Questo è il tempo del vento piú crudele,
il blizzard che tormenta il Polo Sud
Laggiú è inverno, qui la piena estate.
Sulla banchisa i piccoli pinguini
di pochi mesi, nati a primavera –
il nostro autunno – sfidano la furia
che ha pungoli di ghiaccio. Ma non basta
l’ostinata difesa a sopravvivere
in tanta naturale ostilità.
Li stroncherebbe tutti la buriana,
fanno perciò barriera, disponendosi
intorno agli indifesi, i loro padri,
e i fratelli di questi, i nonni, i maschi
del popolo che un tempo rinunciò
a volare per vivere a contatto
con la terra, e godere il sortilegio
della forza che emana dal suo grembo.
Ed ora, a quella forza si ritemprano
e danzano in serrati girotondi,
alternando le file in modo che
prendano il soffio solo ad intervalli,
e i cuccioli si salvino al riparo
dei loro corpi, fonte di calore.
Intanto che le ole protettive
ruotano e si avvicendano, le madri
sono fuori nell’acqua, sotto il pack
che si squarcia in fessure, rivelando
oltre al dono del cibo, la gualdana
delle orche assassine e dei plantigradi.
Coscienti che la vita ha un caro prezzo,
le femmine lo pagano, sapendo
che la danza continua se i compagni
si nutrono del cibo che esse portano.
Imparassero gli uomini a imitare
i pinguini del polo, e si stringessero
in cerchi mulinanti intorno al dono
della vita, famiglie, clan e popoli.
Ché il vento forte alita il suo gelo
sui fiori delle nostre primavere.
Solo danzando mano nella mano,
oltre i lupi in agguato e le chimere,
salveremo i valori dell’umano.
Fulvio Di Lieto