Presupposto che il lettore ci abbia seguito nei modesti tentativi volti a lumeggiare la pratica riguardante i 6 Esercizi (www.Il potere solare del pensiero) e la metodica di una terapia del Pensare riguardo ai nessi karmici individuali e collettivi (www.Il karma e la terapia del pensare), proviamo a delineare brevemente un orientamento morale, operativo dunque, concernente il legame fra i vivi e i morti.
I pensieri dedicati da Rudolf Steiner al legame tra i vivi e i morti si prospettano, come sempre, sotto dodici differenti angolature. Una insuperabile sintesi iniziatico-solare della quaestio metafisica si può trovare in Reincarnazione e Karma e in Dallo Yoga alla Rosacroce di Massimo Scaligero. Unico intento di queste note è, invece, quello di tentare di fornire una piccola zattera all’adepto che debba, se il suo Karma lo consente, se la sua Volontà si rivela pronta, navigare nell’oceano.
Dunque, lo studio meditativo dei saggi e delle conferenze dedicate da Rudolf Steiner alla questione della commemorazione dei Defunti è un passaggio ineludibile e necessario della navigazione, dopo che si siano intensamente studiate, con devozione, le dinamiche noetiche insite ne Il Cristianesimo quale fatto mistico (O.O. N° 8), nel Vangelo di Giovanni (O.O. N° 103) e ne La filosofia della Libertà (O.O. N° 4). Lo studio propedeutico del saggio scritto Teosofia (O.O. N° 9) è certamente indispensabile. Cercheremo, in questo contesto, di limitarci alla possibilità operativa nel qui ed ora: a noi interessa esclusivamente comprendere cosa possa fare un umile ma volonteroso neofita senza disperdersi in troppe parole o in lunghi viaggi spiritualistici che possono divenire trappole dialettiche.
Va tenuto presente che nel mondo della comune vita di veglia, diretta dallo stadio di coscienza caratterizzato dalla percezione sensoria e dall’attività intellettiva subordinata alla necessità dei legami percettivi mediati dall’organo cerebrale, il Defunto non ha accesso diretto. Noi possiamo vivere in un universo comune con i morti se, forti ed incoraggiati dalle rappresentazioni immaginative della Scienza dello Spirito, tentiamo di disciplinare il mondo interiore del Pensare e del Volere. Abbiamo già indicato nella disciplina della Concentrazione (www.Il potere solare del pensiero) la chiave operativa ineludibile mediante la quale iniziare la perigliosa navigazione. Il discepolo, dopo anni di disciplina, impara gradualmente, se non a ricevere “ispirazioni” dirette, stadio di per sé già iniziatico, quindi rarissimo, se non altro a saper attendere in stato di veglia potenziali rivelazioni noetico-immaginative che si caratterizzano per la loro “a-mistica” concretezza. Tale facoltà può essere identificata come una Forza di consapevole passività: capacità di aprirsi, per quel che consente il grado morale individuale, all’attività vivente e oggettiva del Pensare universale. Lasciando fluire la forza Pensare in noi, senza anticiparla prima, senza respingerla poi.
Il nostro mondo fisico-sensibile ha, secondo le Immaginazioni cosmiche della Scienza dello Spirito, la sua origine nell’ondeggiante, fluttuante mare dei Pensieri archetipici. Lo studioso sincero e interessato può soffermarsi nello studio meditativo delle quattro regioni del Devachan ben rappresentate ne La saggezza dei Rosacroce (O.O. N° 99); esulerebbe dal tema proposto una simile descrizione. L’educazione scientifico-spirituale del pensiero ci porta nella sfera che abbiamo in comune con i Defunti: questi ultimi, infatti, non possono penetrare nel mondo che noi percepiamo con i sensi ed elaboriamo razionalmente con l’intelletto, ma comunicano direttamente proprio con il fluttuante mondo noetico-immaginativo. Le «Onde che si infrangono contro il vento» di Turner (1840) è una significativa realizzazione secondo tale comprensione immaginativa del reale.
