Quante volte abbiamo detto a noi stessi, o abbiamo espresso agli altri, una di queste affermazioni: «Io sono fatto cosí…». Ognuno, per autodifesa e poca autocoscienza, cerca di far spiccare la propria virtú. Seguono le mie affermazioni riguardo alle tante qualità che mi riconosco.
Io so amare – io non sono un invidioso – io non sono un egoista – io non bramo – io non sono affatto cattivo – io sono onesto – io sono calmo – io sono generoso – io rispetto – io non sono un violento – io sono un giusto – io penso proprio di essere piuttosto intelligente – io sono anche piuttosto umile – io sono anche un po’ artista – io penso di racchiudere anche altre qualità che ora non espongo…
Quanto detto merita attenta meditazione, e dopo aver ben meditato, e lavorando a ritroso, ho tratto infine le mie conclusioni.
Io non so quali altre qualità possa avere – io sarò anche un po’ artista ma non l’ho ancora dimostrato, perché l’arte non è certo manierismo di scuola, seppure a connotazione spirituale – io non sono umile, perché la vera umiltà è molto difficile, è una caratteristica di veri asceti, di santi, di eroi, e invece spesso per me è sottile finzione, o auto-imposizione – io non sono intelligente: la vera intelligenza è sapienza, perciò la mia è solo ricerca di conoscenza: spesso mi vanto di aver capito, ma poi il destino mi presenta il contrario, e allora mi accorgo che la vera conoscenza è percezione assoluta della realtà – io non sono un giusto, perché i giusti sono equilibrati nelle empatie e perciò vedono le verità che ognuno porta e trasmettono altrettanto pathos indistintamente a tutti, senza distinzioni sociali, di fede o di credo – io sono un violento, perché fino a quando in me vivranno passioni, se pur nobili, ma che contrastano e sovrastano prepotentemente l’altro, l’amore per la verità non avrà trionfo – io non rispetto, perché dovrei riuscire a lasciare completamente libero l’altro, percorrendo cosí la strada che conduce alla mia personale Libertà – io non sono per nulla generoso, perché la mia generosità spesso si manifesta in vanità dimostrativa, mentre dovrei dare senza pretendere nemmeno un minuscolo plauso – io non sono affatto calmo, perché reprimere la collera vuol dire che essa già mi ha invaso, mentre per essere veramente calmo dovrei divenire imperturbabile, non certo freddo e distaccato, bensí dovrei accettare l’altro in tutte le sue manifestazioni, consapevole che solo con l’assenza di contrasto si scioglierà il suo nodo – io non sono onesto, perché spesso ho omesso la verità, fosse anche per paura, fattore che so bene quanto renda immobili nel sano progredire, mentre se non riesco a perpetuare l’amore per la verità anche nelle tempeste, prima o poi potrei tradire – io a volte sono stato cattivo, di una cattiveria non perversa e palese, ma di quella intrisa di calcolo e magari condita di buonismo – io bramo, perché la brama è la manifestazione tra le piú difficili da vincere, e quando credo di averla vinta mi rendo conto che sto bramando anche i valori, persino quello Spirituale che cerco di possedere invece di accoglierlo autenticamente – io sono un egoista, perché la mia generosità deve scaturire da un’autentica conquista, e il volere persino il Divino tutto per me può portarmi verso il baratro senza ritorno – io sono invidioso, perché desidero a volte una qualità dell’altro, una sua virtú, e questo è uno tra i peggiori tranelli, perché la virtú devo conquistarla con i miei mezzi, trasformando il mio personale destino – e infine, considerato tutto questo, io non so ancora autenticamente Amare!
Marco Mazzeo