando di un’epoca futura (che potrebbe anche essere il nostro presente) in cui si sarebbero preparati dei vaccini per rendere materialiste le popolazioni già dalla prima infanzia. Queste le sue parole nel ciclo di conferenze Dietro le quinte degli eventi esteriori (O.O. N° 178): «Si cercherà di conseguire questo fine mediante la produzione di una specie di vaccini: come si sono inventati dei vaccini per proteggersi da certe malattie, cosí si scopriranno dei mezzi profilattici per rendere il corpo umano inadatto a consentire che l’anima sviluppi tendenze spirituali. Si vaccineranno gli uomini contro la disposizione alle idee spirituali. O per lo meno ci si proporrà questo scopo: si sperimenteranno dei mezzi profilattici perché sin dall’infanzia gli uomini perdano la tendenza alla vita spirituale». Steiner non ha naturalmente parlato nello specifico di quanto sta accadendo ora, ovvero del fatto che si vorrebbero iniettare dosi massicce di vaccini in bambini ancora lattanti. Per questa decisione anche noi abbiamo mostrato notevoli e giustificate perplessità. Non si può però ignorare l’aiuto che in passato i vaccini hanno dato alla scomparsa di alcune piaghe dell’infanzia, come la polio o il vaiolo. E a proposito del vaccino del vaiolo, ecco le parole di Steiner in Problemi di fisiologia e terapia alla luce della Scienza dello Spirito (O.O. N° 314): «Nel vaiolo il rischio di contagio è certo altissimo, ma attribuire la trasmissione a fattori puramente fisici è un pensiero superficiale, poiché proprio nel vaiolo la predisposizione psichica è molto importante. Prova ne è che si può evitare il contagio se si è in grado di mantenere il giusto distacco. …Personalmente non ho mai evitato di espormi ad alcuna possibilità di contagio, e non sono mai stato contagiato. Questo mi ha permesso di constatare che la semplice coscienza, la coscienza intensa della presenza di una malattia può essere causa della malattia a partire dal corpo astrale. La vaccinazione è una questione particolare. Se si vaccina un antroposofo, una persona educata in senso antroposofico, la vaccinazione non fa danni. La vaccinazione nuoce a chi coltiva in prevalenza pensieri materialistici. Allora la vaccinazione diviene una sorta di forza arimanica: la persona non riesce piú a liberarsi da una certa mentalità materialistica. …Non è affatto da escludere che la fede nell’efficacia della vaccinazione giochi un ruolo considerevole. Se si sostituisse questa fede con qualcos’altro, se si educasse l’uomo secondo natura per renderlo recettivo a qualcos’altro che non sia la vaccinazione, in modo da riavvicinarlo allo Spirito, lo si preserverebbe senz’altro da ciò che si insinua inconsciamente in lui: qui c’è un’epidemia di vaiolo! Si desterebbe in lui la consapevolezza che vi è un elemento spirituale, sebbene ingiustificato, dal quale salvaguardarsi. Si otterrebbero allora buoni risultati. Come bisogna comportarsi quando una simile educazione non è praticabile come nelle nostre regioni? Bisogna allora vaccinare. Non c’è alternativa. Non sarò certo io a consigliare un’opposizione fanatica a queste cose, e non solo da un punto di vista medico ma antroposofico generale. Noi non aspiriamo al fanatismo, ma a cambiare le cose in generale e con discernimento. Mi sono sempre opposto alle posizioni radicali tenute da amici medici, come il dott. Asch, che assolutamente non vaccinava. Sono sempre stato contrario. Tanto se non lo fa lui, lo farà qualcun altro. Un simile radicalismo è assurdo». Queste parole del Dottore ci fanno comprendere che dobbiamo agire con una coscienza desta e decidere a seconda dei casi in piena libertà e consapevolezza. Da notare però che si parlava di un solo vaccino, quello del vaiolo, e non di un mix di dieci vaccini, e a partire da zero anni!