Un secondo mezzo di corrispondenza con i cosiddetti morti si ha sviluppando una estrema attenzione nell’osservazione di intime, sottili connessioni di vita. Giova a tal punto riportare un esempio concreto: si immagini che un giorno si debba prendere un treno per un viaggio, ma interviene un impedimento e il progetto naufraga. Tempo dopo, veniamo a sapere che quel viaggio non si sarebbe ugualmente realizzato, in quanto un guasto del treno, ad esempio, avrebbe reso impossibile la sequela di coincidenze. Eventi simili, anche piú sottili, si presentano tutti i giorni nella vita. Quasi sempre, passano inosservati. Teniamo solitamente conto solo del fatto accaduto, non di quel che sarebbe potuto accadere. Pochissimi hanno la consapevolezza del continuo trasformarsi di forze ed eventi nella concatenazione dei fatti predisposti. Pochi arrivano a percepire che sulla nostra vita grava continua un’atmosfera di possibilità. Molteplici sono gli eventi diretti da elementi imponderabili ben oltre la logica deterministica di causa ed effetto. Una acuta osservazione, come è quella cui Rudolf Steiner ci invita ne La filosofia della Libertà, conduce a un senso del karma, del destino: il ponte diretto con un morto cui ci ha unito la comune vita, o con cui ci unisce una comune aspirazione karmica di fedeltà metafisica alla Tradizione solare, è cosí rappresentato proprio dalla lettura rituale (ritmica) e silenziosa dei saggi di orientamento scientifico-spirituale: non solo quelli riguardanti il legame tra i vivi e i morti, ma generalmente quelli di contenuto “rosicruciano”. Molto spesso, adepti che procedono nella navigazione dimenticano il principio sacro della comunione con i Defunti. Avviene allora che, solitamente nella fase notturna, incubi o un certo senso di terrore invadano l’anima. Sono i Defunti che legittimamente reclamano lo scambio di forze. Ovvero, occorre restituire al mondo dei cosiddetti morti pensieri terrestri purificati dall’eccessivo quantum di pensiero dialettico. Il miglior metodo è sempre il medesimo: immaginare la presenza del Defunto, o di piú Defunti, di fronte a noi, intento o intenti nell’ascolto della Parola della Scienza dello Spirito, che noi devotamente leggiamo loro, fornendo cibo aureo e adamantino di cui noi siamo solo il tramite. Se a ciò si unisce, alla conclusione della lettura, una Meditazione quale sintesi immaginativa delle rappresentazioni, alleviamo il tempo dell’arsura. L’adepto, di conseguenza, potrà sperimentare – in eventi decisivi che potrebbero anche non riguardare lui direttamente ma piú generalmente il karma della comunità di appartenenza, del popolo e della Nazione – un misterioso intervento sovrannaturale, mediato dalla sfera angelica. Quasi tutti gli esoteristi, anche e soprattutto i piú sperimentalmente validi, considerano secondaria tale vicenda; Massimo Scaligero, invece, ritiene centrale, nella Quinta Epoca di Civiltà, la Missione dello Spirito e dell’anima di popolo Nazione.
Sappiamo, dall’insegnamento di Rudolf Steiner, che l’incarnazione terrestre è un’occasione irripetibile per l’approfondimento del Mistero del Golgota. Estremizzando un pensiero-forza di Steiner, si potrebbe dire che la vita tra nascita e morte non abbia altro senso, nel quotidiano tentativo di equilibrare la unilaterale trascendenza luciferica e la sub-immanenza ahrimanica. Nel post-mortem, in tal senso, rien ne va plus, i giochi son fatti. Quel che si poteva al riguardo compiere, rimanda all’ultima incarnazione e non si può piú agire in tal senso. Si dà però il caso che il Novecento, quale conseguenza della fine del Kali Yuga e dell’Avvento di Michele (1879), sia stato un secolo in cui l’umanità è stata chiamata a prove ed esperienze in precedenza mai affrontate.
Occorre estrema tolleranza nel giudizio verso fatti storici o di cronaca quotidiana, poiché l’umanità, come vediamo, è da decenni totalmente disorientata. Decisive evoluzioni spirituali, aperture iniziatiche, sono state possibili, nel secolo passato, grazie al sacrificio di generazioni o personalità, o giovani vite: Rudolf Steiner svela, a piccole dosi, tale evento nei volumi de Il Mistero della morte (O.O. N° 159) e in Economia spirituale e reincarnazione (O.O. N° 109). Di conseguenza, il discepolo che coltivi con devozione la disciplina di Michele, per quanto modesta sia la sua funzione nell’economia spirituale generale, ad un certo punto del cammino, percepisce comunque come principale impegno morale la Restituzione delle forze alle Personalità o individualità sacrificatesi, per la sua evoluzione o per il Karma di popolo o della Comunità solare. Molte anime incarnate, le quali sono vissute a stretto contatto con seguaci della Via solare, hanno contributo all’evoluzione sposando sacrificalmente ideologie materialiste o ateiste. La connessione spirituale con i morti agisce massimamente proprio su queste anime che nell’ultima incarnazione hanno rifiutato la Rivelazione di Rudolf Steiner. Non vi è al riguardo, lo si deve ripetere, miglior metodo che quello della lettura di saggi scientifico-spirituali. Necessarie le Preghiere per i morti per gli anni corrispondenti al periodo di sonno complessivo vissuto dal Defunto. Le indicazioni di Steiner a tale riguardo vanno eseguite scrupolosamente. Il Dottore consiglia di pregare per le anime defunte tre volte al giorno con un ritmo prestabilito. Il lettore attento dovrà provvedere alla ricerca e allo studio.
