I Monti Prenestini
formano un belvedere che domina a nord la valle dell’Aniene. Dai poggi
e crinali sono visibili i Monti Tiburtini e verso ponente lo sguardo arriva
a scorgere la Città Eterna nella luce dorata che normalmente l’avvolge.
Dopo Palestrina,
la Via Prenestina s’inerpica tra uliveti e boschi di roverelle e castagni,
macchie di ornielli e lecci, una vegetazione che dirada man mano che il
percorso conquista l’altezza. Oltrepassata Capranica, la strada incide
uno scenario di rocce calcaree confortate da scarse erbe spontanee e cespugli,
fino a Guadagnolo, dove il massiccio formato bonsai svetta nella cima del
monte omonimo, a 1.218 metri. Il borgo si fregia del primato di comune
piú alto del Lazio.
Il Maestro non arrivava
mai in paese. Si fermava prima dell’abitato, dove la tortuosa carrabile
si distendeva lungo un pianoro spazioso aperto al cielo. Qui lasciava i
discepoli che lo accompagnavano e prendeva uno dei tanti sentieri verso
la solitudine della montagna. Camminava per ore fino al luogo da lui scelto
per praticare l’esercizio della percezione pura. Ogni volta, un posto diverso.
Quali esperienze vivesse nel corso di quei trekking verso una dimensione
“oltre” rimaneva un segreto anche per chi gli aveva fatto da scorta e da
autista. Si limitava a riferire di piante rare che aveva incontrato per
via, di animali selvatici avvistati, di cristalli raccolti, di aquile che
si alzavano da picchi isolati librandosi nel vuoto. Soltanto
una volta raccontò di un incontro straordinario, tornando da una
di quelle solitarie passeggiate. Mentre sostava in meditazione appoggiato
a una roccia si era visto affrontare da un omino alto una trentina di centimetri
che lo guardava indispettito. A chiari gesti, quello che pareva uno gnomo
faceva notare all’intruso che stava bloccando l’accesso alla sua dimora
sotterranea, ed energicamente lo invitava a spostarsi. Massimo si era fatto
da parte liberando l’apertura, e l’omino vi si era prontamente infilato,
sempre gesticolando in modo vivace per dimostrare all’estraneo quanto quell’invasione
territoriale lo avesse infastidito. Da allora il Maestro si preoccupò
di scegliere bene il luogo dove fermarsi, per evitare altri sgarbi diplomatici
con gli esseri elementari abitatori di quella regione ancora incontaminata.
Fotografie: il Maestro al Guadagnolo
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