Le parole di Massimo Scaligero sulla tecnica della Concentrazione sono polivalenti e di vasto respiro, in modo da essere suscitatrici della comprensione che il discepolo gli porta incontro per moto interiore destato e non passivamente assunte come un contenuto in sé conchiuso. La lettura dei testi ha senso se assunti come stimolo all’azione interiore o pietra di paragone per le vissute azioni interiori, divenendo una guida del cammino ascetico. In tal senso vedo una parte del testo dischiudersi, e un’altra velarsi. Durante l’esercizio infatti percepisco lo smarrimento dell’attenzione cui segue una pressione sul sistema psico-fisico, che, riconosciuta come contraria al senso dell’esercizio, viene corretta con una rinnovata forza dell’attenzione che sgorghi come una potenza di distensione piú che di sforzo, dal centro dell’essere. L’immagine si anima per virtú propria, e sussiste da sola; in realtà si anima da un volere piú radicale che mancando di tensione psichica appare come spontaneità dell’immagine. A questo punto però subentra uno stato di percezione che si anima in visione e inizia una sfilata di immagini delle piú varie e colorite… spesso orribili e irritanti. Massimo spesso condanna la medianità e ne spiega i motivi. Anche una concentrazione può essere assunta medianicamente e atavicamente coltivata per un non avvertito rafforzamento dell’ego. Questo percepire visioni non comprendo se sia manifestazione di quel tessuto ereditario depositato nel corpo e risorgente per una animazione dell’eterico corporeo, o se sia frutto di una liberata facoltà immaginativa derivante dall’etere incorporeo, avendo momentaneamente superato la cerebralità. Qui sta tutto: superare la barriera piú ingannevole: la cerebralità. Non voglio essere vittima di fantasmi evocati dal sangue dormiente nel corpo e crederlo il nobile e aureo Pensiero Vivente.

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E.T.

 

Nella domanda c’è già la risposta: superare la barriera della cerebralità. Questo è il lavoro che va fatto. Se sorgono immagini ingannevoli, devono essere ignorate e la disciplina va proseguita; se insorge la distrazione, deve essere rafforzata la volontà e il lavoro interrotto va ripreso con maggiore determinazione. Gli esercizi, se compiuti con continuità e serietà d’intenti, sono loro stessi a insegnarci come devono essere fatti. È bene affiancare alla concentrazione anche gli altri esercizi, perché tutto il nostro atteggiamento interiore deve modificarsi e affinarsi. Un grande aiuto può venire inoltre dall’esercizio della Rosacroce, che purifica e allontana le insidie degli Ostacolatori. Quando il pensiero vivente si attiva, non c’è possibilità di scambiarlo per la sua contraffazione.



Anche se in qualche momento, durante l’esercizio della concentrazione, arrivo a conquistare il pensiero libero dai sensi, o almeno credo di esserci arrivato, perché poi durante la vita di tutti i giorni è cosí difficile mantenere quel livello?

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Gianfranco R.

 

L’abitudine all’indipendenza del pensare può essere realizzata anche piú volte al giorno, ma poi si deve tornare una persona come tutte le altre, senza portare nella quotidianità l’intero bagaglio delle conoscenze esoteriche acquisite, in modo da non guastare la propria azione umana spontanea, persino a volte considerando gli eventi e le persone dall’alto, come se si fosse al di sopra delle beghe quotidiane. Si deve agire secondo quello che si è nella propria realtà umana, perché nella spontaneità agiscono le forze che si sono sollecitate nella meditazione. È bene dedicarsi, in vari momenti della giornata, alla disciplina interiore, ovvero, oltre alla concentrazione, anche agli altri esercizi formativi: l’azione pura, l’equanimità, la positività e la spregiudicatezza. Questi esercizi culminano in quello dell’equilibrio creativo, in cui tutto il lavoro interiore si collega con il principio superiore della coscienza. Bastano pochi minuti, non occorre dedicare un lunghissimo tempo alla pratica. Poi si deve però ritornare al quotidiano con quella presenza spontanea che rende oltre che gradevole anche proficuo entrare in contatto con un discepolo della Scienza dello Spirito.