Vi è, infine, un altro elemento molto importante che non va trascurato. Il Defunto, già dall’immediato post-mortem, inizia ad incontrare le anime di coloro che si vanno incarnando. Nel Novecento abbiamo iniziato a sperimentare un fenomeno prima sconosciuto e assolutamente irregolare nel divenire universale: varie patologie animiche di bambini. Le abnormi ondate di materialismo che hanno invaso la zona metafisica che i Defunti incontrano nel post-mortem hanno prodotto taluni irregolari effetti terrestri, tra cui questo.
Il Novecento è stato il secolo in cui l’ipercapitalismo macchinico ha invaso ogni zolla di terra universale, imponendo come regola generale, prassi quotidiana, «l’insensibilità umana per la meraviglia e la devozione riguardo a quanto intende manifestarsi dal Mondo Spirituale» e l’ostilità dogmatica nei confronti delle rivelazioni degli Angeli. Se ciò da un lato è stata una necessità storica, dall’altro ha totalmente despiritualizzato, ben piú del necessario, l’azione umana. Non si tratta o si è trattato di una tecnica volta alla semplice soddisfazione del profitto, ma di un ideale, per quanto capovolto, ossia del principio che «il bene è la felicità del maggior numero di uomini sulla terra». Ciò significa che si aggredisce alla radice la realtà spirituale secondo cui noi condividiamo praticamente con il regno dei Defunti una medesima prospettiva, e si finisce per rendere quasi inutile e ingombrante il fondamentale passaggio animico tra morte e nuova nascita.
Viceversa, leggere e meditare per i Defunti secondo la Parola di Michele, come si è rivelata sulla Terra mediante l’insegnamento di Rudolf Steiner, consente a chi è ancora incarnato nella sfera terrestre di compiere un’Azione morale di forte contrasto rispetto alla straripante ahrimanizzazione. Il Dottore considera questa operazione uno dei piú importanti servizi che si possano rendere allo Spirito del Tempo. Ciò richiede però, come già detto, molta cura ed attenzione. Il Defunto vive negli istinti che si manifestano nel nostro sistema sanguigno e nervoso. La forza che vive nel “regno dei morti” si concretizza sulla Terra come istinto puro o indistinto sentimento, dunque piú si purifica la passionalità, piú è trasparente e sottile il messaggio del Defunto. Il discepolo si può al riguardo preparare con pensieri e tecniche che consiglia Massimo Scaligero nel Manuale pratico di Meditazione e in Tecniche di Concentrazione interiore.
Rudolf Steiner è solito donare un soggetto di meditazione, nella sua contemplazione del “Regno dei morti” da varie prospettive spirituali. Nella conferenza Commemorare i defunti del 10 febbraio 1918 (O.O. N° 182), lascia, ad esempio, questo: «È molto diverso se un’anima varca la soglia della morte relativamente in giovane età, oppure in età avanzata. Quando muoiono dei bambini, il segreto della nostra ulteriore convivenza con loro potremmo esprimerlo cosí: da un punto di vista spirituale, non perdiamo questi bambini. Essi restano spiritualmente presenti. Bambini che muoiono precocemente restano sempre spiritualmente vicini. …I bambini che ci muoiono prematuramente, non sono perduti per noi: noi non li perdiamo, essi rimangono spiritualmente sempre presenti. Per gli anziani si può dire il contrario: essi non ci perdono. I bambini, noi non li perdiamo, e gli anziani non perdono noi. …Per commemorare un bambino, l’elemento individuale non si potrà molto applicare al rito; anche senza questo elemento individuale, egli continua a vivere in noi, e rimane presso di noi. Perciò, per il bambino, è bene che la commemorazione non si limiti all’elemento individuale, ma si volga piuttosto all’universale, in modo ch’essa offra al bambino che vive con noi qualcosa di universale».
Ivan Stadera